Roma, 17 agosto 2019 – Un venerdì post-ferragosto che si stava concludendo tranquillamente, in attesa di una frugale cena, quando un messaggio infame e traditore mi raggiunge verso le 20,30 annunciandomi la morte di Felice Gimondi.
Un duro colpo che infrange di colpo i ricordi dell’adolescenza, dei primi idoli sportivi che dagli anni sessanta hanno scandito le mie passioni per lo sport. Idoli come Clay-Alì, come Giorgio Chinaglia, come Marcello Fiasconaro, come Adriano Celentano nello spettacolo, come Fausto Coppi, in età adulta, e come Felice Gimondi, soprannominato dal grande Gianni Brera “Nuvola Rossa”.
Ho scritto vari racconti per www.attualita.it sul corridore bergamasco autentico Campione e professionista dal ’65 al ’78, che ha vissuto la sua straordinaria carriera in simbiosi col “cannibale” Eddy Merckx mostrando l’intelligenza e la dignità non di un eterno secondo ma di un avversario che ha lottato con la feroce determinazione degli uomini della sua terra.
Qualcuno disse durante la sua attività sportiva che Gimondi era un magnifico sopportatore della fatica, termine riduttivo perchè Felice era un Campione completo, forte in salita, grande passista, eccellente a cronometro e buono anche in volata, che ha vinto oltre 140 corse di tutto il calendario in un ciclismo che non era quello iper-specializzato di oggi ma che aveva i suoi maggiori interpreti in ballo da marzo a ottobre.
Gimondi era in vacanza in Sicilia con la famiglia e verso le ore 18 stava entrando in acqua per un bagno quando un malore improvviso lo ha colto non dando nessuna speranza di salvezza ai soccorritori.
Innumerevoli sono stati i ricordi che mi sono venuti in mente in queste ore e al di la dei successi più scontati mi piace ricordare due episodi non vincenti di Felice.
Il primo nel ’67 quando, nettamente più forte, perse il Tour per colpa di una fuga-bidone e di una bevanda ghiacciata che lo mandò in dissenteria facendogli perdere parecchi minuti sulla maglia gialla, documentato nel racconto Pingeon, ladro di sogni.
Il secondo nel mondiale di Mendrisio del settembre ’71, quando nella parte finale della gara rimangono due uomini soli al comando: Merckx e Gimondi. Sulla rampa finale prima del traguardo i due si trovano appaiati in salita, Merckx sui pedali, Felice seduto ingobbito nel tentativo di non farsi staccare e dimostrare al rivale che non avrebbe mollato minimamente. In volata avrebbe poi vinto il belga ma Nuvola Rossa si sarebbe vendicato due anni dopo a Barcellona, addirittura in volata.
Adesso Gimondi entra di diritto nella leggenda e troverà pane per i suoi denti lassù con Coppi, Bartali, Anquetil, Pantani…