La nazionale croata è una delle nazionali più giovani del torneo, nata ufficialmente nel 1992, con un grandissimo potenziale in mezzo al campo: a guidarla c’è Niko Kovac.
Il 12 Giugno, ad affrontare i padroni di casa del Brasile nel ruolo di “possibile vittima sacrificale”, ci sarà la Croazia. Di sicuro però i giocatori dalle maglie a scacchi bianco-rossi non hanno nessuna intenzione di rendere il gioco facile a Scolari e i suoi ragazzi. D’altronde è la storia che parla per loro e dice che nessuno può prendere sottogamba i croati senza correre il rischio di pentirsene amaramente. Ufficialmente nata nel 1992, dopo la scissione dalla Jugoslavia, la nazionale croata ha, da subito, fatto vedere una tradizione calcistica invidiabile: all’Europeo del 1996 si qualificò alle fasi ad eliminazione diretta insieme all’Italia per poi essere sconfitta ai quarti di finale dalla Germania.
Due anni dopo, ai Mondiali francesi, rese chiaro definitivamente di essere una potenza calcistica ottenendo uno storico terzo posto. A guidare quella Croazia c’era Davor Suker, uno che ha retto l’attacco del Real Madrid per anni e che proprio in quell’occasione vinse il titolo marcatori della competizione.
Una giovane età, quella della federazione stessa, che combacia perfettamente con quella del CT Niko Kovac, fino al 2009 in attività: se non fosse stato per Sabri Lamouchi, nato qualche settimana prima, Kovac si sarebbe presentato come il più giovane dei trentadue allenatori al Mondiale.
A lui il compito di guidare una squadra che può sorprendere grazie ad una qualità in mezzo al campo che non ha niente da invidiare alle grandi favorite: Modric, fresco vincitore della Champions League col Real Madrid, sembra essere tornato ai livelli di quando vestiva la maglia del Tottenham ed incantava con le sue geometrie. Ivan Rakitic, nella sua bacheca invece l’Europa League del Sevilla, lo affiancherà cercando di aiutare Matèo Kovacic, fantasista nerazzurro, ad esprimersi al meglio. Davanti a Subasic, portiere del Monaco, all’esperienza di Dario Srna si unirà la prestanza del centrale Lovren, Southampton, con un mix di giovani promesse e veterani a completare il reparto difensivo. Davanti a cercare di impensierire le difese avversarie ci penserà Mandzukic, nonostante Guardiola quest’anno lo abbia un po’ snobbato, e la velocità di Olic o Eduardo. Pronti a subentrare Nikola Jelavic, ottima stagione all’Everton, e quel Ante Rebic che la Fiorentina strappò a tutti un anno fa.
Per la quinta volta su cinque possibilità, la Croazia ha centrato la qualificazione al Mondiale e la tradizione parla chiaro: sarà un osso duro. Occhio Brasile.
La Croazia è inserita nel girone “A” con Brasile, Messico e Camerun.