Pronostico rispettato in una corsa che quest’anno ha vissuto sull’incertezza fino alla penultima tappa, la crono di Marsiglia, con ben tre atleti nello spazio di meno di un minuto.
Il britannico ha gestito la corsa approfittando di un percorso non eccessivamente duro con soli tre arrivi in salita e parecchie altre montagne, come il mitico Galibier, situate molto lontane dall’arrivo; alcuni osservatori, maliziosamente ma non troppo, hanno certificato come gli organizzatori avessero tracciato il Tour per i loro portacolori, segnatamente per Romain Bardet, a digiuno dal 1985 con l’ultima vittoria di Hinault.
È opportuno sottolineare come Froome non abbia conseguito nessuna vittoria di tappa, preferendo un atteggiamento conservativo aiutato, come detto, da una formidabile formazione come il team Sky con una menzione particolare per lo spagnolo Landa, sacrificato per la causa.
In merito agli altri avversari ottima la corsa di Uran, secondo nella generale, tornato ai livelli di qualche stagione fa, mentre la speranza francese Bardet, terzo con appena 1” di vantaggio su Landa, non ha saputo dare quei colpi, quelle rasoiate, che avrebbero dovuto mettere in difficoltà la maglia gialla.
Una menzione speciale per il nostro rappresentante di punta, il Campione d’Italia Fabio Aru, l’unico che ha messo alla frusta Froome vincendo la tappa di La Planche des Belles Filles con arrivo in salita ed indossando per due giorni la maglia gialla dopo un altro attacco a Peyragudes.
Il sardo ha migliorato il piazzamento dello scorso anno ed ha aggiunto ulteriore esperienza per tentare di vincere la Grande Boucle il prossimo anno, come da lui stesso manifestato.
La preparazione, che non dimentichiamo era finalizzata al Giro non disputato poi per un infortunio al ginocchio, ha evidenziato un difetto di condizione verso la terza e decisiva settimana con l’aggravante di una fastidiosa bronchite subita nelle due tappe alpine; è anche ipotizzabile che cambi squadra insieme al direttore sportivo Martinelli, non più in sintonia con le strategie del team Kazako.
Da segnalare infine la cinquina del velocista tedesco Kittel, assolutamente imbattibile fin quando è stato in gara, la forte delusione dell’anonimo Quintana e l’orgogliosa prestazione di Contador ormai al capolinea di una grande carriera.