Roma, 5 maggio 2019 – Il grande giorno di Matteo Berrettini inizia alle 11 di domenica 5
maggio con la disputa della semifinale del Torneo ATP 250 di Monaco di Baviera, rinviata per pioggia.
Il tennista romano avrebbe potuto vedersela in finale l’altro azzurro Marco Cecchinato, ma la forte racchetta palermitana è stata fermata nell’altra semifinale dal nuovo talento cileno Christian Garin.
Gli tocca perciò Roberto Bautista Agut, maturo giocatore spagnolo quest’anno in gran spolvero per avere superato ben due volte Djokovic, anche a Miami di recente.
Un bel problema, acuito dal fatto che, superato Bautista, subito dopo dovrebbe vedersela con Garin che ha riposato tutta la notte per recuperare la fatica.
Bene, vada come vada, Berrettini, a soli 23 anni, sta dando una prova di raggiunta maturità che ne fa già un solido campione. Il modo con cui ha affrontato le sfide è stato davvero esemplare. L’imperativo è stato per lui :“vincere il difficile match e, contemporaneamente, consumare meno energie possibili!”.
Significativo come sia riuscito a portare a conclusione il programma.
Guardando soprattutto alla finale – ormai consapevole dei propri mezzi per avere conquistato il Torneo ATP di Budapest ed avere inanellato 8 vittorie consecutive – il giocatore romano è partito subito a tutto spiano strappando già al primo game il servizio allo spagnolo. Poi, sfruttando al massimo le prime palle di servizio seguite da palle corte vincenti, ha messo in ginocchio l’avversario concedendo lui soltanto il proprio servizio. Primo set vinto 6-4 in 30 minuti.
Stessa vicenda nel secondo set. Subito il break al primo game. Quindi, amministrazione accorta del vantaggio concedendo, talvolta, a Bautista di aggiudicarsi a zero il proprio servizio. Salvo, poi, accelerare quando intravedeva la possibilità di strappare di nuovo
il servizio. Per chiudere il match ( 6-4, 6-2) in 1 ora e 11 minuti.
Per Berrettini 3 ore di riposo e poi di nuovo in campo per la finale.
Lo attende un avversario fresco e riposato che è anche un ragazzo dotatissimo con fisico da culturista, tecnica completa e forza mentale.
Lo attende anche una ventata di gelo che ha portato in Germania pioggia, nevischio e pubblico sugli spalti imbacuccato come ad una gara di sci.
Appare subito evidente fin dalle prime battute che Berrettini sia scarico. Viene da una serie di dieci partite vincenti nell’arco di una settimana.
Al suo repertorio mancano soprattutto le prime palle di servizio che gli servono per aprire il campo e poi infierire con le palle corte e le smorzate. Anche le sciabolate di dritto mancano al conto. Di contro il cileno Garin è una sorta di Nadal che sta su tutte le
palle, serve bene e sbaglia raramente.
Il primo set della finale scorre veloce nell’assolo del cileno e nella ricerca di sé stesso da parte di Berrettini. Si conclude con un 6-1 per il cileno. Il match appare pregiudicato.
Se nonchè, proprio nell’ultimo game, Berrettini prova a saggiare l’avversario ( contro cui non ha mai giocato) per capire se è veramente irraggiungibile. Ci prova e si procura addirittura una palla break dopo aver annullato 3 set point.
Mentre il nevischio si poggia su spettatori ed atleti, il giovanotto romano scopre di avere ancora energie mentali da spendere, ritrova il servizio e con esso anche il resto del suo repertorio comprese le palle corte micidiali.
Nel secondo set il suo servizio si fa vincente , mentre Garin comincia a perdere qualche colpo. Si fa avanti testa a testa fintanto che il giovanotto romano non si aggiudica perentoriamente tre games consecutivi per vincere il set 6-3.
Il momento difficile dell’azzurro sembra superato, ma Garin è tutt’altro che morto.
Una serie di Ace consecutivi sembrano fare la differenza, il cileno raddrizza la baracca strappando il servizio per portarsi sul 5-3.
Ma subito un nuovo colpo si scena. Matteo impone il contro break.
Si deve andare al tie break per stabilire il vincitore di questo appassionante torneo.
Vista la qualità del servizio mostrata fino a quel momento, favorito dovrebbe essere Berrettini.
Ma, evidentemente, Matteo ha esaurito le batterie.
Non Garin. L’italiano subisce subito un minibreak. Non è in grado di recuperare. Garin infila 5 punti di fila ed il titolo è suo.
Un nuovo talento da seguire con attenzione
Così come Berrettini che ha davvero realizzato una impresa storica in queste due settimane: un titolo ed un quasi titolo giocato in condizioni veramente inedite, avventurose e drammatiche. Ora la parola passa al Torneo ATP 1000 di Madrid, già in corso, dove i tennisti italiani – capitanati da Fabio Fognini con al seguito questi nuovi sicuri talenti azzurri – dovrebbero fare la loro bella figura.
A proposito di belle ed nuove figure, il tennis non deve oscurare le imprese di alcune squadre che stanno restituendo al calcio il piacere di recarsi allo stadio per godersi un sano spettacolo sportivo. Parliamo dell’Ajax olandese che vince e diverte.
L’Ajax italiana si chiama Atalanta, formazione che prosegue alla grande (e con poca finanza) la sua marcia verso la Coppa Italia e verso l’ingresso in Champions.
Ieri a subire 3 -1 dalla banda di Gasperini all’Olimpico, è stata la Lazio. Un complesso che pure vorrebbe seguire gli insegnamenti orobici, ma ancora deve lavorare.
Sotto di una rete realizzata dal laziale Parolo, senza scomporsi più di tanto, ma, praticando il proprio gioco”totale”, L’Atalanta ha piazzato un micidiale 1-2-3 che non ha lasciato scampo. Il tutto sotto l’occhio del C.T. azzurro Roberto Mancini, uno che vede lungo ed è disposto sempre ad imparare.
Intanto Allegri e Spalletti (Juventus ed Inter) continuano a mietere brutte figure, ma insistono pubblicamente a sostenere che il calcio non è giocare bene (e divertire) ma vincere. Perché è il giocatore migliore che vince ….alla fine. “… Specie quando ce l’hai
tutti tu, ironizzano in quel di Bergamo.
Perlomeno Ancelotti ha l’umiltà di sostenere che: se hai tanti campioni – e li fai anche giocare bene – è meglio.