Roma, 15 novembre 2017 – Nel Paese delle dimissioni che non si danno e delle poltrone che restano per sempre attaccate ai quarti di nobiltà delle persone che le occupano (a cominciare dai politici per seguire, poi, a tutti gli altri) il Presidente della Federcalcio Tavecchio non si dimette.
Anzi, dopo il disastro della sua gestione, che ci ha portati a non partecipare al Mondiale dopo 60 anni, scarica tutte le colpe su quel CT che lui stesso ha scelto, Giampiero Ventura, come avrebbe fatto il più ovvio dei presidenti di calcio nostrani.
Quelli dei tre/quattro allenatori ingaggiati a stagione perché “le cose non vanno e bisogna dare una scossa all’ambiente”.
Quelli delle gestioni miopi e fallimentari delle proprie squadre e non delle programmazioni a lunga scadenza.
Lui, il signor Tavecchio, resta al suo posto, licenzia il suo allenatore e fa capire a tutti che la gestione “over 70” della Federazione Italiana Giuoco Calcio resta saldamente nelle mai sue e dei suoi cari consiglieri, tutti ormai in età pensionabile. Ma quali giardinetti con i nipotini, ma quale largo ai giovani (Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, ha lasciato il Consiglio Federale di oggi pomeriggio in anticipo dicendo “Oggi ho avuto la conferma che le panchine sono più scomode delle poltrone”), ma quale rivoluzione culturale del calcio italiano dopo l’onta dell’eliminazione, ma quale terremoto politico/istituzionale del nostro football.
Qui non si cambia niente, qui tutto resta come prima, ad eccezione del CT, che si manda via facendo la mossa più facile del mondo, mentre chi lo ha inopinatamente scelto (inadeguato lui come quello) per un ruolo che non era nella sue corde resta dov’è.
E i nomi nuovi che potrebbero davvero portare idee efficaci per riportare il calcio italiano ai livelli che gli competono per censo e gloria restano a guardare. Gli Albertini (sconfitto proprio da Tavecchio nella corsa alla presidenza della FIGC), i Perrotta, lo stesso Tommasi, avranno tempo di dire la loro e di cominciare a contare davvero qualcosa.
Ora è ancora il tempo dei vecchi che non vogliono andarsene.
A leggere bene tra le righe, quello che sta capitando al calcio italiano è esattamente quello che sta accadendo al nostro Paese, nel quale si fanno lavorare i vecchi sempre più a lungo tarpando le ali ai giovani che, per legge fisica e naturale, dovrebbero sostituirli e lavorare al posto loro.
“Mala tempora currunt” direbbe Lotito. Ah già, Lotito, uno dei grandi elettori di Tavecchio della prima ora.
Poi ci ha litigato perché quello lo ha messo da parte per essere rieletto da Agnelli. Tutti colpevoli del delitto nazionale al quale abbiamo assistito.
Complimenti!
Del direttore
Dopo i “brillanti risultati” conseguiti dalla nazionale di Ventura, che comunque passerà alla storia del calcio per essere riuscito con le sue scelte, dopo 60 anni, a non far partecipare l’Italia ai Mondiali 2018, la domanda sorge spontanea: dopo il fallimento completo, c’è ancora da trovare da parte di Tavecchio “in breve tempo, un accordo con Ventura per la risoluzione del contratto da c.t. della Nazionale”?
Tenuto conto di quanto è accaduto, in un paese serio, dovrebbe essere il ct a restituire le cifre percepite pur senza raggiungere nessun obiettivo!
Ma siamo nell’italietta dove gli amministratori delegati che vengono spostati dai politici da un incarico all’altro, percepiscono milionarie (di euro!) liquidazioni dopo aver fatto fallire le aziende, pronti per ottenere la nomina di amministratori di altre società da distruggere, mantenendo il ricchissimo stipendio e buonuscita anzichè essere buttati fuori utilizzando la punta l’arto inferiore adoperato dai calciatori, indirizzato a quello che ormai viene definito il “lato B”!