Con l’accusa di pedofilia, finito in carcere un parroco del Ravennate
Ravenna, 5 aprile – Don Giovanni Desio, 51 anni, originario di Milano e da 13 anni parroco di una piccola località rivierasca dove è conosciuto con il soprannome di “John”, giornalista critico musicale e cinematografico nonchè direttore del settimanale diocesano “Risveglio 2000”, era balzato al poco onorevole onore della cronaca già nello scorso 13 febbraio quando, alla guida del suo potente Suv Bmw X1-19, del valore di 35.000 euro (acquistato con un finanziamento), dopo aver urtato un’auto in sosta, era finito dentro il canale Destra Reno a Casalborsetti, sul litorale ravennate.
Prima che il Suv venisse sommerso dalle acque, venne salvato da tre passanti. Il sacerdote spiegò che era di ritorno da una cena con alcuni parrocchiani, dove aveva bevuto pochi bicchieri di vino ma il tasso alcolemico misurato, segnava 4 volte oltre il limite imposto dalla legge.
Alle 11 di oggi, Don Giovanni Desio, ha ricevuto la visita degli agenti della Squadra Mobile di Ravenna che gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere con la pesante accusa di “adescamento di minorenni (609 undecies del codice penale) e di atti sessuali con minorenni (609 quater, primo comma seconda ipotesi)”.
La canonica della parrocchia dove alloggia Don Giovanni, dopo la prima sommaria perquisizione, che ha portato al sequestro di diverso materiale di sua proprietà tra cui il computer, i telefonini, diverse foto, materiale tecnologico, appunti, agende e perfino alcuni palloni, è stata sigillata.
Secondo il Gip, il sacerdote ha una “spiccata spregiudicatezza e capacità a delinquere con totale assenza di freni inibitori” e la sua condotta “poteva essere contrastata solo attraverso la misura estrema di cautela”.
Nella conferenza stampa, il procuratore capo di Ravenna Alessandro Mancini, ha dichiarato “E’ stata un’operazione chirurgica anti-pedofilia. Senza enfasi, sappiamo che è un momento doloroso. Ma non daremo tregua a nessuno per questo tipo di reati”.
Per il Questore, Mario Mandelli, è stato il frutto di coordinamento con l’autorità giudiziaria per un’indagine definita “molto delicata”.
Il vicequestore aggiunto Nicola Gallo, dirigente della squadra Mobile, ha parlato di un “quadro di riscontri investigativi ampio, solido e consistente”, con un’attività della Seconda Sezione, quella impegnata sulle fasce deboli, “totalizzante, veloce e continuativa” andata avanti per diverse settimane.