Difficile immaginare che si sia detto: “Sono quì per me, per la Roma che ho voluto fortemente io! Per aiutare la Roma a battere il Genoa e bruciare in extremis il Napoli per il secondo posto e la qualificazione diretta alla Champions. E salvare la stagione della Roma!”
Se lo ha pensato è stato per uno spazio brevissimo, cioè fino a quando, ultimo dei panchinari, una enorme ovazione ha salutato il nome di Totti. Immediatamente seguito da un uragano di fischi quando è stato enunciato dallo speaker il nome dell’allenatore della Roma .
Chissa se si sarà detto “Peccato, questa sarebbe potuta essere la festa di Totti, ma anche dell’allenatore della Roma, avessi gestito la vicenda in un altra maniera”. Invece no.
Spinto dal proprio ego, l’impegno dell’uomo di Certaldo, fin dal suo ritorno alla Roma nel girone di ritorno 2016 è stato quello di ridimensionare la figura di Totti. Di modo che ogni risultato raggiunto dalla Roma non dovesse accreditarsi al fatto di poter usufruire di un giocatore fra i più forti al mondo, un leader carismatico in campo e fuori, ma di un eccelso allenatore capace di ridimensionare anche un fenomeno umano e sportivo come “er core de Roma”.
Come? Portando il “suo capitano” all’esasperazione ed al crollo fisico-psichico sottoponendolo a continue vessazioni ed alla inoperosità. Il tutto accompagnato da un accorto smantellamento dell’immagine di atleta colpendolo dove faceva più male, sull’età.
Di quì le continue insinuazioni, battute sul rendimento di Totti e le ragioni giustificatissime per cui il suo impiego andava diradandosi ad ogni occasione. Insomma Totti andava in campo per la magnanimità dell’allenatore e perchè era una bandiera, non perchè era un elemento valido…
Noi siamo del parere che un manager (l’allenatore lo è) abbia tutti i diritti e doveri per gestire le vicende a proprio insindacabile giudizio. Se c’è qualcosa o qualcuno che mina il successo del gruppo in quanto ne riduce la produttività complessiva ovvero la sua presenza condiziona il gruppo, allora è sacrosanto che il manager intervenga infischiandosene di ogni altro aspetto che non sia meramente tecnico o tattico.
Ed è quì che casca l’asino su cui Spalletti era montato! Perchè Totti ad ogni entrata in partite compromesse per la Roma, con le sue reti ed assist per i compagni, lo scorso campionato ha permesso alla Roma di andare in Champions e salvarsi la stagione. Ed a Spalletti di assicurarsi la poltrona.
Vittorie, successi che anzichè far rivedere le proprie convinzioni, parrebbe abbiano acuito l’antagonismo di Spalletti verso Totti. Colpevole solo di allenarsi con coscienza, accettare le umiliazioni inflitte dal suo tecnico e badare agli interessi della Roma dando il suo contributo in ogni occasione.
Anzichè essere grato a Totti per avergli salvato il cadreghino e rivedere le proprie strategie, Spalletti ha imboccato la stagione calcistica testè conclusasi all’insegna di un’avversione ancora più accentuato. Le apparizioni di Totti si sono progressivamente sempre più accorciate fino ad arrivare agli umilianti ed inutili ultimi cinque minuti finali. Spazio troppo breve atleticamente ma sufficiente per non rischiare che Totti potesse essere risolutivo ancora.
Senza il contributo di Totti è apparso evidente che la Roma aveva perso le proprie maggiori potenzialità lasciando campo libero non solo alla Juve, ma anche al Napoli ed alla Lazio.
Qualcuno avrebbe dovuto consigliare Spalletti ad una conduzione delle cose mirata all’interesse della squadra e non a soddisfare i problemi del suo ego e del fatto che non volesse fare offuscare i propri meriti dall’apporto di un giocatore.
I più grandi allenatori sono quelli che hanno saputo gestire meglio le risorse tecniche a loro disposizioni. Non vogliono passare alla storia per il loro acume tattico, ma per aver saputo creare attorno ad un grande giocatore un assetto tecnico tattico in grado di lasciare esprimere al meglio il grande talento che hanno la fortuna (o la bravura) di avere a loro disposizione.
Zidane nel Real Madrid non ha la preoccupazione di farsi oscurare da Ronaldo, ma gli mette attorno una squadra per esaltare le sue qualità. Cosi Luis Enrique non è geloso di Messi, ma mette al suo servizio tutti i campioni di cui il Barcellona dispone.
Questo è il punto! E dove Spalletti ha avuto torto.
Secondo Strootman (pupillo olandese di Spalletti) “Totti potrebbe giocare ancora per 5 anni….”!
Sicuramente poteva giocare lo scorso anno ed anche in questa stagione, come può testimoniare lo stesso Spalletti cui ha salvato il c… anche nella sua apparizione conclusiva conducendo per mano la Roma alla vittoria in extremis sul Genoa.
Mentre Spalletti raggiungerà certamente l’amico Walter Sabatini alla corte cinese dell’Inter,
dove vorrebbe imitare le gesta di Mourinho.
Bisognerà invece vedere quale sarà la decisione di Francesco Totti, visto che ha ampiamente dimostrato di essere ancora un giocatore di calcio e non un pensionato accettato solo perchè è una Vecchia Gloria.
C’è, dunque, da essere con lui quando conosceremo la squadra con cui giocherà. Squadra che (udite, udite!) potrebbe essere la stessa Roma, perchè il nuovo allenatore della Roma Eusebio Di Francesco è uomo di rara statura intellettuale ed ha condiviso con Totti la vittoria dello scudetto 17 anni fa.
Comunque, tutto il mondo sportivo, in Italia e non (le immagini dell’Olimpico hanno fatto il giro del globo) deve essere assolutamente riconoscente a Spalletti perchè con la sua gestione di Totti ha consentito di vivere la più stravagante, italiana, folle, umana, divertente pagina dell’avvenimento sportivo di sempre.
Magari, quella “gestione”, potrebbe configurare un altro termine, ma questo spetta al lettore valutarlo ed identificarne il nome…