Incredibile, storica debacle interna dell’undici di Scolari: i panzer battono per sette volte Julio Cesar e si preparano ad affrontare la finale di Rio da favoriti assoluti.
SEMIFINALE – Estadio Mineirao, Belo Horizonte – Ore 22:00 CET
BRASILE – GERMANIA : 7-1 (11′ Muller, 22′ Klose, 25′, 26′ Kroos, 29′ Khedira, 69′,79′ Schurrle – 90′ Oscar)
BRASILE (4-2-3-1): Julio Cesar; Maicon, Dante, David Luiz, Marcelo; Fernandinho (46′ Paulinho), Luiz Gustavo; Hulk (46′ Ramires), Oscar, Bernard; Fred (69′ Willian). CT: L.F. Scolari
GERMANIA (4-2-3-1): Neuer; Lahm, Boateng, Hummels (46′ Mertesacker), Howedes; Schweinsteiger, Khedira (76′ Draxler); Muller, Kroos, Ozil; Klose (58′ Schurrle). CT: J.Low
Ammoniti: Dante (Bra)
Abritro: Rodriguez Moreno (Mex)
BELO HORIZONTE, 8 luglio – Più e più volte mi ero espresso su quanto questo Mondiale fosse equilibrato. Una competizione bellissima, ricca di sorprese e di partite tirate fino all’ultimo minuto: nessuno si sarebbe mai aspettato infatti, nemmeno il più ottimista degli organizzatori della FIFA, di vedere la Costa Rica reggere fino ai calci di rigore contro l’Olanda di Robben e Van Persie, l’Argentina ringraziare il palo di Dzemaili all’ultimo secondo o l’Italia e la Spagna salutare già nel corso dei gironi eliminatori. Alla fine dei conti, però, l’equilibrio che ha sorretto le partite per circa l’80% della loro durata, tanto per citare la giusta interpretazione di Riccardo Trevisani, ha permesso di ritrovare delle semifinali di valore assoluto: Brasile-Germania, con i padroni di casa intenzionati a difendere fino alla fine il fattore campo, ed Argentina-Olanda, con l’Albiceleste volenterosa di trovare una clamorosa vittoria finale proprio sul campo degli acerrimi rivali verdeoro.
Proprio per tutta questa serie di motivi, commentare la partita di stasera è di una difficoltà estrema. La Germania ha dominato il Brasile in lungo ed in largo, col 7-1 finale che è la logica conseguenza di un calcio adulto e responsabile, di un movimento sportivo maturo che ha polverizzato una banda di ragazzini, un gruppo psicologicamente non all’altezza che è stato forse più intento a trovare il gesto di cui parlare sui giornali a fine partita che la rabbia e la forza di supportare (almeno sportivamente) un popolo sull’orlo del collasso. Tutto questo non è (non può essere), ovviamente, abbastanza per giustificare la sconfitta più larga che la nazionale verdeoro ricordi, specialmente se si pensa che la partita di Belo Horizonte era la semifinale di un Mondiale casalingo, il penultimo passo di un cammino che si preannunciava trionfale e che nei fatti trionfale non lo è stato mai, ma è almeno un’analisi, un concatenarsi di cause che ha portato ad un risultato che del tutto inaspettato lo era solo per chi ha osservato il Mondiale in modo piuttosto superficiale.
La partita si è decisa nella prima mezz’ora, con la Germania che ha battuto Julio Cesar per ben cinque volte con Muller, Klose, Khedira e due volte con Toni Kroos, gioiello del Bayern Monaco pronto a fare le valigie con destinazione la parte nobile di Madrid. Con il Minerao sotto shock, Scolari ha provato a coprirsi nella ripresa, cercando di salvare almeno la dignità, inserendo il mediano Ramires in luogo di un Hulk totalmente annullato dalla difesa tedesca, ma la Germania ha rigettato la reazione orgogliosa brasiliana: prima Neuer e compagni hanno tenuto botta quando la pressione verdeoro si è fatta rabbiosa, quindi hanno trovato addirittura il 6-0 ed il clamoroso 7-0 con Schurrle in contropiede, lasciando il gol della bandiera ad un Oscar comunque positivo giusto al 90′.
Il triplice fischio di un insolitamente preciso Rodriguez Moreno apre un cammino lungo e tortuso, una via crucis che porterà alla finale per il terzo posto il Brasile più criticato della sua storia, mentre la Germania marcia come una corazzata verso una finale che, a questo punto, potrebbe essere più scontata di quanto chiunque si sarebbe potuto aspettare.