George Floyd bandiera internazionale contro il razzismo
Dalla nostra corrispondente da Los Angeles, Stella S.
Dalla nostra corrispondente da Los Angeles, Stella S.
Los Angeles, 10 giugno 2020 – Delle proteste a sfondo razziale avvenute nel 1992 a Los Angeles, si ricordano quelle iniziate dopo l’assoluzione di quattro agenti di polizia per il pestaggio di Rodney King il 29 aprile conclusesi ai primi di maggio. Fu necessario l’intervento della Guardia Nazionale per i disordini degenerati in saccheggi, aggressioni, incendi dolosi e omicidi.
Le reazioni di allora non sono nulla in confronto di quelle scatenatesi per l’uccisione di George Floyd diventato bandiera internazionale contro il razzismo. L’eco delle proteste è stato ascoltato nel mondo generando altre proteste a catena.
Se durante lo svolgersi delle proteste sono scattati atti di violenza, purtroppo, la maggior parte dei manifestanti di tutte le razze, esigeva e pretendeva di rispondere in modo pacifico come Martin Luther King ha insegnato.
Domenica erano 100.000 le persone a camminare da Vine street all’ Hollywood boulevard raggiungendo il Chinese Theater. Un numero considerevole davanti al quale non è possibile ignorarne lo scopo e il fatto aggiuntosi di come la polizia sia stata criticata per l’enorme numero di arresti, forse 2.600 di pacifici protestanti. Il corteo, controllato a vista da un numero di poliziotti e Guardia Nazionale, ha proseguito intatto, unito sotto il sole, supportato da donazioni di bottiglie d’acqua, mascherine, protezioni solari.
Queste manifestazioni passeranno alla storia, gestite in un momento difficile per il mondo intero contro il razzismo, dimostrando come la coesione per i diritti umani possa espandersi, con diversi significati, attraverso la popolazione mondiale.