Estero
Francia… qualcosa non quadra…
Roma, 08 maggio 2017 – …dunque, Macron presidente…qualcosa non quadra; che cosa è?
Innanzi tutto i francesi. Da un quasi “testa a testa”, siamo passati ad una conferma piena. Qualcuno dice “valanga”…ma non è una valanga; …qualcuno dice “trionfo” ma non è un trionfo…ma, un’immagine bisognava pur darla… dunque il discorso politico non è ideologico ma numerico. Come è possibile che dal “50” e “50” si è passati al 66 e al 37?
È chiaro che c’è stato un fenomeno di convincimento, di induzione di paura e di interessi economici come era stato programmato all’impostazione del ballottaggio e come si è verificato… e, come volevasi dimostrare pur di fermare una forza emergente e rivoluzionaria, hanno votato per Macron anche i partiti da lui sconfitti e che con Macron non hanno niente a che fare.
Questo era prevedibile perché il francese non è più quel popolo che ha fatto una rivoluzione che ha dato le basi a tutto il mondo moderno occidentale; oggi il francese è come l’italiano, subisce l’induzione e la manipolazione ideologica… e “il gioco è fatto”.
I problemi per i francesi vengono adesso perché, come avevamo previsto al primo turno, i partiti adesso rientrano ciascuno nel proprio recinto e aspettano la “ricompensa” per il risultato ottenuto. Lui, da solo, non ha la maggioranza per andare avanti e, per averla, deve “dar qualcosa” a quei partiti che lo hanno “aiutato” e che non hanno niente in comune con il suo.
Quali sono gli obiettivi da raggiungere?
Lotta al terrorismo, ma come, in quale modo e con quali sistemi?
L’Unione Europea; l’EU è fallita. La dimostrazione più lampante è che è stato ammesso dalla Merkel che è un’Europa che marcia a due velocità. È stato un eufemismo pietoso perche le “velocità” sono più di due e il fallimento è avanti agli occhi di tutti ma ci si ostina “a tenerla in piedi” a tutti i costi.
Il lavoro, come e con quali sistemi economici?
Sono tutti problemi che non possono essere risolti con un colpo di bacchetta magica e, siamo sempre a quel discorso; hanno bisogno dell’unitarietà ideologica e se tutti i partiti che ieri, al ballottaggio, hanno decretato la vittoria di Macron, avessero avuto questa caratteristica, avrebbero costituito, a priori, un unico partito e non sarebbe stato necessario un ballottaggio.
Come si risolveranno questi problemi? All’italiana!
Un accordo mediante la corresponsione di una “contropartita” per ottenere i “numeri” e poi al primo “non d’accordo”, tutto il “baldacchino” cade e si ricontratta su altre concessioni o… Sui problemi da risolvere ci vogliono idee e provvedimenti non tanto radicali o autoritari, quanto decisi e Macron è un burocrate che segue la direzione in cui soffiano i venti.
È stato ministro, è vero, e questo gli da un’esperienza della macchina politica, ma segue la direzione dei venti; è l’”uomo della firma”, non dell’”azione”.
Qualcuno lo ha definito il “Renzi” della Francia e non ha sbagliato! L’Europa è fallita ma i banchieri, i petrolieri, i musulmani comandano comunque e lui è fedele esecutore.
La Le Pen, invece, è una donna che “parla chiaro”!; che da “pane al pane e vino al vino”. Un problema, per lei, deve essere risolto con l’azione e non con la “maturazione delle situazioni”.
Una cosa, però, non ha considerato. È vero che era nei suoi programmi non uscire dall’UE ma bensì sottoporre il progetto ai francesi con un referendum, (non dimentichiamoci che in più posti le è stato – democraticamente con scontri e poliziotti feriti – di parlare e spiegare il suo vero programma) ma è anche vero che, allo stato attuale, sull’esperienza e lo spauracchio della Gran Bretagna, ogni persona si fa i conti nella tasca e, al posto del rischio di un salto nel vuoto, in cui, nella realtà, non si sa dove o come si va a finire e che fine fanno i propri risparmi sudati e sofferti, ognuno opta per non rischiare perché nessuno si sente “padre della patria” o “eroe” al punto di sacrificare i suoi risparmi per un principio e un’ideale molto incerti. Marine Le Pen, suo malgrado, si è scontrata con questa situazione.
Indipendentemente da questa situazione, oggi possiamo rilevare anche, che Macron, anche come figura, non è che si presenti proprio bene, come “presidente” di uno stato come la Francia. Ha iniziato con il presentarsi ai suoi elettori “mandando baci con una mano”, come un ingenuo paesano proviente da uno sperduto paese. Raggiunto dalla moglie, Brigitte Trogneux, sua ex insegnante di letteratura francese quando lui era sedicenne e la professoressa quarantenne, si sono scambiati un “succulento” bacio che ha siglato l’elevazione di Brigitte al rango di “first lady” della Francia.