Il c.t Rueda guida una nazionale in forte ascesa e alla sua terza partecipazione ai Mondiali. Obiettivo: passare il girone.
Prima di partecipare ai Mondiali tedeschi del 2006 la nazionale ecuadoregna occupava la settantunesima posizione nel Ranking Mondiale FIFA, relegata ai margini del calcio nonostante una posizione geografica, il Sudamerica, in cui il “pallone” è più una religione che un semplice sport.
Grazie alla qualificazione a quei Mondiali, l’Ecuador balzò tra le prime trenta nazionali del mondo, oggi si attesta al ventesimo posto. Una scalata invidiabile, figlia dell’ascesa repentina e sorprendente di un mondo che in pochi ancora conoscono.
La Federaciòn Ecuatoriana de Futbòl nasce ufficialmente nel 1925 e viene invitata a prendere parte ai Mondiali del 1930: invito che rifiuterà per problemi economici. Le tracce degli ecuadoregni si perdono, calcisticamente parlando, fino al 1966 quando sfiorò la qualificazione al Mondiale inglese perdendo uno spareggio contro il Cile. Un’avvisaglia probabilmente del salto che avrebbe compiuto, in circa quarant’anni, il sistema calcio della nazione. Nel 1993 ottiene uno storico quarto posto in Coppa America eguagliando l’exploit avuto nel 1959.
Nel 2002 e nel 2006 centrerà due qualificazioni al Campionato del Mondo consecutive. Durante le qualificazioni al Mondiale di Corea e Giappone del 2002 chiuderà il girone addirittura sopra i futuri campioni del Brasile, battuti tra l’altro a Quito nello stadio di casa, e secondo solo all’Argentina.
In Germania, nel 2006, raggiungerà il miglior risultato nella fase finale di un Campionato del Mondo, ovvero gli Ottavi di finale persi contro l’Inghilterra. Nel girone riuscì a superare Polonia e Costa Rica arrendendosi però ai padroni di casa.
Quella in Brasile è la terza partecipazione ai Mondiali per la Tricolor guidata da Reinaldo Rueda, colombiano, in passato già c.t. di Colombia e Honduras, con cui ottenne una storica qualificazione al Mondiale sudafricano del 2010.
L’amichevole “killer” di qualche giorno fa contro il Messico ha messo fuori gioco una pedina importante per la selezione ecuadoregna: Segundo Castillo, centrocampista dell’Al-Hilal.
Sicuramente sarà compito dell’allenatore colombiano puntare sulle eccellenze del calcio ecuadoriano, esportate all’estero,ovvero Valencia, ala del Manchester United, e Felipe Caicedo, ex Manchester City ora tra le fila dell’Al Jazira.A centrocampo da tenere d’occhio Noboa, Dinamo Mosca, e Ibarra, Vitesse. Davanti ad affiancare Caicedo molto probabilmente ci sarà Jefferson Montero, ex Villareal e Betis ora in forza al Morelia.
Di certo non dispone di grandi nomi né di grandi individualità ma l’Ecuador è comunque un avversario ostico, una squadra capace di migliorare rapidamente di competizione in competizione.
Se la giocherà con Honduras e Svizzera,magari disturbando anche la Francia. Un girone tutto da scoprire.
Per il programma, vedi “Mondiali Brasile 2014. Calendario, tabellone, gironi, sedi e fusi orari“