Rugby – Gli All Blacks non sono più neri, meglio, per noi!
Roma, 10 agosto 2019 – Nello stesso afoso sabato record, il rugby regala una serie di emozioni che conducono verso momenti di maggiore ottimismo e goduria sportiva.
Fra 40 giorni esatti, il 20 settembre prende corpo in Giappone la nona edizione dei Mondiali di rugby. La terza più importante manifestazione sportiva dopo i Giochi Olimpici ed i Mondiali di Calcio.
In realtà l’evento è già incominciato.
Le vicende dei 3 test-match in programma oggi sono più che semplici episodi di contorno alla manifestazione iridata. Australia- Nuova Zelanda, Argentina-Sud Africa ed Irlanda-Italia sono partite determinanti, infatti, sia per l’oggi che per il domani (fra quaranta giorni)
Intanto quello che è successo a Perth nella mattinata ha un valore storico assoluto.
Improvvisamente gli All Blacks hanno smesso di essere Tutti Neri. Il loro mito di invincibilità (o quasi) è andato a farsi benedire. Al di là dei semplici dati statistici (in cui ogni tanto ci può capitare un raro passetto falso), la Nuova Zelanda ha incassato in una sola partita contro l’Australia , la bellezza di 6 mete, quante non ne subiva in dieci partite e più.
Il match aveva due importanti valenze.
Numero uno, era l’ultimo turno del The Rugby Championship, l’equivalente del Sei Nazioni per i paesi dell’Emisfero Sud (i più forti al mondo) che vede in lizza Nuova Zelanda (dominatrice), Australia, Sud Africa ed Argentina. Gli All Blacks, reduci da un pareggio con il Sud Africa, doveva assolutamente vincere per sperare di puntare ancora al primo posto.
Numero due, il match era l’andata della ‘Bledisloe Cup‘, trofeo annuale prestigiosissimo che si assegna al vincitore del torneo e che da 16 anni consecutivi, trattenevano la Coppa nella loro bacheca.
La settimana prossima è previsto il retour match all’Eden Park di Auckland, ma i Canguri sono già a buon punto.
Fino a ieri, insomma gli All Blacks facevano tutti neri. Da stasera la più pesante sconfitta subita in tutta la storia centenaria (47-26 a Perth) rimescola tutto con incidenze ad ogni livello con i Mondiali ormai alle porte.
In precedenza, l’Australia aveva superato la Nuova Zelanda nel 1999 a Sydney con gli stessi 21 punti di scarto, 28-7, ma senza incassare ben 6 umilianti mete.
Ad onore della cronaca, va rilevato che gli All Blacks hanno giocato l’intera ripresa in 14 per il cartellino rosso che l’arbitro francese Jerome Garges aveva affibbiato a Scott Barrett per una testata all’avversario, Ma i veri Tuttineri, simili situazioni le avevano sempre padroneggiato nel passato..
Oggettivamente l’Australia ha messo in crisi la Nuova Zelanda. La faccenda ci riporta all’Italia che nel Gruppo B dei finalisti, figura in compagnia di Nabibia, Canada, Sud Africa e Nuova Zelanda.
Detto che le prime due sono alla portata azzurra, una Nuova Zelanda in crisi , chissa… potrebbe aiutare a superare la prima fase sempre a patto che l’Italia confermi le buone cose viste nell’ultimo Sei Nazioni. Una raggiunta competitività contro qualsiasi avversario.
La prima “amichevole” contro l’Irlanda, quali lumi ha portato sul livello raggiunto dal XV di O’Shea?
Intanto evitiamo di considerare delle amichevoli questi impegni di avvicinamento. Sabato a S. Benedetto del Tronto, ospiteremo la Russia. Poi sarà la volta di Francia ed Inghilterra.
Siamo ai massimi livelli di uno sport che per definizione non ammette amichevoli. Nel senso che “se non entri duro, sei tu a farti male..”
Perciò devi giocare sempre al massimo.
È chiaro che questi test-match devono servire a fornire delle risposte su gioco e giocatori.
Oggi a Dublino, Conor O’Shea si è preoccupato soprattutto di vedere all’opera 24 giocatori. Per capire come gli possono essere utili. Ha un mese e dieci giorni per comporre l’assieme.
Non sono state impegnate le super star come Parisse, Tebaldi, Allan, Polledri, Ferrari, ed altri.
Però qualche risposta si è avuta e che bisognerà tenere presente.
Per esempio, non si può impiegare uno specialista dei calci piazzati , come Carlo Canna che sbaglia due calci di trasformazione facili facili. Così come la presenza di un mediano di mischia come Callum Braley (dal 50”) è una vera boccata d’ossigeno per la squadra ed anche per chi è sugli spalti. Come è chiaro anche che al di là dalla prepotenza fisica apparente, la qualità del vero talento completo è la capacità di essere sempre in grado di leggere e tradurre la scelta migliore da operare. Come nel caso di Giulio Bisegni che da ala ha operato il calcetto rasoterra che ha mandato Canna in meta, la più bella della giornata.
La sconfitta per 29-10 non è umiliante e può essere produttiva a patto che si cominci a puntare sugli elementi giusti per dare organicità e penetrazione alla squadra.
In serata nelle Ande vinicole di Salta, è in programma Argentina- Sud Africa, un match che interessa da vicino anche l’Italia.