In questi giorni ricorrono gli anniversari di due momenti fondamentali della Seconda Guerra Mondiale che meritano di essere sempre ricordati.
Il 4 e 5 giugno del 1944 le truppe americane comandate dal generale Mark Wayne Clark entrarono finalmente a Roma senza incontrare grandi resistenze da parte dei tedeschi. Il feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante della Wehrmacht in Italia, preferì infatti ripiegare verso nord senza impegnare un combattimento all’interno dell’area urbana della Capitale d’Italia, liberata dalla 5ª Armata statunitense, proveniente da Anzio. Ad accogliere gli americani in città fu, dunque, una popolazione festante e gioiosa, che non vedeva l’ora di liberarsi dal giogo nazista.
Sempre in quei giorni cruciali per le sorti del conflitto che aveva sconvolto l’Europa e il Mondo, all’alba del 6 giugno, le truppe alleate sbarcarono in Normandia al comando del generale americano Eisenhower.
Quel giorno, in cui tanti giovani soldati morirono da entrambe le parti solo per assecondare la follia della guerra e di chi la volle, è passato alla storia come il D-Day. Oggi, a settant’anni esatti da quegli avvenimenti vogliamo ricordarli con queste poche righe, per non dimenticare che i lunghi decenni di pace che l’Europa prima divisa e poi unita ha vissuto da allora ad oggi, si devono anche al sacrificio di quei soldati, le ossa di molti dei quali riposano nei tanti cimiteri di guerra sparsi nel Vecchio Continente.
Per celebrare questo anniversario così importante, in Normandia arriveranno anche Barack Obama, Vladimir Putin e Angela Merkel, oltre ovviamente ai veterani dell’operazione militare che cambiò definitivamente le sorti del conflitto.
Dunque, dopo essere stato estromesso dal G8 per le note vicende legate all’Ucraina, Putin sarà gradito ospite di François Hollande, assieme a numerosi capi di Stato e di governo, tra i quali il presidente Giorgio Napolitano come rappresentante dell’Italia.