Dal Pirata allo Squalo, in Francia regna di nuovo un italiano
Roma, 27 luglio – (ansa) Dal Pirata allo Squalo, in Francia regna di nuovo un italiano. Sedici anni dopo l’impresa di Marco Pantani, Vincenzo Nibali riporta in Italia la maglia gialla e il regalo più bello arriva proprio dalla mamma del campione di Cesenatico: ‘Ti aspetto, vienimi a trovare’ dice Tonina.
La dichiarazione. “E’ stata una cronometro difficile da affrontare, ora aspettiamo di arrivare a Parigi: sarà il momento più bello di tutto il Tour de France, con l’Arco di Trionfo e poi la premiazione”. Sono le parole della maglia gialla Vincenzo Nibali in attesa della grande festa finale
Come Merckx e Gimondi vincendo tre grandi giri. L’analisi.
di Adolfo Fantaccini
Le isole Eolie sullo sfondo e lui che si divertiva a sfrecciare a 45 orari con il vento contrario, nei pressi di Villafranca Tirrena, primo Comune fuori dal comprensorio messinese. Quasi un dispetto alla divinità dei venti e all’arcipelago cui ha dato il nome. È lì che suo padre si rese conto di avere un campione in casa, in grado di vincere le grandi corse a tappe. Vincenzo Nibali ha sempre amato le sfide difficili, per questo ha deciso di volersi affiancare a quella che viene considerata un pò come la ‘Hall of fame’ del ciclismo, la cinquina di corridori che hanno vinto le tre grandi corse a tappe: Giro, Tour e Vuelta. Non una cinquina qualunque, ma vere e proprie leggende: Eddy Merckx, Bernard Hinault, Jacques Anquetil, Alberto Contador, Felice Gimondi. Stili diversi, epoche diverse.
Enzino da Messina ce l’ha fatta e adesso che la storia è riscritta, si prepara a riabbracciare la moglie Rachele e la piccola Emma, ai piedi dell’Arco di Trionfo, che lo aspettano per la passerella finale. Poco più di un anno fa, sul podio di Brescia, alla fine della trionfale cavalcata nel Giro d’Italia, era talmente emozionato che non riuscì a cantare l’inno di Mameli. Guardava sua madre Giovanna Romano e suo padre Turi, ma pensava a suo nonno Vincenzo, dal quale ha preso il nome. Fu lui a regalargli il primo triciclo. Chi lo avrebbe detto che sarebbe diventato una leggenda del ciclismo? Nibali ha costruito la propria vittoria giorno dopo giorno, preparandosi bene, mettendosi dietro alla moto del fido Paolo Slongo, sul Passo San Pellegrino.
“Io faccio Froome e tu mi corri dietro…”, gli diceva, ed Enzino a pedalare in apnea, a 1.900 metri d’altezza. Come sono lontane le Eolie. Nibali è un mostro di tattica, di strategia: studia gli avversari, carpisce le loro debolezze e le trasforma in energia produttiva per la propria bici. Voleva diventare invincibile, inattaccabile, c’è riuscito, acquisendo la sicurezza degli audaci e ricalcando le orme di Felice Gimondi. Non ha il fuoco dentro di Pantani, ma la capacità di trasformare le corse impossibili – fra Alpi e Pirenei – quasi in una kermesse cicloturistica. Un campione vero, misurato, come il bergamasco Gimondi. Mai una parola fuori posto, una frase di troppo. Ha stravinto il Giro d’Italia 2013, ha dominato il Tour de France, convincendo anche i francesi. Nessuno avrà più il coraggio di dirgli che ha vinto, perché erano assenti Froome e Contador, entrambi ritirati per cadute, ma già staccati dallo ‘Squalo dello Stretto’.
Il Tour di Nibali è stato strategicamente perfetto, la sua condotta di gara intelligente, sicura, aggressiva e, allo stesso tempo, misurata. La sua vittoria rappresenta qualcosa di prezioso per un ciclismo in cerca di nuovi protagonisti. Non eroi per caso, ma uomini veri, onesti. A casa Nibali, in quel di Messina, c’è la foto di Enzino su un triciclo e suo nonno la mostra con orgoglio, vantandosi di averglielo regalato lui. La sua più grande vittoria si chiama Emma, nata alla fine di febbraio, Nibali la tiene come una pietra preziosa. È uno dei pochi svaghi di una vita serena, senza eccessi, da campione autentico, senza tatuaggi né creste. Nibali ha il volto dell’Italia che resiste e spera. A Messina, intanto, lo aspettano con la ‘maillot jaune’. Assieme ai familiari ci saranno anche due amici speciali: uno si occuperà della produzione di granite al caffè con panna, un altro degli arancini ‘Nibali’. Dopo quello rosa, in occasione della vittoria al Giro d’Italia dell’anno scorso, quest’anno ne ha preparato uno rigorosamente di giallo. E non poteva essere altrimenti.
Mamma Pantani, felice per Nibali ora lo aspetto
“Sono felice per Nibali, è stato bravo. Ora lo aspetto a braccia aperte. Sono stata io a farlo vincere? No, no, è stato bravo lui”. Questa la dichiarazione di Tonina Pantani, mamma di Marco, ospite all’Est Film Festival di Montefiascone, giunto all’ottava edizione e diffusa dall’ufficio stampa Iceman Management. In contemporanea con la penultima tappa del Tour de France, che ha visto Nibali ancora protagonista, Tonina e Pino Roncucci, storico direttore sportivo che scoprì Pantani giovanissimo nel team Giacobazzi, hanno partecipato ad un incontro pubblico a cui ha preso parte anche Carlo Campili della Iceman Management, l’agenzia che cura l’immagine della famiglia del Pirata. Nibali aveva annunciato che in caso di vittoria del Tour avrebbe regalato la maglia gialla a Tonina, visto che proprio Tonina, in occasione del decennale della morte di Marco, aveva donato la maglia gialla di Marco proprio a Nibali.
Malagò, campione che onora tutto sport italiano
“Un campione straordinario che fa onore a tutto lo sport italiano. Vincenzo Nibali ci sta regalando con un favoloso Tour de France gioie immense di cui tutti noi dobbiamo essere orgogliosi”. È il messaggio che il presidente del Coni, Giovanni Malagò, invia a Nibali, atteso domani alla passerella trionfale a Parigi. “A lui, alla Federazione e al suo presidente Renato Di Rocco – dice il capo dello sport italiano – va il nostro plauso per aver fatto rivivere agli italiani dopo tanti anni giornate memorabili che domani lo porteranno ad alzare le braccia trionfanti agli Champs-Elysées. Lo aspetto al Coni non appena con i suoi impegni potrà venire a Roma”.
Il giorno della crono. Nibali: “Non è un sogno, ho vinto davvero”
“Non è un sogno, ho vinto davvero”. Vincenzo Nibali sembra aver bisogno di un pizzicotto per realizzare di aver finalmente conquistato il Tour de France. Lo ‘squalo dello Stretto’, quarto nella cronometro che rappresentava l’ultimo ostacolo verso Parigi, ha divorato la Grande Boucle con l’autorevolezza del campione e domani, nella passerella sui Campi Elisi, potrà serenamente pedalare con indosso la maglia gialla e un flute di champagne in mano. “Sono contento, sarà il momento più bello della corsa, con l’Arco di Trionfo e la premiazione – confessa il corridore messinese dell’Astana -. L’emozione di arrivare a Parigi è da pelle d’oca, inspiegabile. Quando sono venuto qui per disputare il primo Tour della mia carriera sono rimasto stregato dall’atmosfera dell’ultima giornata, dal giro d’onore, dal tifo della gente… È un pò tutto irreale, devo abituarmi lentamente. Il pensiero di aver vestito la maglia gialla dalla seconda giornata fino alla fine è stato logorante, non è stato facile per niente. Ora voglio godermi questi momenti con la mia famiglia e con i miei amici”. Un pensiero, però, lo riserva a Marco Pantani, l’ultimo trionfatore italiano nella corsa a tappe più prestigiosa del Mondo: “Quando lui vinceva ero ragazzino. Sua mamma mi ha regalato la sua maglia gialla e quando tornerò, come promesso, le porterò la mia”. Una maglia che Nibali ha difeso con intelligenza, attaccando nei momenti giusti, sul pavé e nella crono, su Alpi e Pirenei. Nulla hanno potuto gli avversari rimasti in gara (dopo i ritiri di peso di Froome e Contador). Lo spagnolo Alejandro Valverde non riuscirà a salire nemmeno sul podio, scalzato dai francesi Jean-Christophe Peraud e Thibaut Pinot entrambi più veloci nella cronometro di 54km da Bergerac a Perigueux vinta dallo specialista tedesco Tony Martin (al secondo successo personale dopo quello centrato nella 9/a frazione). “Il quarto posto nella crono è un risultato che mi soddisfa, è stata una buona prestazione. C’era un pò di tensione perché non era una prova semplice visto che c’erano molti rettilinei, falsi piani, e poca salita – sottolinea Nibali dopo aver tagliato il traguardo -. Non vedevo l’ora di arrivare. Era una crono in cui volevo dimostrare di poter far bene, e sono contento del quarto tempo, ora il mio pensiero è per domani”. Quando Parigi celebrerà il suo nuovo re.