Caro rugby così non vale – 3 cose da correggere

Roma, 12 febbraio 2017 – Questa volta l’arbitro non c’entra. Anzi, migliore non avrebbe potuto essere. Il neozelandese Glen Jackson, ha fischiato in totale solo 11 penalità la metà di quelle inflitte dall’inglese Doyle in Italia-Galles,  distribuendole equamente fra Italia ed Irlanda (7 a 6 contro le 5 a 16 pro Galles di domenica scorsa). Soprattutto ha penalizzato l’Irlanda con una meta tecnica in mezzo ai pali per un fallo di Donnacha Ryan sull’avanzamento in piedi (maul) azzurro in prossimità della linea di meta  celtica. Quindi anche conseguente cartellino giallo per la seconda linea dei Verdi e riavvicinamento  degli azzurri ( a 10-21).

Era il 32’ del primo tempo ed il match  dell’Italia si poteva riaprire. Anche perché l’Irlanda avrebbe dovuto giocare in 14 per dieci minuti. Ed, invece, nell’azione susseguente, l’Irlanda rimetteva le cose a posto con una sequenza fotocopia di quella azzurra. Una azione favorita da quella una soluzione tattica boomerang predisposta dal CT azzurro O’Shea che ha condizionato tutto il match consegnandoci praticamente inermi nelle mani esperte dell’Irlanda.

Purtroppo l’ottimo CT aveva fatto i conti senza l’oste vale a dire proprio l’arbitraggio esemplare di Jackson teso a favorire il gioco anziché deprimerlo, a fischiare poco. Così il divario esistente fra i due XV ha avuto modo di evidenziarsi assieme a tutte le lacune azzurre  Ed è maturata la più grave sconfitta patita dall’Italia nel Sei Nazioni, da quando è  stata chiamata a partecipare al prestigioso evento all’inizio  del nuovo millennio.

LE LACUNE

1) La prima (colmabile in futuro ma decisiva nella circostanza) deriva dall’inferiorità azzurra nelle rimesse laterali (touche) dove ai 2,11 metri di Toner l’Italia poteva opporre l’1,98 di Marco Fuser. Una seconda linea che, con il suo 1,98 m. offre il meglio di sé come Flanker non come saltatore. Stesso discorso per l’altra seconda Linea Van Schalwyk.

 Considerato che anche se avesse impiegato le seconde linee titolari Biagi (1,99 m. ) e Furno (2,00 m.) le cose  sarebbero cambiate di poco), O’Shea  ha optato per due giocatori in grado di  offrire un contributo maggiore in fase di movimento e difesa. Il CT azzurro ha schierato, perciò,  in campo 5 terze linee anziché 3 affidandosi per le rimesse laterali alle doti da super atleta di Parisse. Il Capitano, si è trovato a dover fare veramente di tutto in campo.

Per far si che la trovata funzionasse era, però cruciale evitare che si disputassero molte touche. Come? Qui la trovata tattica (già parzialmente tentata contro il Galles): evitare di calciare fuori la linea laterale il più possibile in fase difensiva. I vari pedatori azzurri  (Canna, Mcleean, Padovani e chiunque altro) avevano, così, l’ordine  di calciare  facendo ricadere il pallone in campo, nelle mani dei vari Kearney, Zebo, Stander e Heaslip che, ringraziato, puntualmente risalivano il campo con i micidiali contrattacchi che per 9 volte hanno generato  le vicende che hanno condotto ad altrettante mete. Un punteggio record che ha concesso all’Irlanda i punti di bonus che le consentono di essere secondi in classifica a 2 punti dall’Inghilterra nonostante la sconfitta subita a Dublino ad opera del Galles.

Insomma, O’Shea ci ha provato ma gli è andata male! Il problema della touche comunque rimane. Si potrebbe risolvere richiamando  Quentin  Geldenhuys con i suoi 2,03 m. per 116 chili ed una resa come uomo d’urto e placcatore davvero importanti. La seconda linea a Novembre, dopo la vittoria sul suo Sud Africa,  ha deciso di ritirarsi dalla attività della Nazionale per dedicarsi tutto al suo club, le Zebre di Parma impegnato nella PRO 12. Ma basterebbe un segnale e sicuramente riprenderebbe a dispetto dei suoi 35 anni.

2) Seconda lacuna quella della fluidità di collegamento fra la conquista dell’ovale da parte degli avanti e la sua trasmissione. Non si pretende l’abilità estrema  degli irlandesi superiore perfino a quella degli All Blacks, che infatti a novembre sono stati sconfitti, ma sufficiente sì. Gli irlandesi riescono ad intessere manovre una dietro l’altre anche di 16-20 fasi.  In cui avanzano, impegnano gli avversari. Ripartono, di nuovo; vanno ad impegnare gli avversari. Fintanto che, scompaginati tutti, raggiungono il sopravanzo di uomini e realizzano facilmente.

Per realizzare questa manovra occorre, in  primo luogo, che il portatore raggiunga il punto di impatto con l’avversario con il massimo dell’impeto di modo di poter guadagnare terreno e trasmettere il pallone ad un  sostegno avanzante. Arrestato il movimento il pallone deve essere trasmesso dal mediamo di mischia con la massima rapidità e precisione per consentire dietro di avere spazio sufficiente per affrontare i placcatori avversari e giocarsi la palla.

Per raggiungere questi obiettivi in primo luogo è fondamentale affrontare gli avversari con il massimo di veemenza per aprire una breccia. Occorre diventare gladiatori quando l’avversario decide di farsi anche lui gladiatore ed accetta la sfida. Quì sono bravi anche i nostri azzurri soprattutto in fase difensiva. In fase offensiva, invece, appaiono frenati. Come mai? Una concausa appare  essere che non riescono a partire veramente lanciati. Così, anziché impattare duramente l’avversario, finiscono per appoggiarsi e non riescono ad andare, anzi talvolta arretrano. Un fatto comunque appare certo: chi affronta l’avversario a testa bassa frequentemente esce segnato. E non è il caso degli avanti azzurri, tranne Parisse o Favaro.  Si ha quasi l’impressione che taluni azzurri abbiano maturato una mentalità da para-pensionati. La Nazionale, il Superclub Italiano in Pro12, gli stipendi più o meno lauti da difendere sindacalmente li fanno sentire arrivati, forse.. Però la faccia, facciamoci attenzione.

3) Il terzo problema, che potrebbe essere il problema, è la trasmissione dell’ovale dalle mischie e raggruppamenti.  Si è detto che se l’avanti parte male, non lanciato si trova regolarmente stoppato testa bassa o non testa bassa. La fase successiva sarà ancora più lenta e ferraginosa perché manca di un minimo di avanzamento e di arretramento avversario. La fase successiva sarà ancora più critica e presto la squadra perderà, l’ovale o magari subirà una penalità per tenuto.

Molto dipende, dunque, dalla caratura dei mediani. I mediani di apertura Canna e Allan, se serviti a dovere, si fanno trovare pronti,  il primo possiede un calcio piazzato molto accurato.

Qualche riserva invece, sui due mediani di mischia. Edorado Gori appare più dotato caratterialmente, come placcatore e come leadership. Il suo limite è sempre apparso la trasmissione del pallone trattenuto in mano più del dovuto, in un tentativo di corsa o di lanciare l’ovale caricando il braccio per dargli impulso e precisione.  Quel tempo in più significa togliere spazio vitale al ricevitore. Era apparso contro il Galles che questa impostazione fosse stata sorpassata, ma non era così.

Sotto questo aspetto il neo arrivato Giorgio Bronzini, ancora molto immaturo sul piano dell’esperienza – esordiente titolare contro gli All Blacks – appare più dotato. Pensa meno all’interpretazione personale ed il suo passaggio risulta più rapido e con un gesto solo.

Un ruolo, dunque, delicato e decisivo quello del mediano di mischia. Un Troncon non si trova tutti i giorni.

Quanto all’Italia contro la corazzata inglese fra due settimane c’è tempo per intervenire sulle problematiche di cui sopra. Ma a  patto di evitare tattiche miracolistiche, imporre maggior forza d’urto, lavorare sui mediani di mischia e risparmiare Capitan Parisse.

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