Roma, 13 novembre 2021 – L’Argentina della palla ovale, supera nettamente (37-16) l’Italia a Treviso nel secondo turno della Serie Autunnale di Rugby
Non si è assistito ad un classico match di rugby dove il pallone viaggia soprattutto con l’uso delle mani.
A Treviso si è giocato soprattutto con i piedi per iniziativa degli argentini tutti emuli di Maradona, ma anche memori che il nome di questo sport è Rugby Football: il Calcio di Rugby.
La sfida storica in tutti gli “sport football” vive di due momenti : l’avanzamento territoriale, da farsi con i piedi; la battaglia uomo contro uomo per la rifinitura conclusiva.
L’Argentina (Paese a trazione calcistica) nel ranking mondiale del rugby, ha raggiunto il numero 8, in corsa con i tre colossi dell’emisfero Sud: Nuova Zelanda, Australia, Sud Africa – ed in compagnia con le 5 Nazioni franco-anglo, celtiche che affacciano sull’Atlantico
L’anno scorso hanno sconfitto persino gli All Blacks.
In questa ultima stagione però la strada è costellata da insuccessi. Ultimo, prima di venire in Italia, in Francia per 29-21.
Onorevole sconfitta che non soddisfa affatto l’agonismo gaucho che ammette solo la vittoria, così come non lo accettano gli azzurri scesi in campo allo Stadio Monigo, capitanati da Michele Lamaro.
Per ritornare in auge, il CT argentino Mario Ledesma ha proposto di tornare all’antica scansione del Rugby Football, che partiva dal momento calcio.
Troppo difficile e cruento risalire con il pallone in mano il campo. Meglio tornare all’uso dei piedi per portarsi nell’area di meta avversaria.
Naturalmente è necessario disporre di piedi buoni. Cosa che certamente non fa difetto a Boffelli, Carreras, Sanchez e compagni, così come non mancava all’azzurro Diego Domiguez odal Ministro Hugo Porta.
Organizzata la partita con queste modalità, l’Argentina ( aiutata dalla perdurante limitatezza delle rimesse laterali italiane), si è guadagnata presto la sua prima meta trasformata.
Al 6′ un calcio a seguire a campanile è perfettamente catturato da Boffelli arrivato sull’ovale assieme a Minozzi.
L’estremo argentino poteva andare via solo solo per poi cedere il malloppo a Kremeri che realizza vicino ai pali.
In un attimo: dalla propria aere di meta a quella italiana!
Anche la seconda era tutta una questione al piede, condotta con una serie di dribling per tutta la lunghezza del campo da Gonzales.
Sul 17-0, la gestione del vantaggio – senza consumare troppe energie e con il minimo rischio di sorprese – è stato tutto un susseguirsi di calci ping pong, da una parte all’altra del campo, sempre alla ricerca di un vantaggio territoriale.
L’Italia con la sua foga difensiva, un buon pressing, otteneva solo punizioni da piazzare fra i pali che Garbisi centrava per chiudere il primo tempo 6-17.
La seconda frazione non mutava il suo profilo scenico affidato sempre principalmente ai piedi.
A tutto vantaggio degli argentini che, per la superiorità nel gesto tecnico, riuscivano a liberare buoni palloni per azioni alla mano lineari, concluse con un paio di mete.
Anche se al 51′ la prima mischia disputata a 5 metri dalla meta argentina, fornisce l’occasione al mediano di mischia azzurro Varney per guizzare sotto l’abbraccio di Lavanini.
E segnare la meta del 13-21; due minuti dopo diventato 16-24, grazie ad un centrato piazzato di Garbisi.
Punteggio accettabile non definitivo.
Gli azzurri, infatti, nel tentativo di recuperare consumavano le poche energie rimaste,
mentre i Pumas, più freddamente, realizzavano due segnature con le moule avanzanti sulle quali gli azzurri si trovano, come contro gli All Blacks, impreparati.
Un primo bilancio a caldo indica come per il CT Kieran Crowley ci sia ancora molto da imparare e registrare ad ogni latitudine dell’insieme.
Non è possibile, infatti, che si perdano rimesse laterali su propria introduzione.
Oppure, Il mediano di mischia Varney è bravo come primo attaccante individuale, vedi meta ma il suo passaggio, lento ed impreciso, è una manna per la difesa avversaria.
È un vero peccato disporre di elementi come Paolo Garbisi e Montanna Ioane nella linea arretrata se poi a loro non arrivano mai palle decenti da valorizzare.
Brex è un placcatore intelligente e micidiale.
La materia prima, insomma c’è, bisogna organizzarla meglio e sceglierla con coraggio sperimentale.
Prossimo test autunnale è l’Uruguay. Una occasione per non pensare solo alla difesa.
Contro l’Argentina l’Italia ha giocato 24 partite: 19 perse, una pareggiata e 4 vinte
Italia: 15 Matteo Minozzi; 14 Edoardo Padovani, 13 Juan Ignacio Brex, 12 Luca Morisi, 11 Monty Ioane; 10 Paolo Garbisi, 9 Stephen Varney; 8 Giovanni Licata, 7 Michele Lamaro (c), 6 Sebastian Negri, 5 David Sisi, 4 Niccolò Cannone, 3 Marco Riccioni, 2 Gianmarco Lucchesi, 1 Ivan Nemer
A disposizione: 16 Luca Bigi, 17 Danilo Fischetti, 18 Pietro Ceccarelli, 19 Marco Fuser, 20 Federico Ruzza, 21 Giovanni Pettinelli, 22 Alessandro Fusco, 23 Federico Mori.
Mete: Varney 48′
Trasformazioni: Garbisi 49′
Punizioni: Garbisi (32′, 40′, 52′)
Argentina: 15. Emiliano Boffelli; 14. Santiago Cordero, 13 Matias Moroni, 12 Jeronimo De La Fuente, 11 Mateo Carreras; 10 Santiago Carreras, 9 Tomas Cubelli; 8 Facundo Isa, 7 Juan Martin Gonzalez, 6 Pablo Matera; 5 Tomas Lavanini, 4 Marcos Kremer; 3 Francisco Gomez Kodela, 2 Julian Montoya (c), 1Thomas Gallo
A disposizione: 16 Facundo Bosch, 17 Ignacio Calles, 18 Santiago Medrano, 19 Lucas Paulos, 20 Santiago Grondona, 21 Gonzalo Bertranou, 22 Nicolas Sanchez, 23 Lucio Cinti
Mete: Kremer 9′, Gonzalez 29′, Moroni 43′, Cordero 55′, Bosch 76′
Trasformazioni: Boffelli (9′, 29′, 44′)
Punizioni: Boffelli 15′