Roma, 5 giugno – Il calcio è un gioco collettivo, nel quale la squadra e le tattiche degli allenatori contano tantissimo. Ma è anche un gioco in cui la destrezza individuale del campione fa spesso la differenza e se il campione in questione è “la Pulce” (Messi) o “l’Apache” (Tevez) quasi sempre la partita è indirizzata da una delle loro giocate.
Barcellona-Juventus sarà anche (e soprattutto) Messi contro Tevez, un duello tutto sudamericano che terrà incollati alla tv tantissimi loro tifosi argentini. Ci sarà chi terrà per l’uno e chi per l’altro, ma comunque vada per il Paese del tango sarà un successo. Sia se vincerà il vecchio “Apache”, guerriero di mille battaglie prima in patria con il Boca Juniors (la squadra più seguita e calda del Paese) e poi in Europa, a Manchester (United e City) e, soprattutto, nella Juventus; sia se trionferà la giovane “Pulce”, che lasciò l’Argentina quando era ancora in età adolescenziale per andare a crescere nella cantera del Barcellona e poi affermarsi a livello mondiale in prima squadra.
Anche i soprannomi con cui li abbiamo indicati nascono dai diversi contesti di vita nei quali sono cresciuti.
Tevez è un figlio del “barrio”, abbandonato dalla madre naturale a soli tre mesi. A dieci mesi gli cadde sul viso un bollitore con l’acqua calda e le ustioni vennero aggravate dalla coperta di nylon con cui venne avvolto per essere portato in ospedale. La terapia intensiva durò due mesi e di quell’incidente domestico porta ancora i segni. Cresciuto con gli zii materni Adriana Martínez e Segundo Tévez al primo piano della Torre 1 a Fuerte Apache (da qui il soprannome), a pochi metri dal temuto Nudo 14, a cinque anni perde anche il padre (Carlos), da cui non era mai stato riconosciuto, ucciso nel corso di una sparatoria con 23 colpi d’arma da fuoco. Nell’estate del 1989 viene notato da un osservatore del Club Atlético All Boys venuto a Fuerte Apache alla ricerca di nuovi talenti e a quindici anni è ufficialmente adottato da Segundo Tévez, prendendone il cognome, per ottenere un nuovo cartellino e passare al Boca Juniors, dove inizia la sua splendida carriera.
Anche Messi ha origini umili. Nato a Rosario il 24 giugno 1987, la mamma faceva la donna delle pulizie, il papà era operaio di un’acciaieria e aveva lontane origini italiane, visto che il suo bisnonno era emigrato in Argentina da Recanati, nelle Marche. Soprannominato la “pulga” (pulce) per la sua statura, ha vinto ventitre titoli con il Barcellona e tra squadre di club, Nazionale maggiore e Nazionali giovanili (inclusa anche l’Argentina olimpica) ha giocato 633 partite segnando 484 reti, per una media di 0,76 gol a partita. Per molti, noi compresi, è il nuovo Maradona e un campione a livello dei più grandi del calcio di sempre, insieme al succitato “pibe de oro”, a Pelé e Cruijff. È il calciatore che è andato a segno per il maggior numero di partite consecutive (19) in un campionato professionistico europeo e detiene anche il record assoluto di marcature in una stagione tra club e Nazionale (82 nel 2011-2012) e in un anno solare (91 nel 2012), avendo superato i primati che spettavano rispettivamente a Pelé (75 nel 1958) e Gerd Müller (85 nel 1972). Con uno stipendio da 65 milioni al 2015 è il calciatore più pagato del mondo.
Messi e Tevez, due argentini a confronto nella finale più ambita d’Europa.
A voi la palla.
Siamo pronti ad ammirarvi.