Fognini c’è – Caruso: applausi
Roma, 1 giugno 2019 – Salvatore Caruso da Avola, chi era costui? Fino a qualche giorno fa non era nessuno, Un Carneade qualsiasi richiamato dal Manzoni nei Promessi Sposi. Ovvero un giovane siciliano che cercava di farsi largo nella vita giocando a tennis da professionista. Un mestiere come un altro, anche se di durata circoscritta e breve come atleta. Una passione che può diventare lavoro, a volte anche piacevole, quando un Roger Federer ti ingaggia per fargli da sparring partner.
Capita, però, che questo robusto e barbuto giovanotto – talentuoso ma forse al margine dei circoli – accademie tennistici dove i talenti diventano un business – testardamente riesca ad infilarsi nelle qualificazioni del Roland Garros, che superi prima l’arduo torneo di qualificazione, quindi l’enfant prodige spagnolo, Jaume Munar (scuola Nadal) e si permetta l’ardire di far fuori in 4 set, il mito transalpino Gilles Simon già numero 6 al mondo, entrando così nei sedicesimi di finale, unico italiano (in compagnia di Fabio Fognini) nella crema del tennis mondiale sulla terra rossa del Roland Garros, l’avvenimento sportivo mondiale del momento.
Tennis in prima pagina.
A Fognini, oggi, la sorte ha offerto un altro spagnolo di rango; quel Roberto Bautista Agut che figura numero 18 nel ranking. Il Fabio nazionale a 32 anni, ha raggiunto la sua massima potenza tennistica. Figura undicesimo nelle classifiche mondiali, una posizione che merita assolutamente. Come spesso gli accade, parte male cedendo il proprio servizio. Ma poi sull’1-3, si riprende ed infila 4 games di fila… Quindi una nuova pausa che consente ad Agut il sorpasso e sul 6-6 si va al tie-break. Il problema principale del tennis di Fognini (ed anche di Agut) è il servizio non perentorio come quello dei più conclamati campioni in circolazione (parliamo di Djokovic, Federer e Nadal). Se il servizio non fosse così decisivo, Fognini avrebbe pochi rivali al mondo. Anche Agut è della medesima “scuola”. Il loro match, così, è andato avanti con frequenti break e contro break.
È stato inevitabile, comunque, che il tennista ligure, una volta studiato l’avversario e individuato come prendersi cura di lui, alla fine abbia vinto il match per 3 set a uno mettendo in scena, assieme ad Agut, uno spettacolo tennistico di alto livello basato su
colpi talentuosi, scambi e pathos. Fognini avrebbe potuto chiudere anche il match in 3 set. Non fosse stato per un “problema” alla caviglia destra che nel terzo set ha richiesto l’intervento “medical” e la fasciatura dell’articolazione. Ora negli ottavi in arrivo il russo di Germania Alexander Zverev, sua bestia nera agli Internazionali d’Italia di un paio di anni fa, ma da lui recentemente battuto a Montecarlo. Le sfide fra i due sono 2-1 per Zverev che figura al 5 posto nel ranking. Fognini con il successo di oggi, è attualmente salito al numero 9 del mondo.
Tornando al Carneade Caruso. Dopo la giornata di oggi è, ormai diventato un ex Carneade.
La sorte nei suoi riguardi, invero, non è stata tanto favorevole. Avversario più proibitivo non gli poteva certo capitare. Novak Djokovic, incontrastato Numero Uno di nome e di fatto. Un vero campione, in grado di non concedere mai niente a nessuno. Veramente
spietato anche con sé stesso. Nel senso che sia in difesa che in attacco dà sempre il massimo. Maestro in qualsiasi colpo e strategia. Con l’eccellenza del suo servizio prepara ogni situazione offensiva. E, quando si trova in difficoltà per la bravura dell’avversario, riesce spesso e volentieri a superarla grazie al ricorso agli “aces” di servizio opportunamente tirati fuori al momento giusto.
Togliere il servizio a Djokovic è praticamente quasi impossibile.
Ebbene oggi nel match contro Salvatore Caruso, più di una volta il giovanotto di Avola è riuscito ad avere a disposizione delle “palle break”. Il Campione ha saputo annullarle tutte grazie alla esperienza, energia e concentrazione nervosa massima ma ha dovuto sudare sette camicie di fronte ad un pubblico che ha molto applaudito gli sforzi
generosi e coraggiosi del novello Davide.
Siccome, poi, il campione serbo è uno che guadagna milioni di euro all’anno ma è anche uno sportivo finissimo, uno che si diverte non solo a vincere, ma a superare un avversario valido, quanto più trova difficoltà tanto più è grato all’avversario che gli
ha permesso di esprimersi al massimo. Proprio come accade nel pugilato.
L’abbraccio fra Caruso e Djokovic, alla fine della partita, è risultato davvero affettuoso da ambedue le parti, non di circostanza. Il serbo perché aveva faticato ma anche si era rassicurato sul proprio stato di forma (che per Djokovic è un perdurante problema psicologico). Caruso perché non è più un carneade del Tennis in quanto ha dimostrato di possedere un notevole potenziale tecnico, agonistico ed atletico e perché farà un balzo in avanti cospicuo nelle classifiche mondiali.
Ed infine, perché il Bonus di 143.000 Euro ottenuto a Parigi rappresenta la prima solida pietra al suo edificio professionale.