Le regole basilari per immergersi in sicurezza
Roma, 4 agosto – (ansa) Iperossia, embolia, lesioni del timpano. Immergersi in mare affascina, ma se fatto in modo scorretto può provocare non pochi danni. In Italia ci sono mezzo milione di persone, dai 14 ai 65 anni, che possiedono brevetti sub, vuol dire che un italiano ogni 13 spesso effettua immersioni, nei nostri 8000 chilometri di costa ma anche all’estero.
“Sottacqua può andare chiunque sia in buona forma fisica. Nessuna immersione però se non ci si sente in forma, meglio rinunciare anche se si è intrapreso un lungo viaggio per farla. In particolare bisogna evitare di scendere in caso di raffreddore o otiti perché il muco rende difficile la compensazione”, spiega Luca Revelli, chirurgo endocrino del Policlinico Gemelli di Roma ed esperto di medicina subacquea.
Nelle 24 ore dopo le immersioni, ricorda, “evitare sforzi eccessivi ed evitare di viaggiare in aereo, poiché resta azoto nei tessuti e c’è il rischio di embolizzazione”.
Quindi le altre buone regole da non dimenticare: scendere sempre in due, con qualcuno che sia in grado di prestare aiuto in caso di necessità, e ricordarsi che più si scende in profondità più la permanenza dovrebbe essere ridotta. Scendendo, inoltre, il consiglio è quello di compensare con una espirazione forzata a glottide chiusa, ovvero spingersi l’aria nell’orecchio medio tappandosi il naso, anche se si scende solo 5 metri: serve a evitare il trauma più diffuso, la perforazione del timpano a causa della pressione dell’acqua. Le immersioni successive vanno fatte sempre a quote inferiori delle precedenti, comunque sempre a favore di corrente, per evitare di faticare di più e andare subito in affanno. Si può scendere abbastanza velocemente mentre la risalita deve essere lenta e prudente, facendo una sosta di sicurezza, in genere di 3 minuti ogni 5 metri.
Chi va in apnea, poi, deve evitare di farlo dopo immersioni con bombole e risalire al primo bisogno di aria. Per tutti gli appassionati sub infine, il consiglio di bere molto, “anche se non si ha sete”, sottolinea Revelli, “perché, in base ai meccanismi che regolano la diuresi, immergendosi si perdono molti liquidi”.