La nazionale honduregna si affaccia per la terza volta nella sua storia alla fase finale un Mondiale: alle spalle una storia calcistica che travalica lo sport.
L’Honduras, pochi lo ricordano, anche se per circa quattro giorni, ha occupato le prime pagine di tutti i giornali del Mondo, purtroppo, senza grandi meriti e nel bel mezzo di un conflitto che di calcistico aveva ben poco. “La guerra del calcio”, come la ribattezzò il giornalista polacco Ryszard Kapuściński, è stato uno dei conflitti più corti e sanguinosi del secondo dopoguerra. Anche chiamata “guerra delle cento ore”, per quattro giornate Honduras ed El Salvador, dopo lo spareggio che valeva la qualificazione ai Mondiali in Messico del ’70, fece circa seimila vittime e quindicimila feriti. Il calcio, né per la prima né per l’ultima volta, fu solo il pretesto per far sfociare delle tensioni economiche e culturali che duravano ormai da più di un secolo.
Fatto sta che a quel Mondiale alla fine approdò El Salvador, trionfando nel maledetto spareggio dello Estadio Azteca di Città del Messico, e l’Honduras avrebbe rimandato il suo esordio al 1982, nei Mondiali spagnoli venendo eliminata al Primo Turno. Fallisce la qualificazione nel 2002 e nel 2006 nonostante una repentina crescita del movimento calcistico nazionale testimoniato da ottime prestazioni nella CONCACAF Gold Cup, Coppa dell’America Centrale, nella quale il secondo posto del ’91 rimane il miglior risultato. Nel 2010 riesce a volare in Sudafrica ed ottiene uno storico pareggio contro la Svizzera che gli consente di ottenere il primo punto in una fase finale del Mondiale: nonostante questo concluderà il girone senza segnare neanche un gol.
In Sudafrica riuscì anche a segnare un curioso record: è stata l’unica nazionale a convocare ben tre fratelli nella stessa squadra, Wilson, Jerry e Johnny Palacios.
A guidare la bicolor Luis Fernando Suarez, allenatore colombiano già c.t dell’Ecuador nel 2006 in Germania, e che dovrà affidarsi soprattutto agli “europei” a disposizione: Izaguirre, centrale del Celtic, in mezzo alla difesa; Maynor Figueroa, Hull City, come terzino di spinta; Wilson Palacios, un passato al Tottenham ora allo Stoke City, a tirare le fila del centrocampo con l’ausilio di Andy Najar, Anderlecht. Davanti si affiderà all’altro Palacios, Jonny, attaccante dell’Olimpia, insieme a Bengston, New England Revolution.
Di certo la nazionale honduregna è ritenuta la “squadra cuscinetto” di un girone in cui la Francia sembra avere tutti i favori del pronostico. Oltre all’Ecuador, quasi un derby centroamericano, ci sarà anche quella Svizzera che nel 2010 regalò alla bicolor il primo storico punto in un Mondiale.
Appare come una sfida impossibile ma si sa che il calcio a volte regala grandi sorprese. Una di queste potrebbe chiamarsi Honduras.
E non fateli arrabbiare: potrebbero far scoppiare una vera e propria “guerra”.
Per il programma, vedi “Mondiali Brasile 2014. Calendario, tabellone, gironi, sedi e fusi orari“