Scarnecchia: “Napoli-Milan? Da tripla”

Il doppio ex delle due squadre, ormai chef affermato, ci dice la sua sul big-match di domenica sera.

Come si vede nella foto oggi Roberto Scarnecchia veste la maglia dello chef.

Ma negli anni ’70 e ’80 è stato un grande calciatore della nostra Serie A. Alla quale era arrivato con la Roma, la squadra della sua città e nella quale era cresciuto, fino a diventare il pupillo di Falçao.

Poi ha vissuto anche un’esperienza al Napoli nella stagione 1982-83 e una al Milan nel 1984-85.

Dunque è un doppio ex dello scontro al vertice di domenica sera al “Maradona”, valido come posticipo della 28ma giornata di campionato.

Proprio per parlare di Napoli-Milan (e per gustarci la sua famosa carbonara) lo abbiamo incontrato nella sua “Trattoria della Stampa”, a Roma, dietro a Fontana di Trevi, in Via dei Maroniti.

E tra una forchettata e l’altra e tanti ricordi piacevoli del calcio dei tempi in cui il campionato italiano era considerato “il più bello del mondo”, è venuta fuori questa intervista.

Che comincia, ovviamente, con il suo pronostico di doppio ex delle due squadre:

“Onestamente è una partita da tripla perché abbiamo visto che in questo campionato le sfide al vertice non hanno mai avuto un risultato scontato né una favorita.

Quest’anno il campionato si è livellato e secondo me verso l’alto. Perché anche le squadre di media classifica stanno facendo una stagione importante. Penso alla Fiorentina, al Torino, al Verona.

E questo è il grande segreto che rende bello il torneo di quest’anno. Dove c’è molto equilibrio.

L’andamento del campionato dimostra che squadre che l’anno scorso non erano competitive quest’anno lo sono diventate. Così le grandi fanno fatica contro le medio-piccole.

Quando c’è molto equilibrio tanti pensano che il campionato si è livellato verso il basso. Invece secondo me è il contrario. Sono le squadre più deboli ad essere diventate più forti”.

Torniamo a Napoli-Milan. Perché dici che è una partita da tripla?

“Perché arrivano al confronto diretto entrambe in una buona condizione, dunque mi pare che anche tra loro c’è molto equilibrio.

Magari potrebbe finire con un pareggio. Che forse è il risultato più ipotizzabile”.

E per lo scudetto chi vedi favorita?

“Alla lunga credo che se lo contenderanno quattro squadre, Juventus compresa. Perché  con il pari che dà un punto e la vittoria che ne dà tre è facile riprendere chi sta davanti.

Vedi che si è rimessa in corso anche la Juve. Se invece il pareggio in trasferta desse due punti allora sarebbe più difficile riprendere chi ti precede”.

A Napoli sei arrivato prima di Maradona, dopo aver lasciato la Roma proprio nell’autunno del campionato in cui, poi, avrebbe vinto lo scudetto. Da Milano te ne sei andato prima che dell’arrivo di Sacchi. Questione di tempi. Cosa ti è rimasto dentro delle tue esperienze?

“Beh, Roma è la mia città, la Roma è la mia squadra e mi sono sempre pentito di essermene andato proprio quando stava per vincere lo scudetto.

Ma ero giovane e avevo voglia di giocare. A Roma, nel mio ruolo, c’erano Bruno Conti, Chierico, Iorio e mi sentivo un po’ chiuso. Così preferii andare al Napoli.

Lì ho vissuto un’esperienza fantastica, perché Napoli è molto simile a Roma e non ho avuto grandi problemi di ambientamento. Abitavo a Posillipo, un posto fantastico e a Napoli ho davvero vissuto molto bene.

La squadra era forte. C’era un campione come il mitico Ruud Krol. Un difensore con i piedi da grande centrocampista e un lancio meraviglioso. Con lui parlavo in inglese, perché l’italiano lo aveva imparato così così.

Poi c’erano Ferrario, Bruscolotti, Pellegrini, Diaz, Castellini, Vinazzani. Criscimanni.

Ma nonostante questi giocatori così forti il Napoli ebbe un brutto avvio di campionato e per questo dovette lottare per non retrocedere.

A mister Giacomini subentrò Pesaola e alla fine ci salvammo con tranquillità. In largo anticipo.

Il Milan e Milano sono un pezzo di cuore. Milano è la mia seconda città. Ci ho vissuto quasi trent’anni, lì sono nati i miei quattro figli, lì ho avuto ristoranti e penso di tornare ad aprirne uno.

Dal Milan andai via solo perché nacque una piccola diatriba tra questo e il Pisa, al quale mi ero trasferito dopo aver lasciato Napoli e prima di arrivare al Milan.

E quella è stata un’esperienza traumatica, per colpa della quale sono anche stato fermo un anno.

Dunque per me è molto difficile dire per chi farò il tifo domenica sera. Per entrambe provo affetto, dunque diciamo che spero che lo scudetto lo vinca una delle due e non qualcun altro”.

Intanto il pranzo è terminato. La splendida Valentina, figlia di Roberto e chef come lui, chi chiede come è andata.

“Ottimo e abbondante – gli rispondiamo – come al solito”.

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