Rugby

Il Sei Nazioni parla italiano

Con la bella vittoria sulla Scozia l'Italia mette la sua impronta sul prestigioso torneo continentale!

Roma, 11 marzo 2024 – Grazie a due risultati inoppugnabili consecutivi, la Nazionale Italiana di rugby si installa con pieno consenso, a quota 7 punti,  nel vivo della classifica del più prestigioso Torneo mondiale di rugby.

In attesa di conoscere l’esito dell’ultimo turno, che vedrà gli azzurri impegnati in Galles, contro avversari sicuramente alla portata.

Certamente gli azzurri non vi approderanno quali fanalini di coda, in un Sei Nazioni mai così combattuto ed equilibrato.

Dove si vince o si perde per ragione di un placcaggio ben riuscito (Ange Capuozzo contro Francia).

O per un palo colpito in un calcio piazzato (Garbisi contro Francia e, poi, contro Scozia).

O per un drop centrato a tempo scaduto, come ha fatto l’Inglese Marcus Smith per il successo 23-22 ieri contro l’Invincibile Armada Irlandese.

L’ingresso stabile dell’Italia ovale fra le prime dieci potenze del ranking mondiale era nell’aria.

Lo sanciscono l’Olimpico tutto esaurito con quasi 70.000 biglietti venduti (per la precisione 69.560, di cui 15.000oltre Manica).

Una folla festante, raccolta attorno ad un gesto sportivo di amicizia, con entusiasmo corretto (prima, durante e- soprattutto- dopo).

Grata per lo spettacolo goduto, a prescindere dal risultato.

 

IL CAPOLAVORO DI QUESADA

Il vero capolavoro lo ha fatto il nuovo CT argentino Gonzalo Quesada (mediano di apertura, quarto argentino per punti segnati coi Pumas) che in poche settimane di attività è riuscito a trasferire- ad una rosa azzurra assai rigenerata e ringiovanita- l’idea del rugby in cui lui maggiormente crede.

Che si può definire “Rugby-Maradona”.

Un rugby che valorizza il gioco tecnico-tattico al piede (football) di una popolazione sportiva che pratica entrambi le specialità sportive.

Quesada e Diego Dominguez sono la massima espressione di questo tipo di gioco.

La dottrina di Quesada – come in tutti i giochi collettivi e di squadra – non si basa su una sola chiave.

Quella imperante sembrerebbe, per diffusione ed importanza, quella delle scuole irlandese, sudafricana e francese, che si basa sul rugby multifase

Una visione orientata ad una superiorità fisica e tecnica, che prepara al successivo superamento della difesa avversaria attraverso penetrazioni ripetute con impeto in spazi limitati.

Potrebbe sembrare che non esista difesa che si possa opporre a questo schema.

Così testimoniano i primi 3 successi dell’Irlanda anche in questo Sei Nazioni.

Invece ieri l’Inghilterra di Steve Borthwick è riuscita a mettere in piedi, con gli stessi criteri, una formazione con le stesse valenze irlandesi.

Ed alla fine il piede del piccolo Marcus Smith ha fatto la differenza.

All’Olimpico di Roma l’“Italia-Maradona” ha subito l’approccio fisico e tecnico del XV scozzese che, dopo i primi 30 minuti, si misurava in termini di possesso dell’ovale al 71% contro il 29% dell’Italia.

La risposta azzurra è all’insegna del placcaggio continuo: capitan Lamaro (18 con successo) e tutti gli avanti nella zona centrale; Garbisi, Brex, Menoncello nelle aperture al largo, a copertura delle linee arretrate.

In fondo a tutti, Ange Capuozzo che sbarra la strada al gigantesco Van der Merwe- che pesa 30 chili di più è  devastante una volta lanciato  – grazie a prodigi di coraggio ed abilità tecnica.

Appostato al suo fianco, in supporto contro il superman di origine sudafricana, è Tommaso Menoncello di medesima stazza.

è proprio l’ala veneta a placcare Van der Merwe sul primo pallone della partita, obbligandolo ad un “tenuto a terra”, sanzionato dall’arbitro australiano Gardner con una punizione che Garbisi lateralmente infila fra i pali per il 3- 0 dopo 40 secondi di gioco.

Van der Merwe si rifà più tardi “tenendo alto” Capuozzo volato in area di meta alla sua maniera, dopo un contropiede dell’esordiente n. 8 Vintcent.

Per il poco possesso l’“ItalQuesada” è obbligata a consumare tesori di energie.

Ma non è la condizione atletica il problema.

In caso ci sono i cambi: ad esaurimento di titolari…

E’ necessario, piuttosto, sfruttare ogni pallone recuperato per innestare il gioco al piede appena sia possibile.

Da una rimessa laterale nella metà campo scozzese scatta, infatti, la prima giocata.

Il pallone arriva a Martin Page-Relo.

Il mediano di mischia del Lione si allarga di qualche metro, avanzando, e lascia partire un oculato calcetto in avanti al li à della difesa montante avversaria.

Brex, che è già scattato in avanti di fianco a lui, piomba prima di tutti sul pallone.

Lo raccoglie e sigla la meta che con la successiva trasformazione vale 7 punti, riportando l’Italia in partita, 10-14.

Una meta preparata in allenamento.

Il gioco al piede, fatto bene, dunque, frutta bene ed evita logoramenti.

Esistono, dunque, schemi diversi, tattiche differenti da quelli imperanti in Irlanda.

Gli azzurri, strada facendo, controllano sempre meglio la situazione.

 

GARBISI ED ILTIRO AL PALO

Anche Garbisi nella ripresa con un “grubber” perfetto rasoterra, lancia in meta l’esordiente trevigiano Luis Lynagh – in tribuna il padre Mike, eroe del rugby australiano e già mediano di apertura della Benetton.

La sua trasformazione, in teoria facile, però finisce sul palo.

Salta il sorpasso. Scozia che ancora conduce 21-22.

Strani scherzi del destino: due pali assurdi, nonché problematici, che influenzano una stessa squadra nello spazio di due turni successivi del Sei Nazioni!!

La battaglia continua anche sul 31 a 29 per l’Italia, dopo l’ultima meta scozzese.

Gli azzurri cercano la segnatura di sicurezza.

La Scozia quella almeno da 3 punti da calcio piazzato.

Si esalta, adesso, un altro dei principi del “Quesada-Maradona Rugby”.

L’uso del piede tattico-tecnico richiede sempre un controllo lucido delle proprie mosse: valutarne sempre in anticipo le conseguenze.

La Scozia è impegnata a cercare un varco nelle fila italiane per entrare ed andare in meta, oppure per ottenere un calcio di punizione, senza perdere il possesso in seguito all’intervento dell’avversario.

Gli azzurri a loro volta debbono concentrarsi su come fermare l’avanzata scozzese senza incorrere, anche inavvertitamente, in un fallo che consentirebbe il calcio di punizione contro e la sconfitta 31- 32.

Per una buona manciata di minuti il pallone viaggia da un lato all’altro del campo italiano, sempre nel controllo di una difesa senza falli, come il placcaggio alto, di mera interpretazione arbitrale.

I placcaggi di Lamaro ed i suoi compagni non si contano più.

Fintanto che – dopo 24 fasi di gioco senza soste – Nacho Brex, eletto “Man of the Match”, non scaraventa fuori dal rettangolo di gioco, regolarmente, l’estremo scozzese Kinghorn, chiudendo il match e dando la stura ai festeggiamenti di tutto lo Stadio Olimpico.

Si chiude così un pomeriggio di vero sport.

Nel pomeriggio domenicale Il terzo incontro della quarta giornata ha visto il Galles ospitare la rinnovata Francia, impostata su Golia da far diventare talentuosi rugbisti.

Bleus in difficoltà per un tempo e mezzo, fintanto che le energie consentivano ai rossi gallesi di correre e far correre i pachidermici avversari.

Esaurito il carburante gallese, negli ultimi 10 minuti i Coqs francesi dilagavano raggiungendo il 24-45 che consente loro di risalire la classifica provvisoria, inserendosi al secondo posto a pari punti con l’Inghilterra.

L’Italia è quinta, e sabato prossimo nell’ultima giornata visiterà il Galles a Cardiff, dove non rischia di vincere alcun cucchiaio di legno, avendo già in tasca 7 punti.

Giacomo Mazzocchi

Giacomo Mazzocchi, giornalista professionista, è stato capo redattore di TuttoSport, capo della redazione sportiva di Telemontecarlo, direttore della comunicazione della Federazione Mondiale di Atletica Leggera e direttore della comunicazione della Federazione Italiana Rugby. Vanta una vasta esperienza suddivisa fra giornalismo scritto e video con direzione e gestione di giornali, pubblicazioni, redazioni televisive, telecronache, conduzioni e partecipazione televisive. Cura l'organizzazione e produzione tv di eventi e uffici stampa
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