È la stessa domanda che poniamo alle stesse istituzioni di Torino riguardo al Filadelfia, lo stadio del Grande Torino, anch’esso lasciato lì a ricordo di se stesso e basta.
Campo Testaccio, lo Stadio Filadelfia e tutti gli altri luoghi della memoria calcistica e sociale delle nostre città e delle loro grandi squadre sono oggi i simboli dell’incapacità dei politici e degli amministratori che si sono succeduti nel tempo di tutelare le nostre origini, le radici e le tradizioni delle comunità in cui viviamo.
E con le elezioni comunali di primavera ormai alle porte sarebbe bello se qualcuno dei candidati in corsa (o magari tutti) si ricordasse anche di questi luoghi dello spirito, salvo poi occuparsene concretamente una volta eletto, non dimenticandosene appena varcato il portone del palazzo comunale.
Luoghi dei quali si parla sempre nei libri di storia civile, sociale e sportiva d’Italia, perché quella storia hanno contribuito a scriverla, ma dei quali, anche, non frega mai praticamente niente a nessuno di quelli che comandano, intenti come sono (e come saranno e sono sempre stati) a spartirsi la torta del potere, con le sue laute mance e mancette, prebende e ricompense, personali e di partito.
E intanto, dietro a quelle belle targhe che gli stessi comuni menefreghisti hanno affisso per ricordarci cos’è quell’ammasso di ruderi e terra che si trova alle loro spalle, ci sono le erbacce, che crescendo, crescendo, finiranno con il sommergere i ricordi e la gloria di luoghi dei quali resterà solo la leggenda.