Calcio

Poco da stare Allegri, Juve cambia

Poco da stare Allegri, Juve cambia

Roma, 23 febbraio 2019 – Al primo impatto con il calcio di livello, la Juve si scioglie.
Una squadra che soffre a venire a capo dei fanalini di coda del campionato italiano, come può, infatti, affermarsi nel calcio di alto profilo europeo come quello spagnolo, francese, tedesco ed inglese?
Impossibile, neanche se la fortuna ti dà una mano e se hai Rolando dalla tua parte.
La Juve ha un potenziale tecnico che al mondo non ha nessuna altra squadra. Nelle sue fila si alternano i più grandi campioni in circolazione, tutti nazionali nei paese di provenienza, (ivi l’Italia) capeggiati da fuoriclasse del calibro di Ronaldo e Dybala.
Si tratta non di singoli campioni ma di una rosa sensazionale in grado di mettere giù due squadre internazionali che si affermerebbero ciascuna in qualsiasi paese.
Quelli che per l’età ancora non sono diventate star sono il meglio dei nuovi talenti in circolazione. Chi è che può annoverare nelle sue file giocatori per fare due
formazioni di eccellenza internazionale? Capeggiati da fuoriclasse del calibro di Ronaldo e Dybala o personaggi che a Torino fanno le riserve delle riserve, per esempio gli azzurri Leonardo Spinazzola, Moise Kean o Mattia Perin?
Elenchiamoli per precisione documentata, dunque tutti.
PORTIERI Perin, Szczesny,
DIFENSORI Alex Sandro,Barzagli, Bonucci Joao Cancelo, Chiellini, De
Sciglio, Rugani Spinazzola;
CENTROCAMPISTI Bentancur, Bernardeschi , Emre Can, Cuadrado Douglas
Costa, Khedira , Matuidi, Pjanic
ATTACCANTI Dybala, Moise Kean, Mario Mandzukic , Cristiano Ronaldo.
Si tratta di 22 giocatori (due squadre complete), tutti nazionali assoluti. Solo Moise Kean non ha ancora indossato la maglia azzurra assoluta, Ma lui – italiano nato a Vercelli, 19 anni fra una settimana – è comunque azzurrino leader della Nazionale U19 medaglia d’argento agli ultimi Campionati Europei. È un prodotto del vivaio
bianconero.
Eppure questo super squadrone ha appena fatto una pessima impressione a Madrid.
È stato detto e ripetuto soprattutto su queste pagine che la Juve non ha gioco. Pratica un calcio stantio, noioso, lontano eoni da quello ormai praticato sia da tante “piccole” che dalle “grandi”. Laddove il possesso palla viene utilizzato, nello spazio breve, per rapidamente innescare verticalizzazioni.
Al contrario la Juventus mira ad addormentare la partita con manovre sempre orizzontali. Il suo scopo tattico-tecnico è portarsi a ridosso dell’aree di rigore avversaria per tentare di andare a rete con un assolo di un suo fenomeno , oppure sfruttando i calci da fermo (rigori , corrner, punizioni dal limite tirati da Dybala, Pjanic o lo
stesso Ronaldo..)
Un clichè standardizzato, vincente in Italia, ma in Euiropa destinato regolarmente a fallire non appena si incontra una squadra di rango.
Allora i fuoriclasse fanno cilecca.
Alla Juve , insomma, continua a mancare un gioco decente.
Le formazioni predisposte da Allegri seguono sempre il copione difensivo rinunciando a giocatori con caratteristiche più universali e creativi, pur avendo ili nella rosa.
La norma di Allegri, il compitino, è sempre lo stessa: prima difendersi con la fisicità dei lunghi ( Chiellini, Barzagli, Bonucci, Rugani); poi la rete arriverà prima o dopo. Intanto facciamo insulso e sterile “possesso palla”….
Un esempio recentissimo. Con l’avvento dell’esterno difensivo Calcedo – un vero fenomeno offensivo – sembrava che finalmente Allegri avesse svoltato, utilizzando un terzino di fascia più abile ad offendere che a difendere.
E così è andata in campionato. Poi, appropinquandosi la fase decisiva della Champions, ecco sistemare un panchina Calcedo.
Allegri ha optato, dopo lunga titubanza, per Di Sciglio, e la Juve ha rinunziato alla sua migliore arma di ribaltamento offensivo. Ne è risultata la solita noiosa solfa di una squadra che si è assicurata il possesso palla per due terzi della contesa senza, però, mai impegnare seriamente il portiere avversario.
Dal canto suo, l’Atletico, grazie al pressing offensivo , riusciva sempre a strappare via il pallone ai bianconeri ed a presentarsi
spesso e volentieri al cospetto realizzando due reti, colpendo pali e traverse, segnando gol poi annullati da un ottimo Var, mancando clamorose occasioni da rete.
Per tutti gli sportivi italiani uno spettacolo deprimenti, le cui responsabilità non possono essere addossate ai singoli giocatori messi in campo.
Che la Juve giochi un calcio da belle epoque è sotto gli occhi di tutti.. I supercritici e commentatori televisivi se ne sono accorti solo a Madrid. Scoprendo l’acqua calda : la Juve vince solo in Italia
dove a ruota della economia, le squadre italiane vanno ormai in campo affidandosi più che alle qualità dei giocatori disponibili alle trovate tattiche di alcuni tecnici illuminati (ma sottostimati) che con i resti a disposizione in campo riescono a fare miracoli . Ci si
ferisce a i vari Gasperini ( la bella Atalanta è in crisi perché ha giocatori contatissimi), Pioli, Ancelotti, Inzaghi nonche ad altri volti nuovi interessanti , in giro per la provincia a far miracoli.
Miracoli che la superata e depauperata Roma americana di Di Francesco riesce talvolta ancora a fare grazie, in varie occasioni, a colpi di fortuna.
Sempre in relazione alla Capitale , esemplare , in questo senso la sintomatica recente vicenda della Lazio.
Se la Juventus dispone di 22 Internazionali su 22 giocatori della rosa. Gli internazionali della Lazio si contano sul palmo della mano.
La Lazio sta affrontando gli ultimi impegni in campionato ed Europa League con una squadra da Scapoli ed Ammogliati a causa di qualche normale indisponibilità.
Per due terzi illustri sconosciuti che Inzaghi ha provato ad assemblare alla meno peggio, ma che,prima o poi. finiscono prima per capitolare innanzi alla prima formazione straniera di fascia europeo media, come il Siviglia.
Potesse disporre di paio di giocatori che alla Juve non vanno neanche in panchina ed il destino della Lazio sarebbe senz’altro diverso. Storie del calcio italiano, dei Lotito, degli staff medici a buon mercato.
A proposito , la fase in corso di questi due coppe europee sta mettendo in luce qualcosa di veramente significativo:l’enorme divario esistente nel continente fra la Champions e l’Europa League
La Tv ci sta permettendo di seguire gli scontri degli ottavi delle due competizioni.
La Champions è una competizione , interessante, combattuta, spettacolare anche dal punto di vista agonistico, pure se fioccano gli 0-0. L’Europa League è, contraddistinta da un dislivello tecnico troppo inferiore: decisamente segnale di un preoccupante gap
economico fra i paesi di Serie A e di serie B. L’Italia è stata sempre nella serie maggiore, ma le vicende politico-economiche ci stanno condannando inesorabilmente alla Fascia inferiore..
La Juve-Fiat ci manteneva a galla, ma qualcosa non sta funzionando.
Tanto è vero che il “grande “ Marotta è scappato alla corte cinese dell’Inter. A proposito per lui il problema del caso Spalletti, altro allenatore ( toscano anche lui) non al passo con i termpi. Le vittore
formazioni come l’Austria di Vienna lascia il tempo che trova Il calcio bello e spettacolare è sempre di più prerogativa di pochi.
L’Italia sta tentando di recuperare il terreno perso in questo senso, ma il percorso è reso più difficile perché la sua punta di diamante,
la Juventus, si trova in panne e non può far da traino né agli altri club, né alla Nazionale..
Al proposito, una ultima considerazione doverosa che è un interrogativo.
Nella mente di Allegri è nato prima il non gioco della Juventus – privo di pressing ed verticalizzazioni, brevi (non i lanci “lungi” di
Bonucci ) – o la Ronaldizzazion totale dell’equipe associata al rientro di Bonucci regista della difesa bella epoque?
Dopo Madrid in Tv è, stato tutto un coro anti-Allegri da parte di critici e commentatori che vanno per la maggiore. Una contestazione tardiva che mal si attaglia a chi in realtà è stato connivente con le idee calcistiche di Allegri e che le ha sempre appoggiate perché la
Juve in ogni caso vinceva (in Italia…).
Un plagio che ha comportato il grave ritardo evolutivo del calcio italiano che si sostanza per esempio, nelle vicende, di Roma ed Inter, Tutte fornite di campioni (un po’ meno la Roma) ma entrambe senza gioco.
Tornato al quesito juventino – È nato prima l’uovo o la gallina?- È presto detto: Ronaldo non è stato altro che il ricorso ad un Huguain, più bravo la nuova ciliegina sulla torta del non gioco tatticamente
prescelto secondo la logica: l’importante è vincere,non il gioco. Questo assunto è già da tempo che non funziona più. Occorre cambiare rotta.
C’è tempo. Siamo ancora a febbraio.
Con la rosa attuale di giocatori non v’è traguardo che la Juve non possa raggiungere. Basta cambiare (bene) allenatore. Diego Simeone è giunto all’Atletico Madrid da Catania come un Carneade qualsiasi.
Personaggi di questo calibro ce ne sono diversi in giro. Non c’è neanche bisogno di andare troppo lontano.
Nel frattempo il buon Allegri finisca il suo compitino. Il gioco non lo potrà inventare. Rivedremo sicuramente Calcedo sulla fascia destra. Chissà! La palla è rotonda e Ronaldo indossa la maglia bianconera!
Il 12 marzo tutta l’Italia sportiva farà il tifo per la Juve, anche l’Interista Salvini, ne siamo certi: il Paese ha bisogno assolute di notizie positive per tirarsi su, sia anche il calcio, sport nazionale.
Non si conti,però, nella collaborazione dell’Atletico! L’ex giocatore della Lazio Simeone , non farà le barricate. Sarà sicuramente prudente e limiterà l’iniziativa juventina con il
pressing. Una volta recuperato il possesso i suoi Diego Costa, Murata e soci sanno bene come mettere in crisi la lenta difesa bianconera.
Comunque una cosa è certa. Allegri può essere giustamente criticato sulle questioni tecnico-tattiche di sua pertinenza. Il suo terreno migliore è la capacità di gestire tanti galli in un pollaio nonché di sublimarli agonisticamente .
E’ sul piano delle motivazioni – unitamente al magico sostegno del
proprio pubblico – che le sorti di questo ottavo di finale di
Champions si possono ancora riaprire.

Giacomo Mazzocchi

Giacomo Mazzocchi, giornalista professionista, è stato capo redattore di TuttoSport, capo della redazione sportiva di Telemontecarlo, direttore della comunicazione della Federazione Mondiale di Atletica Leggera e direttore della comunicazione della Federazione Italiana Rugby. Vanta una vasta esperienza suddivisa fra giornalismo scritto e video con direzione e gestione di giornali, pubblicazioni, redazioni televisive, telecronache, conduzioni e partecipazione televisive. Cura l'organizzazione e produzione tv di eventi e uffici stampa
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