Roma, 25 novembre 2022 – I giocatori dell’Iran hanno nomi sconosciuti ai più, ma a calcio ci sanno giocare e volevano dimostrarlo contro il Galles, che hanno battuto 2-0 e, praticamente, eliminato.
Volevano dimostrarlo perché fino ad oggi tutti parlavano di loro non per le doti sportive, ma solo perché nella prima partita erano stati coraggiosamente zitti durante l’inno nazionale.
Che invece oggi hanno cantato, seppur con le bocche semichiuse.
Alla protesta, intanto, ci pensavano i loro tifosi sugli spalti, specie oggi, nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Che sono le più vessate dal regime.
Ma loro, i calciatori dell’Iran, erano venuti in Qatar soprattutto per giocare a calcio e far parlare delle loro doti tecniche, atletiche, sportive, più che per cose giuste, ma extra campo.
I calciatori dell’Iran avevano voglia di dimostrare al mondo che sono bravi e ci sono riusciti, grazie ad una partita intelligente, che hanno vinto nel recupero con le reti di Cheshmi e Rezaeian.
Nomi sconosciuti ai più, scrivevamo, ma tremendamente efficaci contro i britannici, ai quali, insieme ai compagni, hanno dato una vera lezione di calcio.
In perfetta sintonia con il messaggio che stanno dando questi Mondiali che si giocano in terra araba e che stanno dimostrando che quelle nazionali che una volta erano considerate deboli sono molto cresciute.
Come le asiatiche, ad esempio, che sono diventate temibili anche per grandi squadre come l’Argentina (sconfitta dall’Arabia Saudita) e la Germania (battuta dal Giappone) e una nazionale come il Galles.
Che però, a differenza delle precedenti due, è più famoso per la sua nazionale di rugby che per quella di calcio.
I padroni di casa del Qatar, invece, hanno fallito l’appuntamento con la storia, visto che hanno perso anche contro il Senegal (3-1) e sono stati i primi eliminati del torneo.
Ma forse non poteva essere diversamente, perché dopo averli visti all’opera non riusciamo ancora a capire come abbiano a diventare campioni d’Asia. Misteri del calcio …
Alle altre asiatiche, invece, vanno i nostri complimenti.
Sarà il caso che europei e sudamericani, che si considerano superiori nel football, comincino a mettere da parte un po’ di spocchia e di pregiudizi.
Anche perché tanti dei calciatori che giocano nelle nazionali asiatiche o africane sono protagonisti da molti anni sui campi dei migliori campionati europei.
E, come abbiamo visto, con quello che hanno imparato da noi, abbinato all’orgoglio, alla grinta, alla determinazione e alla fame di vittoria che hanno, poi ci mettono poco a far fare brutte figure alle grandi tradizionali del calcio mondiale.