La donna, che stava vivendo un periodo difficile avendo il marito molto malato e deceduto dopo poco, seppur in dubbio sulla sua responsabilità, per porre fine alla questione pagava le 800 euro richieste. Dopo qualche giorno, il malvivente si presentava a casa dell’anziana e, asserendo che nell’incidente anche un’autovettura aveva riportato danni, otteneva altri soldi. L’uomo, approfittando dello stato emotivo della signora, adducendo soldi per spese legali, otteneva altre cifre da 6mila a 25mila euro, sempre in contanti. Inoltre, per farla sentire in colpa, le diceva che a seguito dei danni fisici riportati (si presentava con una stampella!), era stato licenziato da una società americana per la quale lavorava. Infine, la minacciava di denunciare il sinistro e quindi, come conseguenza, per lei ci sarebbe stato l’immediato ritiro della patente.
La vittima, temendo di non poter più utilizzare il mezzo, indispensabile per sopperire alle proprie necessità, recarsi a fare la spesa o portare il cane al parco, era costretta a sottostare alle continue richieste estorsive, fino a raggiungere l’importo totale di 150mila euro.
Non soddisfatto, M.D., minacciandola, le richiedeva l’ulteriore somma di 16mila euro, in due tranche. Con il conto prosciugato, pur cedendo il quinto della pensione, la donna non poteva pagare quella cifra per cui, timorosa, chiedeva un prestito al nipote al quale spiegava quanto stava vivendo da quattro anni.
Questi, capendo che l’anziana zia era stata vittima di un raggiro, la accompagnava presso i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Firenze, che ricevuta la denuncia, predisponevano un servizio di osservazione ed appostamento.
Non appena il malfattore ritirava la somma consegnatagli dall’anziana, i militari dell’Arma intervenivano per bloccarlo. M.D., gettata la busta sotto una macchina, utilizzando come arma la stampella, colpiva i Carabinieri e tentava la fuga a piedi ma veniva raggiunto e, dopo una colluttazione, veniva arrestato. Un Militare operante doveva farsi medicare per le lesioni riportate.
Il pregiudicato negava qualsiasi rapporto con la signora poi, alle contestazioni della flagranza, ammetteva la responsabilità.
Nel corso della perquisizione domiciliare, veniva sequestrato materiale utile ai fini investigativi tra cui un timbro recante la dicitura “depositato in cancelleria”, probabile strumento utile a confezionare finti atti del tribunale per provare il suo finto coinvolgimento in vicende penali che lo avevano danneggiato e che gli consentivano (a suo dire) di poter chiedere somme di denaro come ristoro dei procedimenti patiti.
Dopo le formalità di rito, M.D. veniva arrestato per rispondere dei reati di ” estorsione, resistenza e lesioni a Pubblico Ufficiale” ed associato alla Casa Circondariale di Sollicciano.
Per l’anziana signora, è la fine di un incubo.