Calcio. Reds!La civile protesta dei tifosi del Liverpool.
La società costretta a non aumentare i prezzi dei biglietti dello stadio.
Roma, 11 febbraio – È vero. Gli inglesi sono arroganti, presuntuosi, convinti che quando la Manica è in tempesta sia il Continente ad essere isolato e non la loro amata Inghilterra.
Ma in tema di diritti civili, battaglie per la giustizia sociale e senso civico hanno sempre da insegnare qualcosa agli altri.
L’ultimo esempio è quanto accaduto a Liverpool lo scorso fine settimana, al 77mo minuto della partita Liverpool-Sunderland. In quel momento diecimila tifosi dei “Reds”, per protestare contro l’inopinato aumento del prezzo del biglietto per andare allo stadio, portato da 59 a 77 sterline (ecco perché tutto è accaduto al 77mo minuto del match) se ne sono andati dallo stadio, voltando le spalle alla loro amata squadra del cuore per la prima volta nella storia.
In quel momento il Liverpool stava vincendo 2-0, nei rimanenti 13 minuti di gioco più recupero ha subito 2 reti e il match è finito 2-2.
La protesta, civile, ma pesante, anche ai fini del risultato (come non pensare che i giocatori del Liverpool non siano stati influenzati dal clima che si era venuto a creare allo stadio?) ha prodotto i suoi effetti quasi subito, visto che l’altro giorno la società americana proprietaria del Liverpool ha annunciato che l’aumento del prezzo non ci sarebbe più stato. Certo, forse sulla retromarcia ha inciso anche la posizione pro-tifosi assunta dal governo Cameron, ma di sicuro lo slogan dei contestatori (“La passione non si tassa”) ha fatto breccia nei piani alti della società americana, che già non è vista di buon occhio dai tifosi dei “Reds”.
Che, a loro volta, hanno spesso ricordato ai dirigenti da quanto tempo non comprano il biglietto per andare allo stadio, dove entrano gratis e se ne stanno sulle comode poltroncine delle tribune autorità.
L’esempio dei tifosi del Liverpool “rischia” ora di essere seguito da altre tifoserie inglesi (su tutte quella dell’Arsenal, la società che ha i biglietti più cari del Regno Unito) ed europee, che non capiscono perché, di fronte ad un calcio sempre più teletrasmesso, andare alla partita debba diventare un lusso da ricchi e non più uno svago per tutti. Bravi Reds dunque, intesi come tifosi. Così si difendono i propri diritti di appassionati calciofili.
E speriamo che chi deve capire capisca, anche dalle nostre parti, dove siamo sempre bravi a prendere quello che viene dall’Europa quando ci fa comodo e a non prendere quello che, invece, ci farebbe davvero crescere come popolo e Paese.