Sempre più spesso, i capitali sporchi vengono riciclati con opere d’arte
(“Monna Lisa/Gioconda” – immagine repertorio)
Roma, 19 dicembre – Venti le opere d’arte sequestrate nei giorni scorsi nell’abitazione dell’ex terrorista Massimo Carminati, il “Re di Roma” e leader del cosiddetto “Mondo di Mezzo”: sono quadri firmati da Jackson Pollock e Andy Warhol, tra gli artisti più influenti del XX Secolo.
A marzo 2010, invece, furono sequestrati dipinti, serigrafie, litografie e decine di sculture di importanti artisti contemporanei e moderni tra cui De Chirico, Capogrossi, Tamburi, Schifano, Borghese, Palma, Clerici e Messina, per un valore stimato di decine di milioni di euro, una parte del tesoro di Gennaro Mokbel, il faccendiere già nell’ultradestra romana, la stessa di Carminati, finito in carcere perchè ritenuto una delle figure chiave dell’inchiesta per riciclaggio che coinvolse anche i massimi dirigenti delle società telefoniche Fastweb e Telecom Italia Sparkle.
A Milano, più recentemente, nell’anno passato, quadri e opere d’arte per un valore di oltre 10 milioni di euro sequestrati dai Carabinieri nell’ambito di una maxi operazione che ha portato all’arresto di sei persone e alla denuncia di altre 15, con il sequestro di centinaia di opere d’arte false da commercializzare. Storia nuova, quella degli interessi della criminalità organizzata al settore dell’arte? No; storia vecchia. In Italia c’è un mercato dell’illegalità che vale circa 170 milioni di euro. È il traffico di opere d’arte rubate o contraffatte, che svela in molti casi intrecci pericolosi con la grossa criminalità.
Già dal boom economico degli inizi anni ’60, quando si vedeva l’acquisto di quadri moderni come “bene di rifugio”, si incrementò il mercato dei furti di opere d’arte e si avviò quello fiorente del falso. I pittori più imitati erano, ovviamente, quelli più presenti e richiesti, cioè: Monachesi, Fantuzzi, De chirico, Enotrio,Tamburi, Omiccioli, ma anche Fontana, Burri, Sironi, Balla ed altri grandi Maestri del ‘900.
I falsari più quotati lavoravano spesso d’intesa con galleristi e mercanti d’arte spregiudicati, i quali provvedevano anche alle necessarie “espertizzazioni”, anch’esse false, che dovevano accompagnare l’opera sino al cliente, spesso non conoscitore.
Dal punto di vista sanzionatorio, si procedeva genericamente per il reato di truffa, e questo sino al 1971 quando, finalmente, fu approvata la cosiddetta “Legge Pieraccini”, la n.1062, che si riferiva alla contraffazione, alterazione e riproduzione di opere d’arte. Successivamente, più di trent’anni dopo, è intervenuto in modo più organico il D.Lgs. n. 42 del 22 gennaio 2004: “Nuovo Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”.
Tra le operazioni più clamorose degli anni ’70 e ’80, citiamo l’ arresto del noto pittore Eliano Fantuzzi, da parte dell’allora PM Giorgio Santacroce (oggi Primo Presidente della Corte di Cassazione ndr.) il quale, nell’ambito di una vasta indagine dei Carabinieri di Roma-Trastevere sui falsi dello stesso pittore, con il sequestro iniziale di centinaia di tele false detenute da un rappresentante di…medicinali con successivo recupero di altre migliaia di opere contraffatte in tutta Italia, nel corso di ricognizione su presunte tele a lui attribuite, aveva riconosciuto per autentica un’opera invece dallo stesso pittore ritenuta “chiaramente, senza ombra di dubbio falsa”, in sede di precedente esame, alcuni giorni prima, alla presenza dello stesso PM. C’è da dire che Fantuzzi, all’epoca, era ben noto , oltre per la sua bravura, anche per la triste fama di autenticare, per avidità di denaro, tele non da lui dipinte!
A Napoli , invece, nella seconda metà degli anni ’70 era iniziato il boom delle aste televisive, per cui si presentavano in trasmissioni ad hoc su Reti private quadri autentici anche rubati, ma soprattutto falsi di pittori ancora viventi, quali Madonna, Carignani, White, e di tanti altri, anche deceduti. Non si disdegnava anche la vendita di falsi di importanti Maestri dell’800 e del primo ‘900 napoletano, come Michetti, Irolli, Pratella, il sommo Gigante etc.
Il grande traffico di opere d’arte rubate era notoriamente gestito dalla Camorra e, in particolare, dal Clan di Lorenzo Nuvoletta, da Marano di Napoli. Ma anche la Famiglia Giuliano, di Forcella, non era estraneo a tali lucrosi ambiti.
Infatti, una perquisizione dei carabinieri di Napoli Stella in un più vasto campo di indagine, operata in un negozio di antiquariato in via Santa Maria di Costantinopoli, furono sequestrati quadri autentici rubati ed altri falsi. Gestivano l’attività i fratelli Lollo, camorristi, poco tempo dopo uccisi una sera di primavera ’84, con un altro “compariello”, a bordo della loro VW Jetta, da parte di commando di clan opposto, su via Santa Teresa degli Scalzi, nei pressi del Museo Nazionale.
Una pagina a parte erano i bronzi falsi del grande scultore Vincenzo Gemito, per la cui produzione erano impegnate alcune “fonderie” della Città. Tutti i trafficanti sostenevano di essere in possesso dei calchi… originali… dello scultore, e quindi di essere “facultati” alla riproduzione dei busti, però venduti come….originali.
Il processo, “Salomone +9”, andò avanti per anni, a seguito di rinvii e altre vicende.
Da quanto si apprende, i traffici della criminalità d’arte sono oltremodo lievitati in questi anni di gravissima crisi economica globale, per cui sono necessarie più importanti garanzie da parte dello Stato a tutela di musei, collezioni pubbliche e private, ma anche di semplici cittadini per quanto riguardano furti, raggiri e altre attività illegali….
E tutto questo proprio nel settore dell’arte, oggi vero “bene di rifugio”!