Roma, 6 giugno – “Sarti, Burgnich, Facchetti…”. Alzi la mano quale appassionato di calcio oggi ultra-quarantenne non ha mai sentito questo ritornello almeno una volta nella vita.
Era l’inizio della formazione della Grande Inter di Helenio Herrera e papà Moratti, capace di vincere tutto in Italia e in Europa. Sarti, il portiere di quella squadra, ci ha lasciato ieri all’età di 83 anni nella sua Firenze e il suo nome è rimasto nell’immaginario collettivo dei tifosi proprio perché era l’inizio della filastrocca con cui i telecronisti dell’epoca citavano la formazione della Grande Inter e della nazionale italiana.
Facile ricordarlo anche perché quello era il calcio dei numeri fissi dall’1 all’11 e delle rose ristrette, nel quale giocavano sempre gli stessi, specie se fortissimi, come erano i giocatori di quella squadra che fu considerata imbattibile per molto tempo.
Nato nel 1933, Sarti aveva esordito in A con la maglia della Fiorentina, con la quale, dal 1954 al 1963, ha vinto uno scudetto, una coppa Grasshoppers, una Coppa Italia e una Coppa delle Coppe.
Passato alla Grande Inter qui si era affermato definitivamente e aveva conquistato due scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali.
Ma, stranamente, di lui ricordiamo soprattutto una parata legata ad una sconfitta, più che ad una vittoria. Quella, incredibile, che compì nella finale di Coppa dei Campioni persa contro gli scozzesi del Celtic Glasgow su Wallace. Un gesto tecnico nel quale c’è tutta la sua forza di grande portiere.
Noi l’abbiamo rivista su youtube dopo che i nostri colleghi, all’epoca presente, ce ne avevano parlato. Andate a riguardarla anche voi, ne vale la pena.
Ecco, il nostro ricordo di Sarti è questo. Quello di un portiere avanti rispetto ai tempi in cui giocò e al calcio che lo vide grandissimo protagonista tra quelli che erano considerati i più grandi d’Italia di quel periodo.