Dove il popolo viene rispettato. In Pakistan, dopo la strage nella scuola, stop alla moratoria e chieste 3.000 impiccagioni
I primi ordini di esecuzione sono già stati firmati. Chiamati gli esecutori di sentenza
Pakistan, 19 dicembre – Dopo la strage consumata il 16 dicembre a Peshawar, nella ‘Army Public School’, una scuola pubblica gestita dai militari che ospita centinaia di scolari e studenti fra i 6 ed i 17 anni, quando un commando di sette uomini, poi risultati essere talebani del Tehrik-e-taleban Pakistan (TTP) vestiti con uniformi militari false, pesantemente armati, fra cui almeno un kamikaze, dopo aver subito preso in ostaggio un gruppo di giovani, nella zona dell’auditorium, hanno sparato all’impazzata uccidendo quante più persone possibili, entrando classe per classe e sparando ed uccidendo come un tiro a segno. Un uomo del commando, a dimostrazione della ferocia, si è fatto esplodere fra la gente, causando decine di vittime. In una classe, dopo aver cosparso di benzina un professore, gli hanno dato fuoco costringendo i bambini a guardarlo mente moriva. Nella mattanza, i terroristi hanno fatto esplodere 12 ordigni esplosivi.
Nel contempo, Muhammad Khorrasani, portavoce del TTP, rivendicava il vile atto sostenendo che si trattava di “una vendetta per i tanti militanti talebani catturati ed uccisi nei territori tribali durante le operazioni militari di questi mesi nel Waziristan settentrionale e nella Khyber Agency.”
Al termine di nove ore di follia e scontri con i soldati pakistani, si sono contate 145 vittime, di cui ben 132 bambini e adolescenti mentre ne sono rimaste ferite altre 124, di cui 121 minori.
Unanime le solite inutili parole di circostanza che, dopo essere state pronunciate, lasciano il tempo trovato.
Non così, però, per un popolo che conosce la sua sovranità.
Il Pakistan, che aveva annunciato la fine della moratoria sulle esecuzioni capitali per reati di terrorismo, per rispetto verso i suoi cittadini colpiti così duramente e vigliaccamente, ha fatto subito marcia indietro.
Il governo ha immediatamente autorizzato il comandante dell’esercito pachistano, generale Raheel Sharif, ad eseguire oltre 3.000 “impiccagioni di terroristi” nelle prossime 48 ore. Sharif ha quindi firmato di suo pugno i primi 6 ordini d’esecuzione per oggi, chiamando i boia per l’applicazione delle sentenze.
Nel contempo, è stata lanciata un’offensiva contro i talebani e, negli scontri, sono morti 44 militanti islamici estremisti in tre diverse operazioni. Nel dettaglio, sono 32 i militanti morti in una operazione nella valle di Tirah, la roccaforte degli estremisti nel distretto tribale di Khyber, dove da diverse settimane è in corso un’offensiva di Islamabad. Nel distretto di Ziarat, nella provincia sud occidentale del Baluchistan, sono morti otto talebani, tra cui un comandante, e recuperata una larga quantità di esplosivi e nella metropoli di Karachi, nel combattimento con le forze paramilitari sono morti altri quattro militanti del principale gruppo talebano del Tehrik-e-taleban Pakistan (Ttp), autore della carneficina di Peshawar. Tra loro ci sarebbe anche un uomo identificato come Abid Muchchar e considerato un leader di un gruppo locale.