Rugby Sei Nazioni. Nuovo ko, nuovo CT. Un’idea? Sergio Parisse
I giocatori ci sono . Manca l'allenatore.
Roma, 15 febbraio 2021 – 13 febbraio. Rugby Sei Nazioni, Inghilterra-Italia. Per i primi 10 minuti, l‘Italia del rugby ha messo nell’angolo l’Inghilterra a Twickenha.
Gli ha piazzato una bella meta dopo 2 minuti e l’ha quasi ridicolizzata mettendo i m mostra tanto talento individuale.
Poi, progressivamente, ma rapidamente, si è liquefatta. Perdendo 41-18.
Meglio del 50-10 subito una settimana fa dalla Francia a Roma?!
No, anzi, è la conferma della inadeguatezza del rugby di questa nazionale. Di questo affascinante sport diffuso e popolare su tutto il pianeta.
Giustamente i nostri lettori, ed altri coinvolti dai media, si domandano: come mai www.attualita.it dedica tanta particolare attenzione ad uno sport che si presenta con una bolletta negativa di circa 100 punti in due partite?
Quando in giro per il mondo ci sono altre discipline come il tennis, lo sci, la vela che conseguono risultati migliori e magari trovano meno seguito mediatico?
La risposta è semplice in questo caso. La responsabilità sta nel manico.
L’Italia attuale del rugby risulta assolutamente competitiva a livello mondiale sia a livello giovanile che a quello anche femminile nonchè per praticanti e tesserati.
È il XV azzurro che non gira e da tempo .
Contro l’Inghilterra e la Francia, Franco Smith ha mandato in campo praticamente una Nazionale giovanile.
L’inghilterra, un XV di età attorno ai 30 anni, i veterani. Questo nonostante la sconfitta contro la Scozia.
Non si può certo dire che in Gran Bretagna manchino i giocatori visto che ne ha a milioni.
Soltanto e semplicemente che i colori della Nazionale devono essere difesi da una squadra. Non dai singoli elementi. E per fare una squadra di uno sport di ragionamento, ci vuole esperienza reale di gioco ad alto livello.
Devono essere veterani, non talenti promettenti emergenti fra coetanei.
L’errore perdurante di Franco Smith e di tanti suoi predecessori di area anglofona, è di andare a cercare i singoli talenti naturali.
Dimenticandosi della loro esperienza soprattutto mentale e strategica e rinunciando all’apporto dei giocatori fatti ed inseriti.
Un caso per tutti.
Il mediano di apertura azzurro in queste due partite, Paolo Garbisi, è un ventenne dalle rare capacità tecniche, fisiche e mentali. Dotato di mani testa, coraggio e piede.
Gli manca soltanto un dettaglio che si acquisisce solo con il tempo e l’esperienza. Il gioco al piede DIFENSIVO.
Fondamentale per il mediano di apertura, specie quando si gioca contro avversari fortissimi come quelli del Sei Nazioni.
È più importante il gioco difensivo che proporsi all’attacco con un gioco alla mano di ottima fattura, in occasione delle rare volte che ti trovi in possesso del pallone.
Nelle due partite di cui sopra, Garbisi è stata bravissimo a lanciare gli attacchi alla mano italiani. Con rapidità, continuità ed eleganza ma il suo piede difensivo ha finito per regalare costantemente il pallone agli avversari.
Questi, a loro volta, li hanno sfruttati per andare spesso e volentieri a punti ed a mete.
Tutto qua il discorso Garbisi, come quello per il suo collega mediano di mischia Varney. Si tratta di rari talenti rugbystici. Ma in coppia arrivano a 39 anni.
Solo qualche tecnico esaltato dal proprio ego, può pensare di bruciarli gettandoli (assieme alla squadra), in pasto a dei pescecani come i francesi o gli inglesi.
Non si sono alternative? Non è vero. E lo si è visto quando Garbisi, nella ripresa, è stato sostituito da Allan.
Questi (figlio di una nazionale di rugby) è un autentico mediano di apertura di statura internazionale. Possiede, infatti, tutti i numeri necessari. Lo dimostra da anni, anche in azzurro.
Ed anche fra le fila del Benetton, la franchigia delle Federazione che partecipa ai Super Tornei Internazionali contro le migliori squadre britanniche, francesi e sudafricane .
In dicembre, Tommaso Allan ha guidato la squadra trevigiana nella storica vittoria a Parigi contro lo Stade Francais 44-20.
Il CT azzurro, lo ha totalmente ignorato, fino al 14′ del secondo tempo quando lo ha messo in campo in luogo di Garbisi.
L’Italia ha subito cambiato marcia. Ma era troppo tardi. Ha gestito assai meglio il pallone e lo stesso Allan è andato a realizzare una meta corale in mezzo ai pali inglesi.
Non sarà, comunque, soltanto grazie all’impiego di Allan o dai numerosi cambi al volo inaugurati da Franco Smith per fare recuperare energie agli avanti, che la musica potrà cambiare.
Non basta! Non si può entrare in campo con un pacchetto di mischia che pesa 40 chili in meno perchè si vuole disporre di giocatori più dinamici per attaccare!
Sarai bellissimo all’inizio, ma ugualmente condannato a perdere la partita quando le energie saranno esaurite dal confronto impari con la stazza degli avversari.
Sotto questo aspetto, questa squadra è sicuramente da ricostruire.
Non dalle fondamenta, ma sicuramente affidandosi a veri esperti veterani ed a nuovi tecnici che conoscano sia il recente passato azzurro che anche il presente.
Per fare un nome, Sergio Parisse tecnico ed esperto giocatore. Lui è a Tolosa che aspetta….
Una provocazione ? No, una idea….