Eseguite perquisizioni domiciliari in alcuni uffici della Regione Lazio, dell’Ospedale Israelitico e della Asl
Roma, 29 settembre – È una truffa pari “a milioni di euro per centinaia di trattamenti sanitari” quella che contestano per i reati di ” concorso in truffa e falso ai danni del Sistema sanitario ” i pm Corrado Fasanelli e Maria Cristina Palaia della Procura della Repubblica di Roma a 10 persone, fra cui il direttore generale dell’ospedale Israelitico, Antonio Mastrapasqua ex presidente dell’Inps, il direttore sanitario Luigi Antonio Spinelli e il vice direttore amministrativo Tiziana D’Agostino. Con loro, figurano anche due funzionari della Regione Lazio già coinvolti nel procedimento madre, non legati all’attuale amministrazione e 7 dipendenti dell’ospedale. Secondo i Pm, gli indagati “avrebbero attestato falsamente, nella documentazione trasmessa agli uffici della Regione Lazio competenti al pagamento delle prestazioni sanitarie in convenzione con il ssn, interventi sanitari”.
In particolare, le irregolarità sono state riscontrate irregolarità nei rimborsi nei settori di ortopedia dove sono “stati inseriti a rimborso come prestazioni di ricovero”, in realtà effettuate “in regime di day hospital o day surgery, remunerato con 4.629 euro anzichè con 2.759 euro e altresì interventi sanitari che avevano riguardato biopsie trans perineali erano stati inseriti a rimborso come prestazioni di ricovero e remunerati rispettivamente 1.459 euro e 1.331 euro invece di 238 euro e 151” mentre in passato, nel 2009, erano state riscontrate irregolarità nel settore odontoiatrico da cui nasce l’inchiesta madre. Tra il 2006 ed il 2009, l’ospedale avanzò la richiesta di rimborsi alla Regione Lazio per “interventi fantasma”, verificandolo nel 94% delle cartelle cliniche. La Regione Lazio governata da Nicola Zingaretti perciò sospese il pagamento di 15,5 milioni di euro in fatture all’Ospedale Israelitico, e congelò i due protocolli d’intesa che la vecchia amministrazione stipulò con la struttura sanitaria nel 2011 e nel 2012.
Dalle indagini è emerso che l’ospedale era in condizioni di conoscere in anticipo la data delle ispezioni svolte dal personale dell’Asl Rmd, cosi che modificava “lo stato dei luoghi, la destinazione degli ambienti dell’ospedale e delle attività sanitarie svolte” in modo da “indurre in errore” gli ispettori della Regione.
Nel decreto viene citato anche un’altro episodio relativo ad una ispezione della Regione “finalizzata al controllo delle prestazioni di assistenza domiciliare integrata (Adi) e di assistenza domiciliare oncologica (Ado)”. Gli indagati, tra cui anche due primari, “hanno fornito decine di false cartelle cliniche di anziani in regime di Adi e Ado in precedenza mai compilate e facevano giustificativi, falsi nel contenuto e nella data, in relazione alla mancanza di documentazione sanitaria di assistiti in regime di Adi e Ado”.
Il Codacons ha dichiarato che si costituirà parte offesa.