L’Undici partenopeo – espressione di una grande città, di un grande seguito, di presenza stabile nelle alte classifiche e nelle coppe europee – finalmente poteva contare anche sulla sudditanza psicologica di arbitri e critica. Un vantaggio fondamentale per permanere ai vertici. Di cui da sempre hanno goduto, appunto, le tradizionali Grandi. Ovvero: Juve, Milan, Inter, Roma. Un trattamento di favore che nella mente dell’arbitro si traduceva in un “in dubio pro reo”. Nel dubbio stare dalla parte del “reo”, in questo caso la “Grande Di Turno”.
Quanto accaduto all’Olimpico di Torino conferma questa convinzione, con una piccola postilla necessaria, ispirata ad un famoso aforisma di George Orwell : “Tutti siamo uguali, ma qualcuno e’ più uguale degli altri“. Ovvero, nel caso della Juventus, stando ai rigori che le hanno permesso di aggiudicarsi la partita di andata della Semifinale di Coppa Italia per 3-1. Quando il primo tempo si era concluso 1-0 per il Napoli!
Abbiamo rivissuto quanto accaduto in Inghilterra-Italia di rugby domenica.
Entrambe le squadre azzurre, grazie ad una mossa azzeccata (O’Shea move ed Assist di Insigne), chiudono in vantaggio ( 10-5 e 1-0) il primo tempo.
Poi, nella ripresa si assiste ad un’altra partita.
Miracolo tecnico-tattico escogitato nei 15 nello spogliatoio? In parte sì, per ragioni tecniche-agonistiche, ma soprattutto per gli “aiutini” forniti a Inghilterra e Juventus dai rispettivi arbitri delle due partite: irresistibile raptus da soggezione psicologica.
Qui non si vuole sostenere che la Juventus non abbia meritato la vittoria.
Il Napoli, infatti, ha dimostrato ancora una volta quale sia il limite del gioco voluto da Sarri. Maramaldo con i deboli (7-1 Bologna, 5-3 Torino; 3-0 Palermo, 5-0 Cagliari). In netta difficoltà con le squadre dotate di buona organizzazione e qualche talento – due sconfitte con l’Atalanta e poi con le dirette concorrenti, Juve e Roma ecc.
Il problema del Napoli è che il suo tecnico concepisce solo il gioco tic-tac che dovrebbe concludersi con lo scompaginarsi della difesa avversaria e liberare per un tiro sicuro uno dei suoi esecutori: Maertens, Callejon, Insigne, Hamsik.
Agli avversari ben organizzati (Atalanta, Roma, Juve, anche Fiorentina eccetera) basta pressare a tutto campo, arretrare il proprio bacino per creare una ragnatela nella quale soffocare i guizzi partenopei.
Contro questo tipo di avversari evoluti, il Napoli dovrebbe poter adottare altri moduli, vedi Juventus e vedi Roma. Ma Sarri ne vede solo uno e concepisce soltanto i giocatori che possano interpretare tale gioco.
È proprio questo all’origine dei contrasti con il Presidente De Laurentiis. Il grande Produttore Cinematografico gli ha acquistato prima Gabbiadini e poi Pavoletti investendo parte degli incassi legati alla cessione di Higuain e bruciando una buona concorrenza. Entrambi, però, alla resa dei conti si sono rivelati per Sarri non in grado di interpretare il suo credo. Gabbiadini ha dovuto andarsene in Inghilterra dove in pochi giorni si è affermato come il nuovo profeta del gol italiano realizzando 5 reti in 3 partite. Mentre a Pavoletti ogni tanto viene richiesta una presenza di pochi minuti in situazioni o compromesse o disperate o avventurose.
Napoli, dunque che tenta di copiare il Barcellona con il modulo tic-tac. Ma lo stesso club spagnolo è già in crisi. Mentre il gioco del Napoli appare sempre più scontato. Può accadere che una magia di Insigne, offra a Callejon la palla da mettere in rete. Ma contro la Juve è successa una volta sola. E nella ripresa, il Napoli non ha fatto un tiro in porta mentre la Juve, come al solito, sorniona, cresceva.
Tutto ciò per ribadire i veri problemi del Napoli. Non è dato sapere se senza i rigori concessi da Valeri , la Juventus sarebbe stata in grado di rovesciare il risultato. Nel calcio spesso le cose non vanno nel senso più giusto o meritato.
Rimane, invece, del tutto inaccettabile la concessione di entrambi i rigori. Checchè ne dicano le moviole (Pro-Juve) dei noti saltatori tv sul carro dei vincitori (perchè il colore bianconero è maggioritario nell’audience), i due penalty sono entrambi molto forzati. Nel primo è Dybala che si caccia nel sandwich avversario ed infila la punta del piede sotto lo scarpino di Koulubaly cadendo platealmente con una bella capriola artistica.
Nel secondo Reina tocca il pallone prima di impattare Cuadrado. Negli scontri in area di rigore il portiere ha sempre ragione. Aggiungiamo che Valeri non ha potuto vedere un bel niente dell’accaduto perché il pallone proveniva da un contropiede velocissimo, seguito di una azione nell’area di rigore bianconera in cui Valeri aveva sorvolato su un fallo juventino decisamente più grave.
Comunque, Valeri, fra l’altro distratto anche dalle proteste napoletane, non poteva stare, contemporaneamente, in due posti distanti 80 metri: né correre i 100 metri in 9.58 come Usain Bolt. Dell’accaduto non ha visto un bel niente. Non è apparso nemmeno che abbia consultato i giudici di porta. Non ha avuto dubbi. Ha indicato il dischetto e basta: in dubio pro reo, ovvero pro-Juve più uguale degli altri. Il Napoli – e gli altri – non si illudano in questo senso.
Provino a battere la Juventus sul campo non con il favore dell’alea.