Roma, 26 gennaio 2020 – Fabio Fognini esce agli ottavi di finale degli Australian Open di tennis sconfitto in quattro set (ed oltre 4 ore di gioco) per mano – ovvero per “racchetta” – di Tennys Sandgren, con il punteggio di 7-6, 7-5, 6-7 e 6-4.
Nello sport, e particolarmente nel tennis, può accadere veramente di tutto. Anche che un ragazzone di 29 anni – figlio di un tennista sudafricano quotato – arrivi agli Open australiani con il numero 100 del ranking e qui smentisca tutti i bookmakers facendo fuori in due successivi turni del super torneo del Grande Slam Australian Open prima Matteo Berrettini e poi Fabio Fognini, rispettivamente numeri 8 e 12 del mondo.
Il ragazzone, nato nel Tennesee, si è rivelato un vero “ammazza italiani”. Evidentemente essere ferventi cristiani di confessione evangelica – sulla linea dei luterani calvinisti che sbarcarono esuli in Sud Africa con qualcuno vicino al Vaticano.
Tutto ciò a significare che a Fognini non poteva capitare di peggio dopo le maratone dei suoi primi tre turni, durate complessivamente più di 12 ore.
Un avversario dotato di un fisico da vero e proprio rugbysta: 1,90 m. per 90 chili. Sandgren ha messo a segno 21 aces ed almeno il triplo di prime palle da punto.
Fabio ha cercato in mille modi di opporsi, aspettando il calo fisico di un avversario che ha cercato di far correre il più possibile avanti ed indietro sul campo.
Sull’intera partita , comunque pesa l’accaduto iniziale. Le cinque palle break gettate al vento nel primo set: perso 6-7 al tie-break, seguite dal penality assegnatogli dall’arbitro per perdita di tempo in bagno nell’intervallo, ed a seguito delle proteste di Sandgren.
Fognini è andato visibilmente in crisi con un black out di una decina di minuti. Da cui, è riuscito a riemergere rimontando da 0-4 a 5-4 vincendo 5 games consecutivi.
Quando, però, quando pensava di aver finalmente domato l’avversario “evangelico”, questi ha trovato le energie mentali e fisiche per ritornare in sella e chiudere il set per 7-5.
A rendere ancora più problematica la situazione occorre rilevare che – per ragioni che sfuggono – Fognini ha avuto questa volta davvero qualche problema con arbitri e giudici. Gli sono stati affibbiati, infatti la bellezza di ben 6 falli di piede. Una immensità fuori da ogni standard e precedenti. Perso punti importanti e concentrazione per i quali ha “rotto” – come accadeva troppo spesso nel passato -, ma non questa volta a Melbourne, prendendosi anche il richiamo ufficiale all’inizio del secondo set per una parolaccia.
Comunque, sotto questo aspetto il tennista ligure sembra assai migliorato nonostante le provocazioni subite a Melbourne: probabilmente da associarsi all’influenza in Australia del “coach” di Sandgren, il tennista “Aussie “ Carsten Ball.
Fognini è stato anche capace di applaudire, con sincerità e sportività “inglese” , in piena bagarre finale, il suo avversario per un colpo vincente a conclusione di un lungo scambio.
Il ligure, dunque, ha fatto tutto il suo dovere di fronte ad un avversario poco noto , ma ispirato nel fisico e nella testa. Un tennista contro cui lo scorso anno a Wimbledon aveva perso.
È riuscito a rientrate in partita vincendo al tie-break il terzo set.
Nel quarto , facendo correre molto Sandgren, si è portato sul 4-4. Poi lo statunitense ha offerto una chiara dimostrazione di superiorità fisica infilando 4 aces di seguito che hanno costretto alle resa il ligure.
Fognini si è reso conto che l’avversario ne aveva più di lui. Sperare di vincere un eventuale nuovo tie-break e quindi imporsi al quinto set, sarebbe stata impresa davvero sovrumana e quindi fatale e meritato il passaggio del turno per lo statunitense.
Di positivo c’è solo da rilevare come la sconfitta di Fognini attenui la delusione per quella di Berrettini.
Se il giovane atleta romano, nel giro di un anno, è riuscito a scalare le classifiche mondiali per portarsi in ottava posizione (e Fognini alla dodicesima) è accettabile anche che il “Carneade” Sandgren compia un analogo percorso. A 29 anni? Si, può succedere!
Nello sport, infatti, può accadere di maturare in ritardo quando le circostanze sono propizie (fisico e “fede”). È capitato proprio a Fognini che di anni ne ha 32 .