Roma, 10 ottobre 2019 – Dunque sabato sera assisteremo ad un altro obbrobrio calcistico: la nazionale italiana scenderà in campo contro la Grecia vestita di verde!
E per di più con lo scudo tricolore sul petto che non sarà più tricolore!
Cosa che è anche più grave della maglia verde, che in passato è stata usata nella storia della nazionale solo in un’altra occasione: nel dicembre 1954, sempre allo Stadio Olimpico di Roma, contro l’Argentina, battuta 2-0 con gol di Frignani e Carletto Galli.
Lo sponsor tecnico Puma, d’accordo con la Federcalcio, ha scelto di vestire l’Italia con questa maglia nell’occasione in cui, battendo la Grecia, conquisterebbe aritmticamente la qualificazione alla fase finale degli Europei 2020, che si disputerà in più capitali del Vecchio Continente, Roma compresa, dove si giocherà la gara di apertura e dove giostreranno gli azzurro-verdi padroni di casa.
La Puma ha chiamato questa maglia “Rinascimento” in omaggio alla linea verde adottata dal Ct Mancini, che per rilanciare l’Italia si è affidato soprattutto ai giovani.
Sarà.
Ogni scusa è buona per giustificare scellerate operazioni di marketing che poco tengono conto della tradizione e dei colori delle nazionali e delle squadre di calcio, ai quali i tifosi sono giustamente molto legati e nei quali si identificano.
A noi, visto il momento economico drammaticamente difficile che sta vivendo l’Italia, questa maglia, più che farci pensare al Rinascimento, ci sembra dire: “Ragazzi, siamo al verde!”.