Roma, 20 novembre 2021 – Gli azzurri del rugby tornano a vincere (17-10) dopo 2 anni e 16 partite di digiuno.
Ci riescono allo Stadio Lanfranchi di Parma con una squadra che più nuova non potrebbe essere: con un punteggio risicato; con un allenatore fresco, l’All Black trapiantato in Italia, Kieran Crowley; con un nuovo capitano, Michele Lamaro di soli 23 anni.
All’esordio azzurro, molti altri elementi fra cui anche i due autori delle mete italiane.
Il primo, l’ala genovese Pierre Bruno, emozionato al punto di piangere a dirotto mentre cantava l’Inno di Mameli, ma arci determinato mentre siglava la sua meta funambolica al 17′.
Il secondo è il tallonatore neozelandese di origina tongana Hame Faiva equiparato italiano perchè dal 2017 gioca a Treviso.
Appena subentrato al 49′ a Nemer, prima ottiene una penalità a favore in mischia chiusa avversaria. Poi , sulla prima maule in avanzamento del pack italiano, con perfetto tempismo, elude la guardia avversaria e se ne va in meta, a quota 17 punti.
Pierre Bruno, in campo dal primo minuto, è stato premiato anche quale Uomo del Match.
Una partita avvincente dal punto di vista agonistico grazie alla prestazione dei Terons venuti in Italia intenzionati a mostrare al mondo europeo che il rugby uruguaiano è assai prossimo a quello argentino.
Cioè ha tutto il diritto di essere rispettato.
Molti suoi giocatori sono professionisti in Francia come la seconda linea da 2,03m, Leindekar. Nel Ranking mondiale sono solo tre posizioni dietro l’Italia.
Al Lanfranchi di Parma sono sbarcati seriamente convinti di poter approfittare della crisi prolungata della palla ovale azzurra per batterla per la prima volta.
Tecnicamente entrambe le squadre si sono espresse nei limiti delle loro attuali possibilità, tornando al rugby più semplice, quello che cerca gli spazi al largo e la corsa.
Ed allora sono state scintille.
Una serie di placcaggi reciproci continui. Di corpo a corpo che in qualche occasione sono scivolati al limite della rissa.
Molte anche le penalità che sono culminate in cartellini gialli.
L’Italia è apparsa in grado di tenere bene in pugno la situazione con obiettivo non solo la vittoria, ma anche la produzione di gioco e cospicue segnature.
Tant’è che nei primi 20 minuti si rinunciava a calciare le punizione fra i pali per cercare di portarsi avanti per la realizzazione di mete.
Quella di Bruno è stata un capolavoro sotto questo profilo. Pressione, avanzamento della squadra fino alla gestione di una touche nei “ventidue” uruguaiani.
Sul susseguente drive (finalmente, evitata la difesa del gigantesco Calob Leindecker ) il pallone veniva aperto al largo mal difeso e Braley, saltando due uomini, lanciava Bruno che, in slalom, raggiungeva acrobaticamente la meta.
Trasformata da un ottimo, completo, Paolo Garbisi (suo il placcaggio micidiale, che ha permesso all’Italia di evitare nel finale il pari 17-17.
Le iniziative da ambo le parti risultano molto latine perchè sostanzialmente caotiche e disordinate, ma la pugna è vivace. Più da calcio fiorentino piuttosto che da rugby anglosassone.
I Teros riescono a riavvicinarsi al 60′ tramite una percussione in meta da touche dell’oriundo pilone Sanguinetti, anche lui militante in Francia.
Sul 17-10 per gli azzurri, a 5 minuti dal termine, l’Uruguai si installa a 5 metri dalla linea di meta azzurra.
Potrebbe essere il tracollo. La partita di rugby assume l’aspetto di una pugna medioevale dove non mancano nè i pugni, nè i traumi..
I Teros sembrano avere più fame degli azzurri, i quali potrebbero venire travolti dal maggior agonismo.
Ed invece, è proprio su questo aspetto cardine del “gioco” di Rugby, che il gli azzurri dimostrano di essere sulla buona strada, in crescita.
Gli azzurri, infatti, difendono il suolo patrio centimetro per centimetro. Respingendo ogni assalto.
Paolo Garbisi è un gigante. I suoi placcaggi – subito a ridosso delle mischie – sono implacabili e decisivi e così le sue liberazioni al piede.
Ha solo 20 anni, ma è un guerriero trace oltre che un perfetto mediano di apertura, dotato di buone mani e di ottimi piedi.
Accanto a lui l’esordio convincente al 70′ di Alessandro Fusco (l’ultimo della genia cinquantennale napoletana “Elio Fusco”) garantisce un mediano di mischia adeguato che da tempo si aspettava.
Insomma la nuova Italia sta dando le risposte giuste in vista del prossimo Sei Nazioni.
ITALIA: Padovani, Bruno (70′ Tavuyara). Morisi, Brex, Ioane, Garbisi /Brailey ( 70′ Fusco), Steyn, Lamaro (C), Negri (70′ Licata), Ruzza , Fuser, (60’Sisi); Nemer (49′ Ceccarelli), Bigi (49′ Faiva), Fischetti (49′ (49′ Traorè)
URUGUAY: 15 Silva, 14 Favaro, 13 Arcos Perez, 12 Freitas, 11 Mieres, 10 Etcheverry, 9 Inciarte, 8 Diana, 7 Civetta, 6 Ardao, 5 Leindekar, 4 Dosantos, 3 Arbelo, 2 Kessler, 1 Sanguinetti;
A disposizione: 16 Gattas, 17 Peculo, 18 Benitez, 19 Magno, 20 Lamanna, 21 Ormaechea, 22 Vinals, 23 Alonso
ARBITRO: Craig Evans (Galles)
MARCATORI: 12″ Meta Bruno tr. Garbisi; 15 c.p. Favaro (Ur). 39′ c.p. Garbisi ; 45′ meta Faiva (It.) tr. Garbisi; 60′ meta Sanguinetti (Ur) tr. Omaschea