Bari, 13 febbraio 2014 – Nell’anno 2010, due imprenditori edili in gravi difficoltà economiche, al fine di ottenere un prestito in contanti di 40.000 euro, furono costretti a rivolgersi a F. Po., di anni 59, che aveva la gestione dell’operazione usuraria nel territorio per conto del pluripregiudicato 50enne G.M. alias “u fantasm”, ritenuto boss del quartiere S. Paolo di Bari, con l’accordo che avrebbero pagato gli interessi.
Poichè le cifre richieste erano sempre più esorbitanti tanto da non consentire ad uno degli imprenditori di pagare, F.Po., spalleggiato da F. Pa. 30enne e dal 23enne D. M., si rendevano responsabili di un gravissimo episodio di pestaggio nei suoi confronti, costringendolo a stipulare con gli estorsori un falso contratto preliminare di compravendita finalizzato alla cessione di un appartamento ed un box auto, in via di edificazione, per un valore complessivo di oltre 250.000,00 euro.
Per eludere le eventuali attività investigative ed assumendo una parvenza legale per la cessione dell’immobile, F. Po. consegnava periodicamente all’imprenditore (cessionario dell’immobile) assegni circolari a titolo di corrispettivo dell’appartamento in via di acquisizione. L’imprenditore versava immediatamente gli assegni richiedendo contestualmente il controvalore in contanti, somma che all’uscita dalla Banca, era costretto a consegnare nelle mani del Po. che provvedeva a far avere al boss G.M..
I due imprenditori, ormai impossibilitati a pagare gli interessi, che dalle indagini risultavano essere di un tasso usuraio oscillanti tra il 112% ed il 285% su base annua, fatti oggetti di continue minacce e vessazioni, si rivolgevano al Comando della Guardia di Finanza di Bari.
Gli investigatori della Guardia di Finanza, parallelamente alle indagini di polizia giudiziaria, avviavano con gli investigatori del G.I.C.O. del Nucleo pt Bari comandato dal Ten. Colonnello Gianluca Angelini, ad appartenenti al Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza (S.C.I.C.O.) complesse indagini patrimoniali volte alla sottrazione dei patrimoni illecitamente accumulati dalla consorteria criminale.
Più in particolare tali attività si sviluppavano attraverso:
– l’incrocio delle risultanze ricavabili dalle banche dati in uso al Corpo (Anagrafe Tributaria, Camera di Commercio, P.R.A., Catasto) grazie alle quali è stato possibile tracciare un puntuale ed analitico profilo patrimoniale dei soggetti indagati e dei loro familiari conviventi;
– l’ausilio di sofisticati sistemi informatici (il noto applicativo “MOLECOLA” – elaborato dallo S.C.I.C.O.) che hanno consentito di evidenziare una netta sproporzione tra l’elevato tenore di vita dei soggetti ed i redditi dichiarati da considerarsi sulla soglia della povertà.
Gli accertamenti svolti, evidenziavano enormi sproporzioni fra le fonti di reddito degli indagati ed il cospicuo valore dei beni mobili ed immobili nell’effettiva disponibilità degli stessi. Veniva, infatti, appurato che a fronte di esigue dichiarazioni dei redditi presentate, i soggetti arrestati avevano la disponibilità di un ingente patrimonio composto dai beni mobili ed immobili.
La completezza delle indagini esperite, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Bari, consentiva all’Autorità Giudiziaria di emettere cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere per reati che vanno da “usura, estorsione a favoreggiamento reale e personale, reati commessi con l’aggravante delle modalità mafiose”, nei confronti di G. M. , D.M. , F. Pa. e F. Po. nonchè del 51enne D.P., tutti residenti in Palo del Colle (BA). D.P., aveva fornito ausilio a F. Po. per occultare e distruggere documentazione di varia natura utile alla ricostruzione delle vicende indagate.
Con l’esecuzione dei provvedimenti restrittivi, eseguiti in mattinata odierna, sono stati sottoposti a vincolo cautelare, n. 6 unità immobiliari e n. 6 automezzi, per un valore pari a circa 2 milioni di euro.