La nazionale australiana è guidata da Ange Pastecoglu, nato ad Atene ma della stessa nazionalità dei suoi giocatori: il suo tentativo è eguagliare il 2006 portando alla luce un calcio oceanico che cresce.
L’Australia noi la ricordiamo bene soprattutto per quel rigore a tempo scaduto che nel 2006 ci diede l’accesso ai Quarti di finale. Quel Mondiale l’avremmo vinto qualche settimana dopo eppure, a ripercorrere bene le partite che abbiamo dovuto affrontato, quella con l’Australia fu una sorpresa per la qualità e la determinazione che i “socceroos” misero in campo. Appunto, “socceroos”: un’unione delle parole “soccer” e “kangoroos” con cui i tifosi oceanici amano chiamare la nazionale australiana.
Quella del 2006 è stata la seconda apparizione in un Mondiale per l’Australia, ben 32 anni dopo quello tedesco del 1974, nonostante una storia che parte dai lontani anni ’30, come le maggiori nazionali europee.
Una storia difficile per il semplice fatto di trovarsi ai confini del mondo, nel continente più giovane e lontano dal calcio che conta. E mettiamoci anche il peso relativamente nullo che ha avuto per anni (e tuttora possiede) l’Oceania Football Confederation che ha costretto per decenni l’Australia ad affrontare una miriade di qualificazioni per tentare l’approdo ad un Mondiale. Ne è un esempio la scalata per arrivare ad USA ’94: gli australiani dovettero prima vincere un girone di squadre solamente oceaniche, affrontare uno spareggio contro la Nuova Zelanda seconda classificata, affrontarne un altro contro il Canada seconda classificata nel terzo turno CONCACAF per poi arrivare a giocarsi la qualificazione contro l’Argentina, prima non classificata del girone Sudamericano. Un iter terribile che terminò proprio all’ultima sfida contro l’albiceleste. Nel 2005 finalmente ottiene l’affiliazione all’Asian Football Confederation, cosa che gli permette di disputare la Coppa d’Asia (ben altra cosa rispetto alla Coppa d’Oceania) e un percorso di qualificazione più agevolato.
Da quel momento in poi probabilmente possiamo parlare di un vero exploit del calcio australiano come ci testimonia l’approdo nella “terra dei canguri” di grandi campioni europei, vedi Alessandro Del Piero.
A guidare i “socceroos” c’è Ange Pastecoglu, greco con cittadinanza australiana ed un passato da calciatore ed allenatore tutto in terra oceanica.
Matthew Ryan, Club Bruge, il portiere titolare insidiato dal secondo del Borussia Dortmund, Langerak.
Reparto difensivo presidiato dal veterano Wilikishire insieme al “cinese” McGowan, Neill e Davidson.
A centrocampo il “londinese”, sponda Crystal Palace, Jedinak sarà affiancato da una vecchia conoscenza del calcio italiano ovvero Mark Bresciano, per dare sostanza e verticalizzazione.
Davanti dietro all’unica punta Cahill, una vita all’Everton e adesso ai NY Red Bulls,dovrebbe agire Vidosic, del Sion, oppure la giovane sorpresa James Troisi, proprietà dell’Atalanta.
Una squadra tutta da scoprire quella oceanica, tra vecchie glorie e nomi ancora sconosciuti. Il Mondiale è un ottimo palcoscenico per far capire a tutti che il “calcio di confine” fa sul serio.
L’Australia è inserita nel Gruppo B con Spagna, Olanda e Cile.