77^ edizione dei Campionati Internazionali d’Italia di Tennis. Il norvegese Ruud gela Berrettini
Berrettini perde per pochi millimetri
Per una mera questione di millimetri, il miglior Berrettini perde l’occasione della sua vita tennistica per disputare, contro Djokovic, la semifinale degli Internazionale d’Italia che si giocano a Roma, a due passi da casa sua.
Favorito dalla pandemia, dai lockdown, dalle Quarantene, dall’assenza di pubblico, il Torneo ATP Masters del Foro Italiaco è stato quello delle sorprese, soprattutto positive, per i tanti nuovi tennisti saliti alla ribalta ai danni delle generazioni precedenti.
Ci si riferisce in particolare agli Under 18-19 anni italiani Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, che hanno strabiliato finchè hanno avuto carburante.
Oggi, nel primo degli incontri nei Quarti di Finale, sono scesi in campo due giovanotti rappresentanti le ultime generazioni sopra i 21 anni. Ancora un italiano, Matteo Berrettini, classe 1998 ed il norvegese di Oslo, Casper Ruud, classe 1996.
Berrettini negli ultimi pochi anni, ha scalato le classifiche mondiali fino all’ottava posizione – numero 4 nel ranking del torneo romano.
Rapida salita anche per il vichingo Ruud che quest’anno è riuscito a conquistare anche il qualificato titolo dei Campionati di Argentina a Buenos Aires, tanto da presentarsi a Roma con il rango 44. Nel suo cammino romano ha sistemato prima khachanov, poi il torinese Lorenzo Sonego e quindi Cilic.
Insomma due ragazzi che non sono più delle speranze ma professionisti maturi sotto ogni punto di vista che non devono “crescere ” ancora neanche atleticamente poichè Ruud, per esempio, è espressione di una cultura sportiva eccellente capace di esprimere campioni di ogni sport praticato. Da buoni vichinghi mettono sci o pattini ai piedi fin dalla prima mattina.
Entrambi i due giovani talenti non hanno ingannato le attese. Si sono espressi al loro massimo livello.
Più esperto, Berrettini è partito di gran carriera ed ha sistemato il primo set già nei primi due games: prima strappando il servizio all’avversario grazie ad un doppio fallo e, poi, facendo suo anche il secondo grazie alle ottime prime palle.
Tutto semplice per il nostro Matteo? Niente affatto perchè Ruud e un figlio d’arte nato con le racchette ai piedi e nelle mani. E come tutti i vichinghi, possiede gambe di ferro, allenate anche dall’hockey su ghiaccio.
Fra i due contendenti è iniziata dunque una battaglia durata tre ore.
Con sorti altalenanti che seguivano la seguente logica: migliori prime palle di Berrettini che giravano gli esiti a favore dell’italiano; miglior recupero del norvegese che come una sorta di Nadal, era in grado di riprendere qualsiasi palla per rimetterla degnamente in campo.
Allo scandinavo, però, non riusciva , di imporre il controbreak ed il set si concludeva in 58 minuti (punto a punto) in favore di Berrettini, 6-4.
Ma non era finita lì poichè Ruud, non si limita a correre, dispone di cultura tennistica per variare tattica di gioco a seconda dell’avversario. L’unica strada percorribile per frenare la prima palla di servizio di Berrettini, era disporsi molto lungo a fondo campo in modo da poter rimandare la pallina nel campo avverso con traiettorie alte, lente e morbide.
La tattica produceva subito i suoi frutti nel secondo set. Quel gioco da pensionati al circolo, sortiva l’effetto di provocare gli errori di Berrettini tentato di affondare fendenti violenti che spesso finivano fuori od in rete.
In alternativa a questa strategia, il norvegese si lavorava Berrettini sul rovescio che non è l’arma migliore del romano.
Si arrivava così al 3-0 determinante per Ruud con Berrettini che aveva una gran voglia di mollare il set per andare più fresco a quello successivo. Tuttavia onorava l’impegno per perdere 6-3.
Il terzo set sarebbe tutto da raccontare.
In salita per Berrettini, il quale (come era successo, a parti scambiate, nel primo set) perde il servizio subito in apertura al termine di un game battagliato per 10 minuti.
Ruud, quindi, mantiene il proprio servizio. SI propone il medesimo quadro del set iniziale a parti invertite: il norvegese avanti a gestire il vantaggio e l’italiano dietro a cercare di strappare il servizio al norvegese.
Finalmente al quinto game, sul 3-1 per Ruud, Berrettini trova nel proprio bagaglio le risorse psico-fisiche per recuperare gli affondi ben portati di Ruud. Non è facile per un omone di quasi 2 metri correre, scattare, da una parte all’altra come un normolinea di 1,80 m.. Matteo ci prova e ci riesce. Strappa l’errore dell’avversario per il pari 3-3.
Berrettini, quindi, si assicura il proprio servizio. Si prosegue punto a punto con Berrettini, rinfrancato, in vantaggio di una lunghezza 4-3.
Per farla breve il match, bellissimo, arriva al 6-6 ed al tie break.
Favorito appare Berrettini per la superiorità nelle prime palle, giocandosi due servizi per ciascuno.
Berrettini parte con il suo turno e va in rete, cioè segna un gol grazie ad uno smash conclusivo. Tocca ora a Ruud per due servizi. Il primo si conclude a favore della risposta di Matteo che va in vantaggio per 2-0. Potrebbe essere il minibreak decisivo. Però Ruud recupera al turno successivo. Si arriva così sul 5-3 per Berrettini e secondo servizio per lui. Ruud risponde con difficoltà ad una palla angolata. Il campo norvegese è perforabile a sinistra. Berrettini prende la misura con il diritto ma la palla va in corridoio di pochi millimetri. Fallito il decisivo 6-3, ci si ritrova 5-3. Berrettini sbanda e Ruud , grande carattere, infila tre punti uno dopo l’altro per chiudere vincente il tie break 7-5, il terzo set 7-6 e la partita che lo porta in semifinale ad affrontare Djokovic che ha dovuto sudare assai per aver ragione di Dominik Koepfer, il mastino tedesco che ha spiegato al bravissimo diciottenne carrarese Musetti che nel Grande Circo tennistico non basta una buona, anche ottima, racchetta per emergere.
Così è ormai, in tutti gli sport. Tennis e golf compresi, per non parlare del calcio.