Alluvione in Serbia e Bosnia. C’è anche il “rischio mine”

Continua a crescere il numero dei morti e dei dispersi a causa dell’inondazione in Serbia e Bosnia-Erzegovina.

La terribile alluvione ha colpito 4 milioni di persone, 100 mila case ed edifici inagibili, si contano oltre 27mila sfollati, mentre sono senza acqua e senza elettricità circa 350 mila persone. Gravi danni anche a tutti i collegamenti stradali e ferroviari che causano disagi ai soccorsi.

Una catastrofe di immense dimensioni, che ancora non consente di tirare le somme. Il rischio è che quando le acque si ritirano possano portare alla luce molti altri corpi senza vita, si teme anche per le possibili epidemie, ma oltre tutto ciò, nei Balcani incombe il “rischio mine”.

A 18 anni dalla guerra degli anni ’92 – ’95 si teme per le circa 120mila mine che potrebbero essere state spostate dall’acqua, dal fango e dalle frane e mettere a rischio oltre 1.200 chilometri quadrati di territorio. Le aree maggiormente minacciate dalle mine sono quelle più colpite dalle inondazioni: Doboj, Maglaj, Olovo, il Cantone di Bihac e le aree lungo il corso del fiume Sava, nonché nei bacini dei fiumi Bosna, Spreca, Usora e Krivaja.
Secondo quanto affermato da Fikret Smajis, capo dell’ufficio regionale di Sarajevo del Centro per lo sminamento bosniaco (BHMAC), gli ordigni inesplosi potrebbero mettere a grande rischio la popolazione poiché sono completamente saltate le segnalazioni dei campi minati. Ora le mine “antiuomo” possono trovarsi ovunque, Fikret Smajis ha invitato la popolazione alla massima attenzione e cautela nel corso delle operazioni di pulizia e riordino delle case, cantine e giardini.

Il rischio è che, proprio mentre si pensa di aver scampato il pericolo, una mina possa esplodere.

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