Riflessioni Lazio. Vorrei, ma…..non voglio!

Tra crescita mancata ed occasioni sprecate.

Roma,  28 novembre – Qualche giorno fa ci siamo espressi sulla situazione generale della S.S.Lazio calcio, prendendo spunto dalla pesante sconfitta subita ad opera della Juventus.

Abbiamo accennato, secondo il nostro modestissimo avviso, al fatto che i biancocelesti “devono” rimanere in una sorta di limbo che non consenta loro di tentare un salto di qualità.

Mi sembra ovvio che tutto ciò non dipenda da una volontà popolare bensì da comportamenti  e programmazioni della presidenza.

Sgombriamo subito il campo da qualsiasi equivoco e cioè che il sig. Lotito è perfettamente legittimato a comportarsi come meglio crede ed è giusto che amministri la società con la dovuta attenzione, senza per questo mandarla in difficoltà economica. Quello che ci preme sottolineare è che dal punto di vista “tecnico” la Lazio ha sprecato una miriade di occasioni per consolidare un suo spessore sia in campo nazionale che internazionale.

Sempre partendo dall’anno 2007, spartiacque doveroso dopo l’inizio della gestione Lotito nell’anno 2004, la Lazio conseguì un miracoloso terzo posto approfittando dell’assenza dal campionato di serie A di formazioni come Juve, Napoli e Genoa in serie B per vicende extra-calcistiche. Ebbene cosa si è fatto per mantenere se non aumentare il solco già tracciato?

Ad agosto del 2009, onestamente con  parecchia fortuna, i capitolini vinsero la Supercoppa Italiana battendo l’Inter di Mourinho a Pechino, ma invece di rafforzare la squadra per consentirle di essere competitiva anche in Europa, la si indebolì rinunciando a due pedine fondamentali come Pandev e Ledesma.

Negli anni della conduzione tecnica di Edy Reja, per un motivo o per l’altro, la Lazio ha sempre fallito la qualificazione alla Champions, che avrebbe consentito prebende di un certo valore, con un comune denominatore: il mancato rafforzamento della squadra nelle varie sessioni di calcio mercato.

Altro giro, altra corsa quando nel gennaio 2013 i biancocelesti, sotto la guida di mister Petkovic, si trovarono secondi a due punti dalla Juve capolista. Anche in tal caso non fu preso in esame nessun tipo di rinforzo e la squadra, complice anche una serie di gravi infortuni, conseguì un mediocre settimo posto, mitigato poi dalla vittoria in Coppa Italia sui cugini giallorossi.

Ci si aspettava qualcosa di concreto nel mercato estivo, invece buio pesto, se non qualche giovanotto di belle speranze, ma totalmente inadeguato ai palcoscenici nostrani.

Qualcuno ha più volte obiettato che c’era dell’ingratitudine verso il presidente Lotito per tutto quello che comunque era riuscito a fare, tenendo comunque la società su una buona linea di galleggiamento. Il problema è che al netto dei suoi sprezzanti atteggiamenti,  mai incentrati verso il conseguimento di  un rapporto decente con tifoseria e mezzi di comunicazione, non c’è mai stato un “progetto tecnico”, che proprio per limitate possibilità economico-finanziarie doveva essere effettuato.

Mi riferisco ad investimenti bizzarri come Barreto, Alfaro, Carrizo costati una barca di dollari quando una parte, se non tutti, potevano essere riversati verso una vera attività di scouting al momento completamente assente. Mi vengono in mente società come il Borussia Dortmund o l’Atletico Madrid, pressoché fallite qualche anno fa, ma che in virtù di mirate programmazioni,  hanno saputo conquistarsi spazi inimmaginabili in campo europeo.

Nessuno ha mai intimato al sig. Lotito di spendere risorse che non ha, modello Manchester City o Paris S.G., ma di copiare entità sopra citate si!

Giocatori come Gundogan, Blaszczykowski, Piszczek o Arda Turan, Godin, Miranda presi con poche risorse, se non addirittura coltivati dal vivaio,  unitamente ad una guida tecnica “mirata”, tipo Simeone o Klopp, avrebbero potuto contribuire ad imboccare un certo percorso. A tutto questo aggiungiamoci la completa “cecità” dell’aspetto commerciale, del brand come dicono quelli bravi che sotto certi aspetti è forse la cosa  più inquietante per una società come la Lazio.

Tornando all’episodio di Pechino nell’agosto del 2009, avete mai pensato che al momento della premiazione chi alzava la Supercoppa Italiana aveva una maglia a tinta unita e non a strisce verticali?

Quella maglia in quel giorno speciale aveva il marchio del Colosseo ed una scritta in cinese e fu vista da più di due miliardi di spettatori in tutto il mondo! È stata cavalcata la tigre? Si è mai pensato di penetrare un mercato “vergine” come quello orientale, dopo la discreta semina sul finire degli anni ’90 fatta in Giappone dall’allora presidente Cragnotti?

E per finire vi sembra possibile che la Lazio ha la fortuna di avere in organico un Campione del Mondo, per di più recordman assoluto dei tornei mondiali, come Klose e non lo si veicoli per attirare “risorse” sfruttandone l’appartenenza?

Cari  lettori inevitabilmente torniamo al titolo: vorrei ma ….. non voglio!

 

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