Al centro del dibattito, lo sviluppo delle squadre degli istituti Penitenziari che già accoglie squadre che partecipano al campionato di Rugby di serie C.
Il Presidente del Coni è entusiasta del progetto Rugby: “L’Italia non è prima nel medagliere olimpico, ma lo è senz’altro per quanto riguarda lo sport sociale e di formazione delle persone. Lo sport negli istituti penitenziari è un elemento essenziale per tanti aspetti che riguardano il reinserimento, la formazione e l’educazione dei carcerati. Molti sport sono impegnati in questa importante missione ma il rugby fa qualcosa in più!”
Per esempio ha due squadre in serie C, La “Drola” a Torino, la “Dozza” a Bologna ma altri gruppi stanno formandosi o sono formati in vari penitenziari.
L’impegno del Dap da un lato e dalla Fir dall’altro (consigliere Cantoni e la coordinatrice Fir Daniela De Angelis) è enorme. Ma i frutti sono li a testimoniare la validità sociale ed umana delle cose realizzate.
Per tutti, ha testimoniato un giovane ex detenuto di un penitenziario piemontese, Francesco Deilla che, con disinvoltura e sicurezza, ha raccontato le sue vicende. Del suo incontro con il rugby in carcere, con il suo rappresentante l’ex azzurro Valter Rista che gli ha insegnato a giocarlo e che gli ha trasformato la vita, diventandone così giocatore. Dopo quattro anni, uscito dal carcere, di aver proseguito a giocare a Rivoli, riuscendo a reinserirsi nella società in maniera totale.
Una massima che si addice “Rugbista per un giorno, rugbista per la vita” un bel modo di evitare che il carcere diventi l’anticamera della morte … civile!