Dopo l’aggressione, i due fuggivano a bordo di un’autovettura che però veniva intercettata da una Volante della Polizia. Dopo un breve inseguimento, prima in auto e successivamente a piedi, gli agenti riuscivano a bloccare un 40enne colombiano, che veniva arrestato con l’accusa di “concorso in tentato omicidio, lesioni aggravate e porto abusivo di armi bianche” mentre il complice riusciva a fuggire.
Gli agenti del Commissariato Fidene – Serpentara, diretto dal dr. Francesco Bova, dopo aver ascoltato i testimoni dell’episodio, riuscivano a delineare il quadro della situazione ed inquadrare il grave fatto di sangue quale una vera e propria spedizione punitiva dovuta a diatribe famigliari ed organizzata dall’arrestato contro il cognato.
Le lunghe e complesse indagini svolte dagli investigatori del Commissariato, permettevano di identificare il complice fuggito per Y.E., venezuelano di 27 anni, che dopo l’aggressione, si era reso irreperibile. Le indagini, per la loro completezza, consentivano all’autorità giudiziaria di emettere un provvedimento di custodia cautelare nei confronti del predetto Y.E..
I poliziotti, con una paziente opera di analisi di tabulati telefonici, di pedinamenti ed osservazione, riuscivano a restringere il luogo delle ricerche del venezuelano nelle baracche costruite lungo la via Casilina.
Gli appostamenti permettevano di individuare il luogo esatto del rifugio del ricercato così, ieri, avuta la certezza che il catturando fosse all’interno, scattava la cinturazione della zona ed il blitz nella baracca. Y.E. veniva finalmente arrestato e posto a disposizione dell’Autorità giudiziaria.