Il tecnico olandese è alla prima apparizione ad un Campionato del Mondo dopo che nel 2002,sempre con gli “oranje”, fallì la qualificazione. A lui il compito di far vincere una nazionale storicamente incompiuta.
“Lui allena per vincere .Io alleno per giocare un bel calcio e per vincere.La mia strada è più difficile”. lo ha detto Louis van Gaal, oggi CT dell’Olanda, in un’intervista riferendosi a Jose Mourinho, suo assistente negli anni in cui allenò il Barcellona (1997-2000).
Poche parole, ma significative: Van Gaal è uno di quegli allenatori, vincenti, che non si accontentano di vincere ma vogliono, come si suole dire, “stravincere”. Uno di quegli ultimi romantici se vogliamo che ancora puntano al bel gioco per poi arrivare, magari, anche al bel risultato. Certo è che questa non appare una semplice peculiarità del tecnico di Amsterdam, ma dei giocatori olandesi, spesso belli a vedere ma poco incisivi, e del calcio olandese in generale come la sua storia c’insegna.
I Paesi Bassi infatti non hanno avuto un’invidiabile tradizione internazionale fino agli anni settanta: pensare che fino al ’74 avevano disputato solo due Campionati del Mondo ,nel 1934 e nel 1938, senza lasciare grandi ricordi. Nel 1974 in Germania si consacrò per la prima volta tra le grandi potenze del calcio mondiale arrendendosi in finale ed esprimendo quel tipo di calcio rivoluzionario che avrebbe completamente cambiato uno sport intero: il “calcio totale”. Non si può dare agli olandesi, per quanto simpatici, il merito dell’invenzione di tale tipologia di calcio (chiedete a Jack Reynolds, inglese trapiantato ad Amsterdam), ma di certo a quell’Olanda va dato atto di aver espresso la forma più alta di tale innovazione. Su tutti a spiccare non poteva che essere Johan Cruijff, un fuoriclasse assoluto che nel 1978, nonostante un nuovo secondo posto in Argentina, fece sentire la sua mancanza tra gli “oranje”. A parte l’exploit del 1988 quando Gullit,Van Basten e Rijkaard riuscirono a conquistare l’Europeo tedesco, i Paesi Bassi hanno ripreso un cammino altalenante fino ad un nuovo secondo posto conquistato nel 2010 in Sudafrica.
Van Gaal, che dopo il mondiale siederà sulla scomoda panchina dei Red Devils, si è affidato ad un mix di giovani e veterani, per la verità più giovani, di cui molti militanti nell’Eredivisie, campionato olandese: in porta probabilmente sarà titolare Krul, Newcastle, nonostante le insidie di Michel Vorm, Swansea City.
La difesa vede quasi tutti giovani emergenti del campionato nazionale: da segnalare Martins Indi, De Vrij e van Aanholt. In mezzo al campo rimane la fisicità di Nigel De Jong a supporto della classe e l’estro di Wesley Sneijder, Van der Vaart, Wijnaldum o l’astro nascente Tonny de Vilhena, PSV Eindhoven.
Davanti molto sarà tra i piedi di Arjen Robben e Robin Van Persie, sia per inventare che segnare, magari sostenuti dall’esperienza di Kuijt, ex Liverpool ora al Fenerbahce, o dalla dinamicità del giovane Boetius.
Una squadra che come sempre incute timore agli avversari e ispira simpatia a chi ama il calcio.
Vedremo se Van Gaal riuscirà a far quadrare il cerchio. Missione difficile, ma niente è impossibile.
L’Olanda è inserita nel Gruppo B con Spagna, Cile e Australia
Per il programma, vedi “Mondiali Brasile 2014. Calendario, tabellone, gironi, sedi e fusi orari“