Lo strumento è perfetto se utilizzato in maniera responsabile. Il responso è millimetrico ed infallibile. Al massimo, in caso di falli, rimanda a decisione sulla volontarietà.
È, invece, rovinoso se lasciato all’iniziative degli arbitri, così come sta accadendo da quando è stato introdotto.
Il problema è che per tirare in ballo l’uso della moviola ci vuole l’intervento dell’arbitro in campo o degli arbitri in cabina.
È dalla loro iniziativa che dipende il ricorso alla strumentazione elettronica. Se non ne ravvisano gli estremi, la moviola rimane muta.
Troppo spesso si assiste ad uno strano balletto di responsabilità in situazioni dubbie. Accade così che l’arbitro in campo lascia la responsabilità del ”grave intervento” al VAR. Questi a sua volta restituisce la responsabilità: “Se l’arbitro di campo ha lasciato andare perché noi andiamo ad impicciarci? E così accade come nel caso del gol milanese vincente contro la Lazio segnato da Cutrone con il gomito. una rete decisiva da annullare viene , invece, mandata agli archivi senza sollevare dubbi né presso l’arbitro in campo Irrati, né presso l’AVATAR (Capo arbitro moviolista Rocchi,) ne tampoco presso il giudice di linea. Anzi, tutti e tre (quattro con il quarto uomo a bordo campo) si guadagnano l’eterna riconoscenza cinese del Milan. Quando, fra presto, la Cina sarà padrona dell’Italia, chissà potrebbe essere utile…… Arbitri tutti lautamente retribuiti ma che per uno svarione collettivo promosso ed autorizzato, invece, non pagano.
Oppure può anche accadere che il Var venga richiamato da arbitri che si sentano diminuiti dalla presenza alle loro spalle dal VAR e che decidano di utilizzarlo per soddisfare il loro protagonismo: “Vi faccio vedere io se conto!”.
Ed allora ecco il ricorso al VAR di Piero Giacomelli per espellere campioni quali De Rossi , Bonucci ed Immobile, rei di una innocente manata in una situazione convulsa. Oppure faccia come Fabio Maresca che “tortura” il Chievo contro la Juve prima espellendo per doppia ammonizione, nello spazio di due minuti, al 37’ del primo tempo Samuel Bastien. Poi ignorando un fallo di Asamoah su Cacciatore, consentendo la prosecuzione del gioco con il giocatore a terra e poi infliggendo il cartellino rosso al giocatore del Chievo (reo di braccia incrociate a segno di manette alla Mourinho) perché restio ad uscire dal rettangolo di gioco lasciando la squadra in nove.
In risposta a quei capziosi sempre pronti a sostenere le cause dei più forti – la Juve contro il Chievo ha raddrizzato (grazie a due uomini in più ) una partita che aveva preso un brutta piega – richiamandosi al regolamento, ammettiamo che alla lettera i due provvedimenti avrebbero potuto anche starci. Ma con questo criterio generalizzato, tutte le partite finirebbero in pareggio per mancanza di numero legale in campo. No, da arbitri professionisti e super pagati ci si deve attendere gestioni con granu salis e non facili protagonismi a scapito della regolarità sportiva.
Tutto ciò convalida quanto www.attualita.it, va sostenendo dalla introduzione del VAR e cioè che si tratta di uno strumento telemetrico efficacissimo da utilizzare in ogni situazione importante che l’arbitro segnali. È lui che prende la responsabilità del ricorso. Non esiste un balletto fra il campo e la cabina tecnica con scaricabarile fra le parti. No, questo esiste in ogni sport individuale o di squadra. Ed in particolare nel rugby.
Non esiste la discrezione da parte di nessuno (per me può essere, per me non può essere). Esiste solo il dubbio o la possibilità che esista. Nessun pregiudizio.
Tra l’altro gli spettatori (stadio e TV) hanno la possibilità di godersi uno spettacolo extra.
No, il calcio italiano, nella sua enorme presunzione di superiorità, si è inventato (con Tavecchio) un balletto che aumenta a dismisura il potere (e il superguadagno) di più arbitri e provoca un moltiplicarsi di ingiustizie, come si è potuto constatare.
Tutto questo appare conseguenza non del caso, ma di precisi disegni di gestione del potere fatti al tavolino da chi gestisce le cose del calcio a favore dei “soliti noti”.
Almeno ci fosse la valvola di sicurezza offerta dal principio chi sbaglia paga ed in denaro sonante!! Niente affatto. Mancanze catastrofiche passano indisturbate e così le ulteriori designazioni perché chi sbaglia può sempre prendere in propria difesa il principio cui si ispira il VAR secondo i suoi introduttori: “ll Var meno interviene, meglio è, altrimenti le partite durano troppo e ne soffre lo spettacolo. Principio quest’ultimo assolutamente erroneo perchè, in caso, ne beneficia (come negli altri sport) specie se la moviola possa essere vista sia allo stadio che a casa in Tv.”
Ma se proprio si vuole limitare il tempo, si eliminino ricorsi al VAR a carattere disciplinare in corso d’opera che richiamano decisioni sul merito non scientifiche su cui occorre meditare in gruppo e si può fare a bocce ferme. Ancora, non si imiti Maresca (ma lo si sanzioni) per non aver concesso i 5 minuti conteggiati di recupero, nel pietosamente proposito di non infierire sul malcapitato Chievo rimasto in nove in balia dell’”implacabile!” Higuain tornato “grande” come Maramaldo!
Insomma se per riformare il VAR occorrono i soliti tempi italici, almeno si prendano provvedimenti seri ed efficaci contro chi sbaglia costringendolo ai pagare con le proprie tasche. Come? Mettendolo a riposo!
Si vedrà che la cosa funziona e come! Nel frattempo dare indicazioni chiare e precise agli arbitri di campo: in caso di situazioni complesse rivolgersi al VAR! Semplicissimo. Fare come in tutti gli altri sport.
Per capire meglio il concetto si approfitti che da sabato prossimo in Tv (ed allo Stadio Olimpico di Roma domenica) è in programma “Il Sei Nazioni di Rugby” teletrasmesso in tutto il mondo e osservato da vicino da stadi esauriti da mesi da oltre 70 mila spettatori.
Domenica la pessima interpretazione del VAR ha fatto felice il Milan in crisi. E mortificato il volo della Lazio di Simone Inzaghi. Anche Lotito non dovrebbe essere soddisfatto di quanto sta accadendo nel calcio.
Chi lo conosce nel bene e nel male, sa che si tratta di un manager illuminato e pieno di risorse e di buon senso. Riconosce buoni e cattivi. Il calcio sta cercando affannosamente qualcuno che prenda in pugno le redini di questo sport. Ciò che è accaduto a San Siro potrebbe essere risolutivo a spingere il Presidente della Lazio a candidarsi non tanto al Parlamento ma alla FIGC vacante.
Lotito è competente e senza riguardi. Ha capito che, finchè non si trova un manico adeguato, il calcio italiano è obbligato a camminare all’indietro come i gamberi. Nel naufragio sarebbe coinvolto anche lui e le sue creature calcistiche.
Toccato così da vicino, la reazione potrebbe essere forte e costruttiva. Appare lui, infatti l’unico che abbia tutte le armi e le competenze al loro posto per affrontare a tutti i livelli una situazione grave come quella del calcio italiano che, certamente, non è solo in crisi a causa della VAR.
Tutto sommato dipende tutto solo da lui. Il calcio italiano ormai lo ha capito ed è pronto ad offrirsi a lui ed al suo comprovato ingegno.