Mondiali Brasile 2014: parla Maradona

Il “pibe de oro” dice la sua sulla finale di domenica e dà alcuni consigli utili all’Argentina e a Messi … Confidando, però, in Mascherano e Lavezzi.

Maradona è in Brasile come opinionista della tv venezuelana Telesur e in questa veste è uscito allo scoperto sulla finale di domenica nel corso della sua trasmissione “De Zurda”, dopo aver dato vita ad un gustoso siparietto con i tifosi argentini. Insieme a questi ultimi, davanti all’International Broadcast Center (dove lavora la stampa radiotelevisiva), prima ha cantato il famoso “Maradona è meglio di Pelé” inventato dai napoletani ai tempi della sua militanza nel Napoli e poi ha diretto altri cori.

Quindi, una volta in onda, ha fatto le sue previsioni per Argentina-Germania, la terza finale mondiale tra le due nazionali dopo quelle dell’86 in Messico e del ’90 a Roma, alle quali Maradona prese parte. Nella prima nelle vesti di capitano trionfatore, nella seconda in quelle sempre di capitano, ma sconfitto.

“L’Argentina dovrà pressare la Germania in mezzo al campo per rubare la palla e lanciare Messi e Higuain – ha detto – così hanno fatto il Ghana e l’Algeria, le uniche che hanno messo in difficoltà i tedeschi. L’Argentina non dovrà fare, invece, come il Brasile, che li ha lasciati giocare e ci ha rimesso le penne. Contro il Brasile hanno dominato, ma penso che quello storico successo per 7-1 penso possa anche essere un’arma a doppio taglio per loro, visto che ora hanno un eccesso di sicurezza e confidenza che potrebbe penalizzarli domenica sera. La nostra nazionale, poi, ha una difesa eccezionale, che è il suo punto di forza, anche se prima del Mondiale pensavamo il contrario”.

Infine due parole su Messi, il suo erede, l’uomo che potrebbe eguagliarlo alzando la coppa a Rio. “L’unica paura che ho è che sia un pò stanco. Contro l’Olanda l’ho visto respirare con molta difficoltà, ma penso che in finale non potrà giocare così. Lui lo sa e comunque glielo ricorderanno Mascherano e il Pocho Lavezzi”.

Pur se non lo ammette apertamente, per lui saranno loro gli uomini chiave della nazionale di Sabella nella sfida ai tedeschi. O forse, sotto sotto, spera che sia così, perché magari non gli garba mica tanto che la “pulce” possa salire sul suo trono di numero uno argentino (e per molti del mondo) vincendo la coppa da protagonista proprio come fece lui a Città del Messico nell’86. Un successo vecchio di ventotto anni che tutta l’Argentina spera ora di rinverdire.

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