A Genova si è giocata la prima partita dopo l’alluvione. Tra commozione e rabbia.
Genova, 20 ottobre – A poco più di una settimana dall’alluvione del 9 ottobre le ferite fisiche, spirituali e materiali sono ancora fresche. Marassi, il quartiere dello stadio, è andato ancora una volta sott’acqua e se Genoa-Empoli è stata giocata lo si deve solo agli addetti del Consorzio Stadium e ai volontari che a tempo di record hanno permesso il ripristino dell’impianto, colpito dall’alluvione. Il Genoa ha voluto ringraziarli con una nota ufficiale, perché ripulire e risistemare tutto in così poco tempo non era per niente facile. Prima della partita, poi, i giocatori rossoblu si sono scaldati con una maglia con su scritto “Ancora una volta. Non c’è fango che tenga” e i familiari di Antonio Campanella, l’infermerie ucciso dalla piena del Bisagno, hanno deposto una corona di fiori sul terreno di gioco, mentre ad inizio gara è stato effettuato un minuto di raccoglimento. In quei momenti la commozione si è mescolata alla rabbia per una tragedia che doveva essere evitata, ma che l’incuria e l’insipienza dell’uomo hanno reso di nuovo reale dopo appena tre anni dall’altra. Quando impareremo dai nostri errori sarà sempre troppo tardi. Così come troppo tardi sarà quando avremo finalmente politici capaci di svolgere il loro lavoro e rimediare agli scempi perpetrati finora ai danni del nostro territorio, così bello e così fragile.
Quindi si è giocato e la gara è finita 1-1 con i gol del genoano Bertolacci (13’) e dell’empolese Tonelli (78’), la cui rete però andava annullata perché segnata con la mano.