Lungo il seppur breve itinerario, però, da dietro un muretto, sbucarono 3-4 terroristi armati di pistola che, vigliaccamente, aprirono il fuoco contro di lui, ferendolo mortalmente. Prima di fuggire, uno dei componenti del commando gli sparò un colpo di grazia alla testa. L’omicidio venne rivendicato dalle Brigate Rosse come un’azione che rientrava in un loro progetto per contrastare e colpire gli apparati dell’antiterrorismo. Le indagini svolte della Digos sulla morte di Romiti consentirono di individuare e catturare, nel gennaio 1982, tutti i componenti della Colonna XXVIII marzo delle B.R. tra i quali Antonio Savasta, Renato Arreni, Giorgio Benfenati, Walter Di Cera e Giuseppe Palamà, che furono condannati all’ergastolo.
Stamane le due commemorazioni presiedute dal Vicario della Questura, dott. Lorenzo Suraci, cui hanno partecipato Autorità civili e militari nonché i familiari ed i colleghi delle vittime, con la deposizione di una corona a nome del Capo della Polizia, Prefetto Alessandra Pansa, sulle lapidi collocate presso il Commissariato Prenestino e alla Caserma “Maurizio Giglio” dove prestavano servizio le due vittime del dovere.
All’epoca, trattando la Polizia Giudiziaria alle Compagnie Carabinieri di Casilina e Montesacro, avevo conosciuto personalmente Mariano. Era prima un uomo e poi un investigatore attento, con il quale avevamo collaborato in molte indagini, con continuo scambio di informazioni. Le Brigate Rosse, colpendolo, avevano centrato un grosso obiettivo per la Sua capacità operativa e conoscenza del territorio. Lo porto ancora nel cuore, come l’eroe che effettivamente era.
Onore ai due caduti del glorioso Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza.