Roma, 21 marzo 2020 – Secondo quanto riporta il quotidiano “La Repubblica” l’evento che avrebbe fatto esplodere il contagio a Bergamo sarebbe stato l’esodo di 45mila bergamaschi a Milano per la sfida di Champions League tra Atalanta e Valencia dello scorso 19 febbraio. E’ stato ricostruito dalle istituzioni che c’era già stato qualche caso di contagiato sia a Valencia che in provincia di Bergamo, prima che le due tifoserie si incontrassero a Milano. Da lì, poi, l’epidemia si è diffusa ed oggi ci costringe ad assistere alla tragedia che sta vivendo la città lombarda. Confessiamo che quella sera anche a noi era venuta in mente l’ipotesi che potesse verificarsi questa terribile eventualità, perché il virus era già in circolazione e temevamo che S.Siro gremito per quella partita lo avrebbe aiutato a diffondersi ancora di più. Ma noi non siamo dei virologi, bensì solo degli appassionati di calcio ed oggi, avere la conferma che l’evento sportivamente più bello che Bergamo ha vissuto negli ultimi decenni possa diventare, allo stesso tempo, anche il più brutto ci rattrista troppo. Come connazionali dei bergamaschi, come amanti del calcio, ma soprattutto come esseri umani. Quando questa triste storia sarà finita (perché prima o poi finirà) dovremo ricordarci tutti di questi giorni di sofferenza e di Bergamo, che prima grazie alla sua splendida Atalanta e poi con la dignità e la forza con la quale sta affrontando e sopportando tutto questo merita di essere chiamata “altissima”, non più semplicemente alta. Ma dovremo ricordarci anche il monito che ci arriva da quello che è accaduto, ovvero che lo spettacolo non deve andare avanti sempre e comunque. Che di fronte ad eventi che possono diventare catastrofici ci si deve fermare, non come pensa ancora qualche sconsiderato presidente della Serie A di riprendere il campionato appena si può per suoi interessi di bottega. Perché la vita di ogni singola persona di questo pianeta conta sempre di più di ogni altra cosa. Dei soldi, degli interessi, degli obiettivi. Di tutto. Coraggio Bergamo, coraggio compatrioti lombardi, coraggio italiani che state soffrendo e combattendo in prima linea contro questo nemico terribile. Medici, infermieri, camionisti, cassiere dei supermercati, lavoratori tutti che in questo momento dovete stare sul vostro posto di lavoro. Noi, finché avremo la salute, possiamo aiutarvi in un solo modo: stando nelle nostre case, come tutti chi chiedono di fare, con senso civico, responsabilità e rispetto nei vostri confronti. Quando tutto sarà finito torneremo ad uscire e a tifare per le nostre squadre e magari anche un po’ di più per l’Atalanta, che diventerà il simbolo della vostra e della nostra rinascita. La Dea che non muore mai e che riprenderà a farci sognare tutti insieme.
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