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Tennis – Promossi gli Azzurri su tutti Sinner

Roma, 17 maggio 2019 – Ammonivano i saggi antichi romani “Ad impossibilia nemo tenetur!” che tradotto dal latinista Presidente della Lazio Calcio, Claudio Lotito, significa “Nessuno è tenuto ma fare cose impossibili”.
È questo il caso della pattuglia di tennisti azzurri che ieri, metaforicamente, ha fatto crollare il Foro Italico ovvero le aspettative di coloro che sfidando le intemperie affollavano, gli spalti dello Stadio del Tennis aspettandosi nuove imprese gloriose da
parte di quattro racchette italiane (Fognini, Berrettini, Cecchinato, Sinner) che tanto bene stavano comportandosi.
Lo sport ha le sue leggi. Nulla si crea dal poco. Non ci si inventa campioni da un giorno
all’altro. Specie negli sport individuali. Specie nel tennis, sport altamente professionistico che muove milioni di Euro ed ogni campione – od anche prospettiva di campione – è una vera propria azienda dotata di strutture e staff che si prende cura di ogni dettaglio.
Il tennis non è il calcio dove un allenatore bravo, magari un Gasperini a Bergamo od un Ten Hag ad Amsterdam, mette a punto un certo modello di calcio e batte tutti.
In comune calcio e tennis hanno soltanto la forma sferica dell’oggetto che colpiscono e la traiettoria che percorrerà. Già nel rugby la palla ovale può rimbalzare dove gli pare e diventare imprevedibile, ma nel tennis no. Il dominio della palla necessita di proprie specificità. Il tennis, come ogni sport individuale, non si improvvisa al tavolino. Richiede una lenta crescita negli anni. Non è un caso, per esempio, che gli ultimi campioni ad imporsi nel Circo Tennistico Mondiale provengano da ambienti in cui sono cresciuti a pane e tennis. Parliamo dei due spilungoni, zazzerati biondi. Parliamo di Alexander Zverev sbocciato un paio di anni fa, a 20. E del ventenne Tsitsipas.
Lo stesso Matteo Berrettini è cresciuto su un campo da Tennis.
Questa crescita del tennista è riscontrata da un congegno infallibile: il punteggio ATP che registra ogni passo della carriera. Se uno è Numero 1 come Djokovic, vuol dire che il suo valore sul campo è il più alto e che, salvo qualche evento fortuito, nessuno a lui assai prossimo nelle graduatoria, può giovarsi di combinazioni favorevoli.
Così il Numero 20 in graduatoria dovrebbe battere il Numero 30. E così via. Questo è l’unico criterio per giudicare il comportamento di un tennista professionista.
Digerita la delusione emotiva per le sconfitte, occorre chiarire che i ragazzi azzurri sono stati all’altezza delle situazione confermando il trend di crescita delle racchette maschili.
Al torneo hanno preso parte 16 fra i primi 19 giocatori al mondo attirati da un monte premi che assegna 958.055 Euro al vincitore.
Fabio Fognini, superati il francese Tsonga ed il Moldavo Albot, è stato fermato da Tsipas che nelle graduatorie mondiali è avanti a lui di 3 posizioni (9 e 12).
Matteo Berrettini, cresciuto esponenzialmente nell’ultimo mese, passando da numero 56 a 31, ha perso da Diego Schwartzman N. 24.
Marco Cecchinato N.19, dopo aver regolato con fatica il talento australiano Deminaur, nel corso di un match che stava dominando 3-0, è scoppiato inspiegabilmente perdendo sette games consecutivi non più riprendendosi. Un fatto anomalo per il giovane palermitano 19 esimo al mondo. Il suo avversario, l’esperto tedesco Phillips Kohlscreiber, stupito, ha preso il regalo ed ha ringraziato. Comunque un Numero 34
che poi ha reso la vita difficile anche a Djokovic.
Il bilancio già favorevole delle prestazione italiane si impreziosisce ancora per la bella avventura di Jannik Sinner. Il diciassettenne altoatesino – al battesimo in una prova così ardua – quale Numero 254 del ranking, ha affrontato e superato un guerriero esperto come lo statunitense Johnson in 3 set . Poi ha affrontato Tsitsipas perdendo con il medesimo score di Fognini (più tardi) 6-4. 6-3.!
Cosa si vuole di più.? Anche perché, per la consolazione degli azzurri nelle loro tasche rimangono dei discreti gruzzoli: 64.225 Euro per Fognini (terzo turno) e 33.635 Euro per gli altri tre. Introiti, naturalmente da dividersi con i rispettivi entourage.
Il Foro Italico, ora, diventa tutto Internazionali. Protagonisti fino alle finali maschili e femminili di domenica, il meglio del meglio.

Giacomo Mazzocchi

Giacomo Mazzocchi, giornalista professionista, è stato capo redattore di TuttoSport, capo della redazione sportiva di Telemontecarlo, direttore della comunicazione della Federazione Mondiale di Atletica Leggera e direttore della comunicazione della Federazione Italiana Rugby. Vanta una vasta esperienza suddivisa fra giornalismo scritto e video con direzione e gestione di giornali, pubblicazioni, redazioni televisive, telecronache, conduzioni e partecipazione televisive. Cura l'organizzazione e produzione tv di eventi e uffici stampa
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